A testa alta. L’Italia è stata a un passo dalla sfida per il titolo nelle Davis Cup by Rakuten Finals che si concludono domani sul veloce indoor del Palacio de Deportes Martin Carpena di Malaga, in Spagna. Una finale che manca all’Italia dal 1998.
Gli Azzurri si sono arresi per 2-1 in semifinale al Canada al termine di una giornata lunghissima e vissuta sul filo dell’incertezza. È stato decisivo il 76(2) 75 subito in doppio da Fabio Fognini e Matteo Berrettini, in campo al posto Simone Bolelli alle prese con un problema al polpaccio, contro Vasek Pospisil e Felix Auger-Aliassime. Un doppio girato su poche palle, in cui la coppia azzurra è stata avanti di un break in entrambi i set.
In precedenza, un Lorenzo Sonego strepitoso aveva iniziato la sfida battendo Denis Shapovalov per 76(4) 67(5) 64 dopo oltre tre ore di battaglia. Poi però Felix Auger-Alissime ha confermato il suo rango di numero sei del mondo e ha superato con nettezza Lorenzo Musetti per 63 64. Dunque, saranno Canada e Australia a giocare domani la finale per il titolo. Per l’Australia, che in bacheca vanta 28 trofei, sarà la prima presenza in finale dal 2003.
Angelo Binaghi, Presidente della Federazione Italiana Tennis:
“Innanzitutto, voglio fare i complimenti alla squadra. I ragazzi sono stati tutti molto bravi, a cominciare da un Lorenzo Sonego a dir poco clamoroso e finendo con un Matteo Berrettini che si è messo a disposizione pur essendo ancora in condizioni fisiche precarie. Per come siamo arrivati qui a Malaga, questa semifinale è un miracolo. Siamo fra le prime quattro squadre del mondo e questo gruppo ha dimostrato una straordinaria voglia di riportare la Coppa Davis in Italia: noi faremo di tutto per aiutarlo a raggiungere questo obiettivo”.
Filippo Volandri, capitano dell’Italia:
“La sconfitta brucia e sarebbe stupido dire il contrario. Deve bruciare e questo deve servirci per il futuro. Ciò che posso dire, però, è che non avrei potuto chiedere ai ragazzi niente di più di ciò che hanno dato. Abbiamo dato tutto contro un’avversaria fortissima, giocandoci il doppio fino all’ultima palla. Complimenti ai rivali ma sono fiero e contento del mio team. Ho la fortuna e il privilegio di avere a disposizione dei giocatori fortissimi. Siamo dispiaciuti per la mancata finale, ma ai ragazzi ho detto che rispetto a Bologna ci troviamo molto più avanti in un percorso iniziato comunque da poco. Siamo un gruppo, giochiamo da gruppo, e questo ci permette di emergere dalle situazioni delicate e di gestire bene anche le emergenze, ultima in ordine di tempo l’infortunio di Bolelli. Quando è emerso il problema di Simone, Matteo si è allenato ed era pronto. Ho scelto lui perché è un giocatore abituato a giocare su questi palcoscenici. Ho cercato di sfruttare al meglio le potenzialità della mia squadra. Matteo era venuto qui con un altro ruolo, era impensabile che giocasse: poi è successo qualcosa di speciale, che mi rende ancora più fiero dell’intero team. Ogni volta che chiedo qualcosa, ognuno di loro fa tutto il possibile per accontentarmi”.
Matteo Berrettini:
“So di non aver giocato la mia miglior partita e so di poter fare molto di più. Ma ci ho provato. Sono sceso in campo con l’obiettivo di metterci il cuore e di fare il possibile, fino all’ultimo punto. Altre volte mi sono sentito meglio, altre colpivo meglio la palla o rispondevo meglio, ma spesso in Davis ciò che conta è scavare dentro se stessi e provare a dare tutto. L’ho fatto. C’è tanto amaro in bocca, ma abbiamo gettato delle basi molto positive per il futuro. Descrivere la mia stagione è complicato, ci sono state cose positive e tanti buoni risultati, ma anche sfortune e momenti difficili. Viste le difficoltà che ho avuto non posso dire sia stato un anno negativo, perché mi è servito a sforzare la mia mente a pensare sempre positivo. A un certo punto ho anche pensato di chiudere la mia stagione in anticipo, ma ancora una volta mi sono messo d’impegno per provare a resistere. Quindi non ho il rimpianto di aver giocato questo doppio. Sicuramente avrei preferito un altro risultato, stanotte prendere sonno non sarà facile, ma sono orgoglioso di ciò che ho fatto dopo un periodo veramente difficile”.
Fabio Fognini:
“Sono molto triste perché abbiamo avuto le nostre chance. Purtroppo, sappiamo come può essere il doppio: bastano due punti qui e due lì per perdere la partita. Io provo sempre a dare ciò che ho: se ho 10 do 10, se ho 100 do 100. Sono amareggiato e vado a casa molto deluso, anche perché alla mia età non so quanti altri incontri di Coppa Davis mi rimangano da disputare”.
Con questo piazzamento, l’Italia è di nuovo tra le quattro formazioni più forti del mondo e, per la prima volta del 1979, è la squadra più forte d’Europa al pari della Croazia, peraltro battuta a Bologna nel girone finale.
In una competizione storicamente dominata da Stati Uniti e Australia, che sommano 60 trofei vinti su 109 edizioni disputate (pari a oltre il 55% del totale), essere di nuovo la nazione più forte d’Europa è un grande vanto.
Nella sua storia centenaria (gli Azzurri festeggiano quest’anno i cento anni dal debutto), l’Italia è stata per 13 volte la formazione europea a fare più strada nella competizione. In questa speciale classifica siamo terzi assoluti dietro Francia (16 volte) e Svezia (15). Che poi non sono così lontane. Alle nostre spalle ci sono Spagna con 11 volte la migliore d’Europa, la Gran Bretagna con 9, la Germania con 7, la Repubblica Ceca con 6 e la Russia con 5. Siamo stati la migliore squadra europea in questa competizione nel 1949, 1952, 1955, 1956, dal 1958 al 1961, 1974, 1976, 1977, 1979 e ora 2022.
Il bilancio complessivo dell’Italia in Davis è di un successo (1976), sei finali perdute (1960, 1961, 1977, 1979, 1980 e 1998) e 11 semifinali (di cui 6 finali interzone nel 1928, 1930, 1949, 1952, 1955 e 1958, e 5 semifinali nel 1974, 1996, 1997, 2014 e 2022).
(foto della nostra inviata a Malaga Marta Magni)