A New York parte l’ultimo Slam dell’anno. La vigilia degli US Open è stata particolarmente elettrizzante per le tante novità che accompagnano questa edizione del torneo americano, storicamente il più ricco anche di premi. In primis, certo, la presenza di Novak Djokovic che ritorna nella Grande Mela dopo due anni (fu escluso nel 2022, perché non vaccinato). Senior solo all’anagrafe coi suoi 36 anni che in campo proprio non si vedono – finale di Cincinnati contro Alcaraz docet – Nole è più agguerrito e in forma che mai. Tanto che in Ohio è addirittura resuscitato dopo un colpo di calore alla fine del secondo set per poi vincere al tie-break del terzo salvando pure un match point al 20enne terribile di Spagna, numero 1 del mondo. Ma Djokovic è Djokovic, al di là del digiuno a New York dal 2018, sulla sua superficie preferita è alla pari di Carlitos, il solito campionissimo da battere.
Ci sono però altri “veterani” del circuito la cui presenza invece non è sempre scontata. Eppure, con il loro carisma e l’intramontabile carica agonistica, riescono ad impreziosire ulteriormente un tabellone Slam.
Andy, still on his way…
Andy Murray, per esempio. Campione a Flushing Meadows nel 2012 (e a Wimbledon 2013 e 2016) ed ex n. 1 del mondo, Sir Andy infiamma sempre i palcoscenici del tennis con l’inesauribile voglia di competizione e, a 36 anni, sogna un altro grande exploit. Dopo le maratone da brividi vinte contro Berrettini e Kokkinakis all’Australian Open, la finale di Doha (persa con Medvedev), la bella progressione a Indian Wells e la vittoria di tre tornei Challenger, si è visto costretto al ritiro prima del match contro Sinner in Canada per un problema agli addominali. In che condizioni arriverà a New York? Lo scozzese – ora 37 ATP – affronta al primo round Corentin Moutet (51 ATP), il talentuoso 24enne francese capace di dare il meglio e il peggio di sé in campo, a seconda dell’umore. Se in salute, Andy parte favorito e, in caso di vittoria, potrebbe affrontare un altro habitué del tour, il bulgaro Grigor Dimitrov, nella prospettiva di un eventuale terzo turno con Zverev.
Wawrinka, lacrime di passione
C’è poi Stan Wawrinka. Quelle parole pronunciate da Stan in lacrime durante la premiazione dopo la dolorosa sconfitta in finale quest’anno a Umago contro Popyrin (a diciassette anni dal primo titolo proprio sui campi del complesso di Stella Maris): “Scusate, lo so che è stupido piangere, ma amo così tanto questo sport”. Parole toccanti, che rivelano quanta fame di tennis abbia ancora il 38enne svizzero. Campione degli US Open 2016, Wawrinka, ora 49 del mondo, ci prova ancora e ancora, e il primo test a New York sarà con il giapponese Nishioka. Lo ha già sconfitto nel loro unico precedente nel 2017 e quindi il dato conta assai poco, anche perché il grande punto debole per gli ultratrentenni impegnati al meglio dei cinque set consiste nella tenuta atletica limitata a causa dell’inevitabile usura del fisico. Vedremo. Stan è solido, potente e, soprattutto, molto esperto, e magari lo vedremo nello scontro con Sinner al terzo turno. L’azzurro, n. 6 del mondo, vincitore delle ultime tre partite sulle cinque contro Stan, si presenterebbe nettamente favorito.
John Isner, the last dance
Lo ha annunciato pochi giorni fa sui suoi canali social: “Big John” Isner saluterà il tennis professionistico proprio nello Slam di casa. A 38 anni e papà di quattro bimbi, l’ex n. 8 del mondo (ora 158 ATP), vanta sedici titoli, compreso il Masters 1000 di Miami (2018). Ragazzone dal sorriso buono e grande battitore, Isner detiene il record mondiale del numero di ace nel tour (finora 14.411), scaraventati dall’alto dei suoi 2,08 metri. E poi, come dimenticare il più lungo match professionistico della storia, durato ben 11 ore e 5 minuti, che si aggiudicò a Wimbledon contro il francese Nicolas Mahut? Non lasceremo all’oblìo nemmeno l’eroica resistenza contro Kevin Anderson, sempre a Wimbledon, nel 2018, in cui cedette al sudafricano 26-24 al quinto set, dopo una maratona di sei ore e mezza. Chissà quanti ace riuscirà ancora a mettere a segno da lunedì ma, soprattutto, chissà quali pensieri affolleranno la mente di John prima dell’addio. L’americano se la vedrà al primo turno con l’argentino Diaz Acosta e, in caso di vittoria, potrebbe affrontare la testa di serie n. 11 Khachanov, al rientro da infortunio.
