“Il Mugello è sempre il Mugello. Oltre a essere la prima gara della stagione a cui partecipo, è la prima in casa. L’unica differenza, quest’anno, è l’assenza del pubblico: vedere le colline vuote mette davvero malinconia”. A parlare è Michele Pirro, classe 1985, perno della Ducati: pilota del Barni Racing Team nel campionato Civ Superbike e tester della casa di Borgo Panigale, è sempre pronto a partecipare alla MotoGP.
Avresti preferito correre come wild card nel team factory invece di rimpiazzare l’infortunato Jorge Martin, del Pramac Racing?
No, non c’è differenza, merito anche del fatto che ormai a Borgo Panigale conosco tutti e lavorare nel box con persone diverse non è un problema. A essere sincero, prendere il posto di un collega, non è mai bello: significa che non è in condizione di gareggiare. Aggiungo che, come wild card, sulla Desmosedici avrei approfittato per provare qualcosa di nuovo. Durante i recenti test, proprio sul circuito toscano, non abbiamo sfruttato al massimo il tempo a disposizione e non arrivo preparatissimo al GP.
Perché?
Colpa della pioggia, che ha limitato al minimo i giri sull’asciutto. Nonostante ciò, ho una certezza: la moto funziona bene e sul rettilineo va fortissimo.
La Ducati ha promosso Pecco Bagnaia e Jack Miller piloti ufficiale: scelta azzeccata?
Sì. Quando i risultati scarseggiano, bisogna cambiare. Entrambi i ragazzi hanno talento, carattere, entusiasmo, fame di vittoria e mentalità giusta: Jack non era partito benissimo soltanto perché aveva avuto guai fisici, ma ha recuperato in modo eccezionale. E poi la generazione su cui puntare è la loro, la carta d’identità non mente. Ho fatto i conti l’altro giorno: dopo Valentino Rossi, over 40, il più anziano in griglia di partenza sono io.
Compirai 35 anni a luglio: come ti senti?
A dire la verità, meglio che da teenager. L’esperienza lunga 20 anni mi permette di capire dov’è il mio limite e mi spinge a evolvermi per migliorare ancora, sia fisicamente sia mentalmente. So che riuscirò a togliermi ancora tante soddisfazioni e farò il possibile per vivere i weekend come questo da protagonista, insieme ai rider migliori del mondo.
Hai nominato il “Vale” nazionale: vedremo in pista anche te ultraquarantenne?
Non lo escludo. In Valentino mi rivedo. Bisognerebbe erigere una statua, perché incarna i valori che dovrebbero avere i campioni: la voglia di mettersi in gioco, la passione infinita, la capacità di non mollare nemmeno quando il successo non arriva.
A sorpresa, l’anno scorso non hai conquistato il quarto titolo Civ Superbike consecutivo.
Capita. Anche la Juventus quest’anno non ha vinto, dopo 9 scudetti di fila. È il bello dello sport. L’importante è avere l’occasione di riprovarci. Devo dire che il Covid e lo stop tecnico nel 2020 mi avevano tolto l’opportunità di giocarmi il campionato; nelle tappe in cui mi ero presentato con tutto che funzionava a pieno regime, sono stato competitivo.
Cosa significa per te essere un pilota Ducati?
È un orgoglio immenso. Sono atleta delle Fiamme Oro, guido una moto italiana che, in questo momento, occupa le prime tre posizioni su quattro in classifica: direi che non posso lamentarmi!