Quando Issamade Asinga ha realizzato il nuovo record mondiale Under 20 sui 100 metri, tutti pensavano che il giovane americano fosse il nuovo Usain Bolt. In grado di fermare il cronometro in 9”89 in occasione dei Campionati Sudamericani andati in scena il 28 luglio 2023 a San Paolo (Brasile), il portacolori del Suriname sembrava aver riscritto la storia dell’atletica leggera cancellando il 9”91 all’africano Letsile Tebogo.
Una prestazione così bella quasi da non essere vera per un ragazzo di poco più di diciotto anni improvvisamente in grado di scendere sotto la soglia dei dieci secondi, quell’ostacolo che consente ai velocisti di passare da un buon praticante a un vero campione. Dietro quel risultato clamoroso si nascondeva infatti l’ombra del doping, emerso proprio a ridosso di quell’eccezionale vittoria che gli aveva consentito di esser paragonato all’uomo più veloce della storia.
L’atleta nativo di Atlanta è risultato positivo al GW1516 noto anche come cardarina, una sostanza utilizzata per prevenire e curare la formazione di tumori del colon, della prostata e del seno oltre che per bloccare disturbi metabolici come l’obesità e il diabete attraverso l’espressione di geni specifici. Una sostanza che permette di bruciare velocemente il tessuto adiposo in eccesso così come di recuperare le forze in un men che non si dica e aumentare la resistenza, migliorando così notevolmente le prestazioni di uno sportivo.
Ciò che è più strano è che Asinga sarebbe risultato positivo in un test fuori gara dieci giorni prima il prodotte da PepsiCo e ottenute in occasione del “Gatorade National Boys Track & Field” andato in scena il 10 maggio precedente. Ripercorrendo la difesa del velocista del Suriname, il noto marchio americano di bibite energetiche gli avrebbe regalato un pacchetto di Gatorade Recovery Gummies sulla quale compariva il logo NSF Certified for Sport, garanzia di assenza di doping.
Dubbioso del contenuto, Asinga avrebbe sottoposto i contenitori ad alcuni test in un laboratorio accreditato dalla WADA (Agenzia Internazionale Antidoping) riscontrando la presenza della cardarina in piccole quantità. Tutto ciò spiegherebbe l’eventuale contaminazione e la causa del test positivo con tanto di causa miliardaria alla celebre azienda, tuttavia qualcosa non torna in questa storia.
Innanzitutto come sarebbe possibile accertare che il giorno del test a sorpresa Asinga avesse assunto quelle caramelle gommose? In seconda battuta il materiale sottoposto alla WADA sarebbe stato composto da due confezioni non sigillate dello stesso prodotto al cui esterno sarebbero state trovate tracce di GW1516. Prendendo una confezione sigillata e sottoposta ai laboratori di Losanna, la sostanza non sarebbe stata trovata dimostrando così come la tesi dell’assunzione involontaria non stesse letteralmente in piedi.
Dopotutto quest’ultima è una delle spiegazioni più utilizzate da atleti pizzicati “con le mani nella marmellata” e costretti a trovare una scusa per evitare i processi mediatici ancor prima di quelli in tribunale. Come spesso accade, l’atleta finisce per patteggiare al fine di evitare pene più gravi rinunciando così ad accertare l’eventuale innocenza.
Una soluzione a cui Asinga non ha voluto ricorrere prendendo la strada più ripida dell’accusa contro una grande azienda e finendo per essere condannato a quattro anni di squalifica con tanto di Mondiali e Olimpiadi saltate. Sperando sempre nella buona fede dello sportivo e augurandoci di poterlo presto rivedere in pista, ciò che rimane sono i dubbi sulle caramelle energetiche e quella presenza di una sostanza dopante come il GW1516 che potrebbe rischiare di cancellare la carriera di altri teenager alla ricerca di successi.
—