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Franco Vazquez è noto da tutti come “El Mudo”, in italiano “Il muto” per via della proverbiale timidezza, una caratteristica non particolarmente apprezzata in Argentina, ma che il giocatore della Cremonese è riuscito a superare grazie a un ottimo sinistro che ha fatto innamorare due continenti.
Paragonato a Javier Pastore per l’estro, l’eleganza e la grande visione di gioco, il trequartista nativo di Tanti percorre i primi passi con la maglia del Belgrano affrontando tutta la trafila delle giovanili prima dell’esordio nel campionato argentino nel 2009 dove mostra il meglio di sé tanto da condurre la propria squadra due anni dopo alla Primera Division.
E’ proprio nel massimo campionato che il Palermo di Maurizio Zamparini che lo nota e se ne innamora, tanto da condurlo in Italia nel gennaio 2012 dove gioca quattordici partite prima di finire in prestito per una stagione al Rayo Vallecano senza però incidere.
L’impatto con l’Europa non è dei migliori, ma nelle sue vene scorre il sangue proveniente dal Vecchio Continente e in particolare dall’Italia, paese della mamma e della nonna paterna. Il legame con la penisola è forte tanto da rientrare in Sicilia nel 2013 con il Palermo sceso in B. In quella squadra ci sono però diversi talenti in rampa di lancio come il connazionale Paulo Dybala, il bergamasco Andrea Belotti e l’uruguagio Abel Hernandez, pronti a comporre un tridente d’attacco destinato a dominare la cadetteria.
Dopo un inizio di stagione difficile che costa il posto a Gennaro Gattuso, il Palermo fa della Serie B un sol boccone e conquista l’aritmetica promozione con cinque giornate d’anticipo sotto la guida di Giuseppe Iachini. Vazquez parte spesso dalla panchina, ma “El Mudo” inizia a esser un elemento su cui contare. L’esplosione arriva in Serie A dove l’argentino realizza ben dieci reti, tre in meno di Dybala, ma soprattutto si conferma uno dei leader della squadra rosanero. La doppietta nel 3-3 esterno con l’Atalanta del 21 dicembre 2014 e il gol del 3-1 contro il Napoli del 14 febbraio 2015 colpiscono in maniera profonda il commissario tecnico dell’Italia Antonio Conte che lo vorrebbe all’interno della sua Nazionale.
Proprio grazie alle parentele tricolori Franco possiede anche il passaporto italiano, ma il suo cuore è argentino e, nonostante da bambino a casa si cucinasse e si parlasse rigorosamente italiano, il giocatore del Palermo fatica ad accettare la decisione. “Quando mi ha chiamato, ci ho pensato molto. Avevo 25 anni e fino a quel momento non ero mai stato preso in considerazione dalla Nazionale – ha raccontato Vazquez in una recente intervista a “Cronache di Spogliatoio” -. Ho parlato con il CT argentino per capire se ci fossero problemi ma lui: ‘Vai senza problemi. Qui abbiamo davvero troppi giocatori da chiamare. E poi a una nazionale come quella italiana non puoi dire di no’. Così ho accettato, senza pensarci due volte”.
L’Italia si sta ricostruendo dopo il fallimento del Mondiale in Brasile e Conte sperimenta chiamando per la prima volta il “brasiliano” Eder e il torinese Mirko Valdifiori. L’obiettivo principale è conquistare il pass per gli Europei 2016 e davanti agli azzurri si presenta la temibile Bulgaria. Per quanto si possa contare sulla linea difensiva della Juventus composta da Andrea Barzagli, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, l’Italia è ancora in fase di costruzione. Il 28 marzo 2015 scendono in campo l’estremo difensore del Paris Saint Germain Salvatore Sirigu, il difensore del Milan Luca Antonelli, il centrocampista del Genoa Andrea Bertolacci, l’attaccante della Sampdoria Manolo Gabbiadini e quello del Sassuolo Simone Zaza.
