Quando se ne va un mito, difficile che qualcuno rimanga indifferente. Se poi il mito è un collega conosciuto di persona, allora rimanere indifferenti è proprio impossibile. La scomparsa di Diego Armando Maradona ha stravolto Napoli e l’Argentina, diventando inevitabilmente la notizia d’apertura di giornali, siti, tv e radio di tutto il mondo. Ma El Pibe de Oro sentiva lo sport anche al di fuori del calcio. L’amore per la sua terra era pari solo a quello per Napoli, la capitale del Sud che l’ha adottato e con lui ha trovato riscatto. Quando l’Argentina o un argentino arrivavano all’atto finale di un grande evento, difficilmente Diego se li lasciava sfuggire. Vale la pena ripercorrere l’accostamento tra il dio del calcio e gli altri sport, perché aiuta a carpirne ancora meglio la sua variegata personalità, costantemente in bilico fra genio ed eccessi, unicità e fragilità.
“NON RIESCO A CAPIRE IL BASKET, COME FANNO UOMINI COSÌ GRANDI A GIOCARE IN UN CAMPO COSÌ PICCOLO?”
Così parlò Maradona, nel film biografico di Marco Risi del 2007, “Maradona – La mano de dios”. Chissà se il vero Diego l’abbia mai detta questa frase, di sicuro avrebbe potuto uscire dalle sue labbra e il sospetto rimane, perché a differenza di altri sport non lo abbiamo visto in prima fila nel 2004 ad Atene, quando la sua Argentina si laureò campione olimpica, superando in finale… gli azzurri di coach Recalcati, quell’Italia delle mani sapienti di Jack Galanda e dei tiri ignoranti di Gianluca Basile, le cui bombe da tre seppellirono in quell’epica semifinale la Lituania di Macjiauskas e Zukauskas, ma nulla poterono nella finale contro la Generacion Dorada, dei Ginobili, dei Nocioni, degli Scola e dei Delfino. In quella squadra che seppe far innamorare del basket il paese calciofilo per eccellenza, non poteva che esserci il Maradona del basket, Manu Ginobili.
LA GIOIA DELLA DAVIS CON DEL POTRO, LE OFFESE A STARACE, LA BATTUTA A EL PEQUE
Il Maradona del calcio c’era invece, nel bene e nel male, quando il rettangolo di gioco era quello sintetico indoor o in terra rossa del tennis. A Zagabria, nel 2016, il Maradona in campo era la torre di Tandil, quel Juan Martin Del Potro capace di tornare da due spaventosi infortuni ai polsi e trascinare la sua squadra di Coppa Davis alla prima insalatiera della sua storia, nella finale contro la Croazia di Marin Cilic. 2-0 per i padroni di casa dopo la prima giornata e poi la rimonta miracolosa. Prima il doppio, poi la sfida tra i numeri 1 vinta con una rimonta pazzesca, sotto due set a zero, di Del Potro su Cilic, infine il capolavoro in risposta di Delbonis contro il bombardiere Ivo Karlovic. “Grazie Juan Martin per avermi reso tanto felice”, il tributo del Pibe a Del Potro. Ma al Diego tifoso tennis pieno di passione e gioia si contrappone quello offensivo e insultante, capace di deludere pesantemente proprio uno scugnizzo partenopeo. All’ATP di Buenos Aires del 2008, si affrontano ai quarti di finale David Nalbandian e Potito Starace. Il campione del Master 2005 (quando si laureò Maestro a Shanghai superando in 5 set Sua Maestà Roger Federer, che quell’anno perse 4 match 4) è un grande amico di Maradona, che lo sostiene andando decisamente oltre, rivolgendo una caterva di insulti al povero Starace, al punto da essere fermato dal giudice di sedia. “Sono rimasto delusissimo dal so comportamento, ho provato un’amarezza allucinante, pazzesca”. La zampata di genialità però è arrivata anche a proposito della racchetta, quando complimentadosi con Schwartzman per la finale conquistata agli ultimi Internazionali d’Italia, scrisse su Instagram: “Congratulazioni Peque, tu giochi con una rete da pallavolo, eppure sei in finale!” Curiosamente, dimensionalmente, simile alla battuta sul basket: allora vuoi vedere che la disse davvero?
LA VISITA AI PUMAS NEL 2015
Un’altra Seleccion molto in vista è quella del rugby. I Pumas sono da tempo entrati nell’elite mondiale con la partecipazione al Rugby Championship, il torneo che ogni anno mette di fronte le migliori nazionali dell’Emisfero Sud (Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica e da diversi anni appunto l‘Argentina). La migliore Argentina ovale l’abbiamo ammirata nel 2007, quando il XV di Agustin Pichot e Mario Ledesma fu capace di battere due volte la quotatissima Francia padrona di casa, nel match inaugurale e nella finale del terzo posto. All’epoca, tra gli appassionati italiani era diventata celebre la cronaca di Antonio Raimondi e Vittorio Munari quando la palla ovale veniva calciata con grande abilità e sagacia tattica dal tre quarti Manuel Contepomi, apostrofato da Raimondi “Maradonaaa”. Quasi una premonizione… pochi giorni prima della scomparsa di El Diez, sabato scorso i Pumas di Mario Ledesma battono gli All Blacks e ora, nella rivincita di sabato prossimo, dichiarano: “Li batteremo ancora per onorare Diego”. El Pibe fece visita alla nazionale alla Coppa del Mondo del 2015 a Leicester, al termine del match vinto contro Tonga, senza lesinare le sue abilità anche con un pallone ovale. Purtroppo i suoi tocchi sono un po’ coperti dalle persone che filmano la scena, del resto non c’è da sorprendersi se sono parecchie…
AGGIORNAMENTO – Ai Pumas non è riuscita l’impresa di bissare la vittoria contro gli All Blacks, che si sono abbondamntemente rifatto con una sonora vittoria per 38-0. Prima del match, però, da brividi l’omaggio dei nezolandesi al Pibe appena prima della haka, nel link di Paolo Condò via Twitter.
Non era stata quella, però, la prima visita a una selezione rugbistica argentina. Nella breve parentesi da allenatore negli Emirati Arabi, sulla panchina dell’Al-Wasl a Dubai, Diego incontrò la selezione di Rugby Seven, donando all’ovale il privilegio del suo magico sinistro…
CON RAUL QUIROGA E L’ARGENTINA DEL VOLLEY
In questo video molto datato, Maradona è ospite a un All Star Game organizzato dalla federazione argentina. Nel video si riconoscono Raul Quiroga e Jon Uriarte, che hanno giocato in Italia per diversi anni (Quiroga vinse due volte il campionato italiano con la Panini Modena). Qui si cimenta come alzatore, ovviamente senza usare le mani…
La carrellata potrebbe proseguire, ma questa piccolo excursus è sufficiente a dare l’idea dell’aurea mitologica che si portava dietro El Diez. Tutti gli sportivi citati potranno sempre dire… “Ho visto Maradona!”
*foto ripresa di Michael Steele/Getty Images