Le pretendenti al trofeo intitolato alla mitica Suzanne Lenglen non hanno nomi altisonanti e non fanno paura, non hanno grandi personalità o caratteristiche tecniche eclatanti, anzi, si staccano appena un po’ dalla massa di giocatrici tutte più o meno potenti, più o meno atletiche, più o meno monocordi di oggi. La favorita, da finalista 2014, e da caratteristiche sulla superficie, è la romena Simona Halep, anche se s’è storta una caviglia nella finale di Roma ed ha continuato a giocare per convincere coach Darren Cahill che il suo cuore non è di latta; ha un buon tabellone, nella parte bassa, che sembra più agevole, con Karolina Pliskova numero 2, che. sula terra, non fa paura.
L’outsider più stuzzicante è Kristina Mladenovic, l’atletica figlia di ex atleti slavi ma dotata di passaporto francese, che ha muscoli e personalità, e sembra più forte delle pioniere Pierce e Mauresmo a sostenere la pressione del pubblico di casa. Forte anche delle esperienze del passato quando, dopo le imprese contro Li e Bouchard, si è eclissata subito contro le più abbordabili Riske e Van Uytvanck; sorteggiata nel secondo spicchio di tabellone di Muguruza, Cibulkova e Bacsinszky, ha comunque in avvio soft.
Le recenti polemiche con la stampa francese e poi con la ex amica e compagna di doppio, Caroline Garcia, hanno sicuramente portato “Kiki” a un livello più alto, proponendola al ruolo di primadonna di cui il tennis femminile avrebbe tanto bisogno. Anche questo la fa preferire, sulla carta, alle altre pretendenti, “Sciagura” Kuznetsova, che vale da sempre le prime 5 del mondo, ma sempre trova la giornata-no, la regina uscente, la spagnola Garbine Muguruza, dai nervi fragili, e Elina Svitolina, che somiglia tanto alla terribile trottolina Arancia Sanchez (regina di tre Roland Garros anni 80-90) ma probabilmente manca un po’ di muscoli e peso per gli altissimi livelli.
Fra gli uomini, Rafa Nadal è ancora il primo candidato al successo, che poi sarebbe addirittura il decimo. E la frenata di Roma, contro lo scatenato Dominic Thiem, non pregiudica le sue possibilità, dopo la trionfale campagna sul “rosso” con le affermazioni a Montecarlo, Barcellona e Madrid. Piuttosto le perplessità riguardano la consistenza fisica sulla lunga distanza, al meglio di 5 set, e quindi diventa fondamentale per lui sprecare meno energie possibili in vista della prevista semifinale contro Thiem o Djokovic. Che, sulla carta, sono gli altri due veri favoriti, come il giovane più continuo ad alto livello e più vincente sulla terra, e il campione uscente che si è appena un po’ ritrovato a Roma e cerca nuovi stimoli con l’aiuto del guru Andre Agassi, e si ritrovano nell’ultima sezione di tabellone, dove spiccano anche Goffin e Pouille. Mentre nella prima, Murray è alla ricerca dell’orgoglio del numero 1 del mondo, dopo un brutto inizio di stagione; “baby” Sascha Zverev, dopo il trionfo di Roma e l’ingresso fra i “top ten”, punta a una volata tipo Becker 17enne a Wimbledon 1985, ma lascia perplessi sulla tenuta nelle maratone psico-fisiche di Parigi. Sono più credibili le possibilità di Cilic, alla cerca finalmente una zampata-Slam e, soprattutto di “Stanimal” Wawrinka, il campione di due anni fa, che confermando il titolo nella sua Ginevra, malgrado Mischa Zverev gli abbia cancellato 13 palle-break su 18 (!), sembra aver trovato d’incanto la forma e a Parigi ha un bel tabellone.
Vincenzo Martucci