La squadra non gira, va in vantaggio dopo soli quattro minuti grazie a un’autorete di Jordan Minev, ma subisce la rimonta in sei minuti dei bulgari che vanno a segno all’undicesimo Ivelin Popov e al diciassettesimo Ilijan Micanski. A salvare Conte e i propri uomini ci pensa nel finale Eder che realizza il 2-2 all’84’, ma c’è grande preoccupazione su quale possa essere il destino degli azzurri.
Vazquez osserva il tutto dalla panchina, ma sa che la sua ora è ormai vicina. Contro l’Inghilterra tre giorni dopo Conte cambia tutto, inserisce Gianluigi Buffon al posto di Sirigu, schiera Alessandro Florenzi e Matteo Darmian in difesa, Mirko Valdifiori e Roberto Soriano a centrocampo e soprattutto Graziano Pellè e Eder in attacco. L’andamento cambia, Pellè porta in vantaggio la formazione tricolore al 29’ e si fa raggiungere da Andros Townsend soltanto al 79’ giusto una ventina di minuti dopo l’esordio di Vazquez che entra in campo al posto di Eder.
Il suo posto in Nazionale sembra essere ormai certo complice anche i gol messi a segno con il Palermo tanto da esser riconvocato per l’amichevole con il Portogallo del 16 giugno. Conte continua a sperimentare, fa esordire Nicola Sansone in attacco, ma soprattutto cambia nuovamente le carte in tavola subendo però al tempo stesso una sconfitta da un altro Eder, questa volta lusitano. Vazquez gioca nel secondo tempo, ma non incide. Non sa ancora che è l’ultimo appuntamento in azzurro, per lui si inizia a parlare di Europei.
Nella stagione 2015-16 “El Mudo” fa bene in coppia con Alberto Gilardino, chiamato a sostituire Paulo Dybala trasferitosi alla Juventus. Segna otto reti in trentotto partite ufficiali, ma soprattutto riceve l’interesse del Siviglia che ha appena vinto l’Europa League e a fine stagione lo acquista per 16 milioni di euro garantendogli la partecipazione alla Champions.
Vazquez si aspetta che Conte lo chiami per la rassegna continentale, ma arriva una bruciante delusione: “Credevo di aver fatto bene con il Palermo in A, ma purtroppo non sono andato agli Europei. Sono scelte, per carità. Poi quando sono andato in Spagna, nonostante la Champions e le tante presenze, non mi hanno più chiamato. Non so perché. Quando ho incontrato Buffon al Parma, anche lui me lo ha chiesto: ‘Perché non sei più venuto in Nazionale?’. E io: ‘A dire il vero non lo so neanch’io’”.
Misteri che non verranno mai dissolti e che spingeranno Franco a cambiare idea. A Siviglia vive quattro anni da protagonista nonostante qualche infortunio lo fermi e proprio per questo motivo il commissario tecnico dell’Argentina Lionel Scaloni lo chiama, lui accetta senza pensarci due volte sostenendo di “essersi sempre sentito argentino”. In virtù dell’articolo 17 dello statuto FIFA, il quale consente ad un giocatore di cambiare Nazionale qualora con la prima avesse disputato solamente gare amichevoli, Franco veste la maglia dell’Albiceleste nella sfida contro il Guatemala del 7 settembre 2018 ripetendosi nei mesi successivi negli incontri con Iran e Messico.
Nemmeno Scaloni lo considera indispensabile e, dopo quella parentesi così felice, si trova messo da parte gradualmente sia dalla Nazionale che dal Siviglia. Il richiamo dell’Italia è troppo forte e nel 2021 decide di scendere in Serie B con il Parma dove si laurea capocannoniere della squadra con 14 gol in una stagione sottotono per i ducali. Vazquez sembra aver ritrovato una seconda giovinezza, anche se l’esperienza si conclude con la rescissione del contratto dopo un solo anno. Nessun problema, c’è la Cremonese che lo aspetta e, dopo altri due anni di cadetteria, ora può tornare a sognare la A in quel paese che gli ha dato forse meno di quanto si aspettasse.