La resilienza di Monfils
Grande attesa anche per l’acrobata del tennis Gaël Monfils che, nel 2023, condivide il comeback con la moglie e neomamma Elina Svitolina. L’1 settembre il parigino spegnerà 37 candeline e, fino a prova contraria, per ora il fisico sembra resistere: è reduce dai quarti a Toronto e da due splendide prestazioni a Cincinnati, contro Norrie e De Minaur, prima di essere fermato agli ottavi contro Djokovic. Sceso al numero 163 del ranking dopo quasi un anno di stop, ora Gaël punta alle Olimpiadi dell’anno prossimo a Parigi. Dovesse vincere con un qualificato al primo turno, lo aspetta un duro confronto col vincente tra Ruusuvuori e Rublev.
Raonic, mina vagante
Milos Raonic è tornato. Il 32enne canadese, ex n. 3 del mondo e finalista a Wimbledon nel 2016, da un paio di mesi è riapparso nel circuito dopo un lunghissimo stop per infortunio. E il rientro è stato alquanto positivo perché ha disputato due turni a Wimbledon e gli ottavi a Toronto, dopo aver battuto perfino il top 10 Tiafoe al primo round. Ora, a New York, nel suo match d’esordio affronterà Stefanos Tsitsipas. Il greco dovrà essere particolarmente accorto poiché nelle ultime settimane non ha brillato un granché e il canadese, fresco e motivato, potrebbe anche fare il colpaccio.
Eterna Venus
Per carisma e longevità, è lei la regina indiscussa del tabellone femminile di questi US Open. A 43 anni, Venus Williams non ne vuole proprio sapere di farsi da parte e le più giovani sono avvisate. Certo, più fragile fisicamente e con un ginocchio che scricchiola, per l’ex n. 1 del mondo e 7 volte campionessa Slam (doppio escluso), il torneo si prospettava tutto in salita, anche perché al primo round avrebbe dovuto sfidare Paula Badosa. Tuttavia, la tennista spagnola ha annunciato poche ore fa il forfait a New York e la fine della stagione per non essere ancora riuscita a guarire dall’infortunio alla schiena. Comunque sia, sempre diffidare delle grandi campionesse e Venus splende tuttora. Basti pensare alla vittoria coraggiosa a Birmingham al terzo set contro la nostra Camila Giorgi.
Il comeback di mamma Caroline
Caroline Wozniacki non ha resistito. Ritiratasi nel 2020 e ora mamma di due bimbi, l’ex n. 1 del mondo e campionessa dell’Australian Open 2018 sente il richiamo dei grandi palcoscenici e, a 33 anni, ci riprova. Rientra a Montréal, dove supera un turno e viene poi sconfitta dalla campionessa di Wimbledon Vondrousova. A New York, tenterà di ritrovare le sensazioni di un tempo. I campi del Billie Jean King National Tennis Center sono un po’ il suo giardino, visto che la campionessa danese vi ha disputato ben due finali (2009 e 2014). Nonostante sia stata lontana dalle gare per un po’, Caroline ha dalla sua parte una solidissima preparazione atletica nonché esperienza da vendere. Qualora superasse una qualificata al primo turno, si prospetta al secondo step la sfida con un’altra campionessa Slam, Petra Kvitova, ed eventualmente negli ottavi quella con la tenace ed esplosiva Coco Gauff.
Più Vera che mai
A 38 anni, Vera Zvonareva lotta ancora. La russa, ex n. 2 del mondo e finalista a Wimbledon e a New York nel 2010, non demorde. Come tante altre colleghe, la Zvonareva, dopo essere diventata mamma (ed aver conseguito inoltre una seconda laurea), ha scelto di rimettersi in gioco. Da alcuni anni ormai è una presenza costante nei tornei di doppio ma con uno sguardo sempre acceso anche al singolare. Prova ne sia che a New York ha superato le qualificazioni e il suo primo turno avrà il sapore del tennis degli anni 2010 perché sfiderà la belga Yanina Wikmayer, anche lei mamma e rientrata nel tour l’anno scorso.
Qualificazioni amare per Fognini
Non ci sarà invece il nostro Fabio Fognini. A 36 anni – e ora 79 ATP – il ligure ha subìto la sconfitta al primo turno delle qualificazioni per mano del quasi 18enne ceco Jakub Mensik , n. 191 del mondo. Fabio non disputava le qualificazioni di uno Slam da ben 16 anni, dagli US Open 2007, quando, sconfitto al turno decisivo, mancò l’ingresso il draw principale. Ora gioca il Challenger di 75mila dollari a Como.