Roland Garros, day one: con sta pioggia con sto vento…
Stavano meglio Tsitsipas e Rublev in quel di Amburgo, i ritardatari del Roland Garros che oggi si sono contesi il titolo dell’ATP 500 tedesco. Volati poi di fretta, Andrey con il trofeo in braccio, Stefanos con le braccia cariche di rimpianti, a Parigi. Ad attenderli saranno il freddo, la pioggia, il vento e poco, pochissimo pubblico.
Mille persone ammesse, e solo sullo Chatrier dal tetto poco democratico: a pieno regime, gli spettatori nelle file superiori verranno comunque infradiciati dall’eventuale pioggia. Si vedrà l’effetto nei prossimi anni.
Intanto oggi la prima star scesa in campo, l’ex numero uno Wta, ex per classifica, non per personalità, Victoria Azarenka, ha energicamente protestato dopo appena tre game dall’inizio del suo match contro Kovinic.
Costretta a giocare sotto la pioggia, in giacca e pantaloni lunghi ( come la maggior parte dei giocatori oggi), con una temperatura percepita inferiore ai 10 gradi, ha chiesto al giudice di sedia un’interruzione. Non avendo ricevuto il benestare, ha inscenato una protesta coinvolgendo anche l’avversaria e convincendola a rifugiarsi negli spogliatoi, in attesa di condizioni di gioco più miti.
Il meteo parigino non sorriderà nemmeno nei prossimi giorni. Il freddo e l’umidità rendono le palle Wilson terribilmente lente e pesanti, più ancora di quanto già lo siano per loro natura. È stato infatti il padrone di casa del Roland Garros, Rafa Nadal, ad ammettere che già allenandosi a Maiorca con le palline ufficiali del torneo, ne aveva notato durezza e pesantezza. “Non sono palline adatte al gioco su terra battuta” ha chiosato il dodici volte re di Parigi.
Il finalista delle ultime due edizioni, ultimo vincitore slam a New York, Dominic Thiem, ha rincarato la dose, precisando che le condizioni meteo unite a queste palline mettono a rischio la salute di spalle e gomiti dei tennisti.
Eppur si gioca. Sinner e Cecchinato hanno agevolmente eliminato Goffin e De Minaur, non a caso giocatori esili e leggeri, mentre Wawrinka non ha avuto difficoltà a scaricare in campo un discreto numero di vincenti pesanti come sassi. Nel match di cartello del giorno, il vincitore del Roland Garros 2015 sfidava l’ex numero 1 al mondo e finalista qui nel 2016, Andy Murray.
Lo scozzese è uscito dal match dopo appena 15 minuti, non riuscendo a trovare profondità né pesantezza di palla, subendo un ko più mentale che tecnico.
Strascico polemico il commento di Mats Wilander, che non troppo sottilmente ha consigliato a Andy di dimenticare il passato, rendersi conto di essere un ex giocatore e lasciare le wild card ai giovani emergenti.
A prescindere dal match deludente di oggi, nel quale poteva incappare un qualsiasi top 5 , Wilander dimentica che nel 2019 Murray, dopo un faticoso ed eccezionale rientro dal doppio intervento alle anche, vinse lo Europe Open ad Anversa battendo in finale proprio Wawrinka. Considerando anche il particolare e (si spera) irripetibile 2020, in cui non si è giocato da febbraio a settembre, i sacrifici fatti da Andy per tornare a giocare e lottare, la sua straordinaria carriera, non lo si può che bollare come un commento esagerato e fuori luogo. Forse l’intento era quello di scaldare il freddo, triste e mesto clima di inizio torneo con il fuoco della polemica. Ma, come scriveva Oscar Wilde, “Le illusioni sono cose pericolose. Meglio la verità: ferisce, ma vale di più”.
Silvia Aresi
(Foto Ray Giubilo di archivio)