Nel giugno 1944 un avvocato astigiano di 32 anni viene incaricato di liquidare un ente scomodo, quel Coni nato nel 1914 e intriso di fascismo, da spazzare via come il regime ormai tramontato: si chiama Giulio Onesti, a nemmeno vent’anni si è trasferito a Roma per studiare giurisprudenza, laurearsi in diritto canonico, proporsi nella carriera forense. La guerra ne limita le ambizioni, combatte sul fronte jugoslavo, viene ferito. L’8 settembre 1943 non lo troverà impreparato, Onesti ha già scelto da che parte stare. Fanno fede quei mesi da partigiano nelle file dei socialisti. Quel partito lo renderà importante.
Onesti, un cognome che è un atto di fede, il 28 giugno 1944 è nominato commissario straordinario dal governo Bonomi. L’incarico non consente tentennamenti, deve chiudere i battenti del Coni e farlo in tempi rapidi. Non capiterà, succederà l’esatto contrario ma senza colpi di mano. In meno di due anni, con l’aiuto di gente di peso, lo psicologo Adriano Ossicini e uomini di sport come Bruno Zauli, Mario Mazzuca, Mario Saini, Marcello Garroni, Luigi Chamblant, Onesti si inventa un ente autenticamente autonomo. Giocano a suo favore le decisioni di sopprimere ogni contributo statale a favore del Coni e una grande idea, non sua, che cavalca alla grande. Un giornalista, Massimo Della Pergola, si è inventato il Totocalcio e nel novembre 1945 Onesti chiede e ottiene che il Coni sia autorizzato all’esercizio di totalizzatori, scommesse e concorsi pronostici.
A inizio 1946 il Ministero dell’Interno autorizza tutto, il gioco è quasi fatto. Si formalizzerà due settimane dopo, il 19 gennaio, quando il Viminale affida alla Sisal, alla schedina, la gestione dei Concorsi sugli avvenimenti sportivi. Parte quel meccanismo che sostenterà lo sport per mezzo secolo e più. Nel mese di giugno, sempre del 1946, Onesti riunisce il Consiglio Nazionale del Coni, si dimette da Commissario straordinario e si fa nominare presidente. Uno slalom da applausi a scena aperta.
L’anno dopo promulgano la legge istitutiva dell’ente che avrebbe dovuto liquidare. Onesti rimarrà in sella, presidente del Coni, sino al 1978, quando gli cambiano le norme e lo dichiarano ineleggibile. Deve dare le dimissioni. Tra le sue scelte più riuscite i Giochi della Gioventù, che Onesti inaugura nel 1969. Per le finali di quella prima edizione a Roma, al Foro Italico, gareggiano 4.118 tra ragazzi e ragazze, selezione di un’iniziativa che aveva visto 600mila partecipanti di 5.744 Comuni.
In trent’anni di reggenza del Coni Onesti ha sempre liquidato gli sparuti avversari che si sono avventurati a contrastarlo. La politica gli ha reso omaggio più volte, a partire dal rientro anticipato dell’Italia nell’arengo olimpico (avendo perduto la guerra non avremmo dovuto partecipare nel ’48 ai Giochi di Londra e nemmeno alla versione invernale a St. Moritz). Di più, Onesti seppe aggiudicarsi due edizioni delle Olimpiadi (Cortina 1956 e Roma 1960) curandone personalmente l’organizzazione. Non fu un caso la sua nomina nel 1964 a membro del CIO, in cui figurava come presidente dell’Assemblea generale dei Comitati Olimpici Nazionali. Nulla di strano, l’aveva creata lui.
Sergio Meda