È Michael Rinaldi la rivelazione del campionato, ricominciato a fine luglio dopo l’esordio regolare in Australia a febbraio e la lunga pausa causata dal coronavirus. Il Mondiale conta soltanto 8 gare e questo fine settimana approda ad Aragón per il terzo round, dove si svolgerà anche il quarto nel prossimo weekend.
Migliore rider indipendente per tre volte consecutive sulla Ducati V4 R del Team Go Eleven, il pilota nato a Rimini nel 1995 attende impaziente di tornare in sella. “Punto a confermarmi nella top 5 e concludere la stagione allo stesso modo”, dice. Considerato che sono 10 i piloti ufficiali, la sfida sarà avvincente.
Cosa ti aspetti dalle gare in Spagna?
“Il tracciato è propizio: tra i preferiti del motore a 4 cilindri, piace molto anche a me. A differenza delle scuderie ufficiali, su questo circuito non abbiamo svolto i test, ma arrivo da quelli a Misano e sono fiducioso: ho un buon feeling con la moto e siamo in forma. Se lavoreremo bene da oggi, potremo raggiungere l’obiettivo”.
A Jerez de la Frontera avevi lottato contro l’uomo dei record Jonathan Rea e a Portimão ti sei confrontato con Scott Redding, l’altro pretendente al Mondiale. Com’è stato duellare con i primi della classe?
“Nelle qualifiche avevo già girato come loro, che montavano la gomma da qualifica mentre io avevo quella da gara: devo dire che trovarmeli accanto quando c’è di mezzo il podio è tutta un’altra emozione, però. Bellissima”.
Sei al quarto anno sulla “rossa”: i tuoi miglioramenti sono merito dell’esperienza?
“Un po’, di sicuro, ma credo che i risultati siano principalmente frutto di un pacchetto eccezionale: la moto è quella ufficiale del 2019, con freni Brembo e sospensioni Ohlins. Per non parlare del box: i tecnici sono straordinari e abbiamo trovato subito grande armonia. L’ambiente è fondamentale per dare il massimo: sentire il sostegno di tutti, essere trattato come un professionista di lungo corso nonostante l’età e ricevere fiducia incondizionata della squadra mi hanno dato coraggio e responsabilità. Nel 2019 i problemi non erano mancati, invece: non mi sentivo in perfetta sintonia sulla Ducati e spendevo troppe energie”.
Cos’hai fatto nei mesi di arresto forzato dalla pandemia?
“Mi sono dedicato alla bici e agli esercizi a casa: ho comprato persino qualche attrezzi. Per fortuna abito in campagna e avevo la possibilità di stare all’aria aperta, altrimenti sarei impazzito, chiuso dentro quattro mura. Non ti dico la gioia di infilare di nuovo il casco: ho apprezzato ancora di più il mio mestiere”.
Vai ancora al ranch di Valentino Rossi per allenarti?
“Sì, l’ultima volta è capitata prima di partire per Phillip Island. Ovviamente Valentino c’era. Lui non manca mai: ha sempre una grinta fuori dal comune e si gioca la vittoria a ogni gara di flat track”.
Continui ad allenarti con Andrea Dovizioso?
“Ogni settimana, motocross oppure con le moto d’acqua”.
L’anno scorso ci avevi riportato le parole sagge di “Dovi”: “Per vincere ci vuole la testa, non basta il gas”.
“Vuoi sapere se ho testa? Non è mai abbastanza e i consigli aiutano. Ascolto sempre quello che mi dice Andrea. Non solo lui: qualsiasi parete può tornate utile”.
La tappa di Misano, a pochi chilometri da casa tua, è stata cancellata.
“Non sarebbe stato il periodo più favorevole, in effetti, ma guai a lamentarsi! Se il meteo fosse stato inclemente, avremmo tirato fuori gli pneumatici da bagnato, no?”.
Credito foto: Team Go Eleven