Caro Vinicius Jr.,
l’esordio di questa lettera prende spunto dalle parole di un tuo illustre tifoso. Un uomo che, proprio come te, ha l’epiteto Junior in fondo al cognome. Un uomo che, e qui proseguono le similitudini, ha ricevuto in dono la possibilità di rendere una professione ciò che più lo appassionava. Quell’uomo è Carlos Sainz Jr. “La vita è davvero pazzesca: prima il podio in Bahrain, poi l’appendicite, il rientro, questa vittoria… è davvero una montagna russa, ma sono felicissimo” – queste le sue parole appena uscito dall’abitacolo della rossa. E come dargli torto.
La vita è davvero pazzesca e lo sai bene anche tu. A luglio compirai ventiquattro anni, eppure sei già da qualche anno pedina inamovibile del tridente del Real Madrid, la squadra che, come diceva Juanito, tuo illustre predecessore, “Ti fa toccare il cielo con un dito”. Hai già in bacheca una Champions League, vinta grazie ad una tua zampata, due Mondiali per Club e due Lighe. Sei la stella del Brasile, ossia il calcio fatto nazione. Sul tuo conto corrente hai talmente tanti soldi da non poter neanche fare una stima. Eppure, ad essere spesso folle non è solo la vita ma anche la gente che, a quanto pare, vede in te un identikit da vittima perfetta. Molta parte del pubblico spagnolo ha individuato in te la classica persona che non vede l’ora di autocommiserarsi. Del resto, quando sei l’attaccante del Real Madrid non puoi che avere bisogno di attenzioni. E allora, ecco che vieni accusato di inventare degli insulti. Anzi, non dei semplici insulti: ai microfoni racconti di offese a sfondo razziale.
Anche per te, Vinicius, è giunta l’ora di entrare nel solito estenuante limbo. Chi vomita le peggio contumelie resta impunito, la legge del branco utilizzata come scusa per l’ignoranza. E tutto si ripeterà giornata dopo giornata di campionato in un estenuante stillicidio. Tranquillo, sei in buona compagnia, soprattutto in Italia. All’epoca dei primi ululati contro Mario Balotelli eri troppo piccolo. Episodi questi che hanno segnato Mario nel profondo, complicando probabilmente ancora di più la sua contorta psiche. Forse, ti ricorderai dei cori contro Boateng in un’inutile amichevole Pro Patria – Milan del 2013 o di un furioso Sulley Muntari durante un Cagliari – Pescara del 2017. Di Mike Maignan e dei fatti di Udine non serve rinfrescarti la memoria. Non bastavano gli elogi per i gol spesso straordinari che metti a segno ogni settimana, non erano sufficienti i numeri da fromboliere che riempiono gli occhi
di migliaia di tifosi incollati a Youtube per carpire ogni segreto delle tue movenze inebrianti. Già, all’appello mancava l’ultimo tassello. L’ultimo asso nella manica da giocare per far saltare il banco: il pianto a favore di telecamere. Lacrime in mondovisione. Quelle sì che attirano obiettivi, riflettori e quant’altro.
Ma come fai a piangere, Vinicius? Come fai ad essere stremato da questa situazione? Dici di voler soltanto giocare a calcio. Puoi farlo, no? Perchè continuare a parlare di razzismo? Perchè continuare a dare visibilità a chi ti chiama “scimmia”? Perché non scegliere di trincerarsi dietro al silenzio? La tua ha tutta l’aria di una ribellione che non porterà mai alcun frutto. Hai visto quello che è successo in Inter – Napoli al tuo connazionale Juan Jesus, no? Sono cose di campo e lì devo rimanere confinate. Si tratta, così dicono, di una regola non scritta.
La vita, però, si diceva qualche riga fa è pazzesca. E allora, presto o tardi, caro Vini Jr., si capirà che il mondo è andato avanti e che si va allo stadio per essere parte di uno spettacolo, per vivere lo sport rispettandosi e, ovviamente, anche provocando gli avversari. Non sarebbe giusto togliere il sale ad un piatto così prelibato. Un giorno, forse, comprenderemo che chi è in campo per farci divertire,
sognare e regalare novanta minuti di svago non può foderare le orecchie o coprire i propri occhi con i milioni guadagnati come da contratto. Nulla può oscurare l’orgoglio di un essere umano. Hai detto di star perdendo la voglia di giocare. Ti crediamo sulla parola, anche se può sembrare inconcepibile rinunciare al lavoro più bello del mondo, ad uno dei privilegi più grandi che può ricevere un giovane innamorato di questo sport.
Che cos’hai ancora da dimostrare Vinicius Jr.? Nulla, è molto semplice. Toccare il tasto del colore della pelle non ha fermato, non ferma e, si augurano tutti gli appassionati, non fermerà mai lo strapotere della tua classe cristallina. Dire – “Io mi arrendo” – sarebbe regalare una soddisfazione enorme a tutte le persone ossessionate dal tuo nome. Perderesti la partita più importante della tua carriera. E, si sa, la sconfitta non appartiene né alla cultura del club per cui giochi la domenica né alla tua mentalità. Sei un vincente. Contro la Spagna, al Bernabeu, sei sceso in campo con la maglia verdeoro e la fascia da capitano al braccio. Hai messo i piedi in quello che ormai è il tuo luna park da avversario. Di fronte, quel paese che ti ha accolto ma che continua a volerti abbattere come si fa con i barattoli quando si impugna la pistola ad aria compressa. Ma, niente da fare. Anche stavolta, caro Vinicius, i tuoi detrattori hanno sbagliato mira. Per loro non ci sarà nessun premio da ritirare alla cassa.
E, sì, la vita è davvero pazzesca. Così pazzesca da permetterci di incontrare persone come
Vinicius Jr. Novello portavoce di tanti atleti neri che hanno rinunciato, che hanno gettato la spugna. Grazie.