Ascolta la nuova puntata del podcast “Distinti Saluti”:
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“De Robbio fischia in questo istante la fine. Il Cagliari è campione d’Italia!”. Non può essere vero. Sandro Ciotti deve essersi sbagliato. Lo scudetto non può finire su un’isola dove la Serie A è approdata soltanto nel 1964, eppure Ciotti è una sentenza, non sbaglia mai.
Nemmeno il pomeriggio del 12 aprile 1970 quando all’Amsicora va in scena Cagliari – Bari, big match della 28a giornata di campionato. Lo stadio, inaugurato nel 1923, è ricolmo di spettatori che non vogliono perdersi lo storico traguardo.
Fra i 28.000 presenti sugli spalti ci sono anche due malviventi che implorano i poliziotti di lasciarli entrare prima di esser condotti in Questura. Sarebbe un peccato perdersi uno spettacolo del genere per colpa della legge, proprio nel momento in cui la squadra del cuore sta per entrare nell’Olimpo del calcio. I militari insistono, eppure i due furfanti sono inflessibili. Non si muoveranno da lì finché verrà loro concesso di vedere la partita.
Intervengono a quel punto il vicepresidente dei sardi Andrea Arrica e niente poco di meno che Gigi Riva i quali, con un atto di misericordia, concedono loro gli ultimi novanta minuti di libertà prima che la giustizia faccia il suo corso.
La sfida non è delle più semplici per il Cagliari. E’ vero che il Bari è con un piede già in Serie B, ma un pareggio potrebbe diventare vitale, mentre per gli isolani il segno X riaprirebbe la strada verso lo scudetto alla Juventus, impegnata a Roma contro una Lazio che non ha più nulla da chiedere.
La paura è tanta, ma gli unici a non sentirla sono i giocatori della squadra rossoblù come spiegato da Gigi Riva qualche tempo dopo a un’intervista rilasciata a “La Nuova Sardegna”: “Quella partita l’abbiamo affrontata con serenità. Avevamo tre punti di vantaggio sulla Juventus dopo aver fatto una partita superlativa in casa dei bianconeri. Davvero scendemmo in campo contro il Bari pensando a vincere e basta”.
Un atteggiamento che va oltre i tentativi dei pugliesi di imporre una barriera a protezione della porta di Giuseppe Spalazzi, costretto a soccombere al 39’ di fronte a punizione di Mario Brugnera che scodella un cross per “Rombo di Tuono” che segna di testa. Il Cagliari è ormai tranquillo e inizia a giocare in scioltezza complice anche le notizie che arrivano dalla Capitale al 52’ dove Gian Piero Ghio porta in vantaggio i biancocelesti, mentre al 74’ raddoppia su rigore con Giorgio Chinaglia.
La definitiva conferma all’88’ come raccontato in radio da Sandro Ciotti: “Gori, spostato per l’occasione all’ala destra, ha davanti a sé lo stopper barese, cerca di superarlo in dribbling, entra in area, scocca il tiro e rete! Rete di Bobo Gori! Un fendente in diagonale da destra a sinistra dopo aver superato in bellezza il proprio guardiano, e cioè lo stopper biancorosso Spimi, il centravanti del Cagliari ha scagliato con violenza a rete di destro, battendo Spalazzi nell’angolo alla sinistra del portiere ospite”.
E’ grande festa all’Amsicora, il pubblico non sta più nei panni e, poco prima che l’arbitro De Robbio di Salerno decreti la fine dell’ospitalità, fa invasione di campo insieme al tecnico Manlio Scopigno, costretto a rimanere in tribuna per via di una squalifica. “La folla si riversa in campo, senza peraltro eccessiva indisciplina, quasi con pacatezza, con molto civismo…” racconta ancora una volta Ciotti.
Per la prima volta il Cagliari è campione d’Italia, è il tempo di festeggiare con le immancabili sigarette e lo champagne d’ordinanza, anche per i due malviventi che possono finalmente congedarsi con l’antico stadio che a fine stagione lascerà spazio al nuovo Sant’Elia. A casa il pubblico rimane incredulo, ma ci saranno due settimane per trovare la consapevolezza di quanto stia accadendo anche perché Sandro Ciotti non sbaglia mai.