Il consueto dominio della Cina nei tuffi si realizza anche all’Olimpiade di Tokyo, ma ancora senza l’en plein (8 ori su 8) inseguito da quando il programma dei Giochi si è stabilizzato su queste gare e comunque nemmeno conseguito quando le prove erano solo 4. Stavolta, però, il rimpianto è ancora più grande perché l’unico oro mancante è in una gara che i cinesi non dovrebbero perdere mai, il sincro maschile dalla piattaforma, vinto dai britannici Tom Daley e Matthew Lee. Non dovrebbero perderlo mai perché se è ipotizzabile l’exploit del singolo, come Daley ai Mondiali 1994 e 2017, è assolutamente impensabile che i cinesi si facciano superare da un tuffatore non di vertice come Matthew Lee. Certo, ci vuole comunque un errore dei cinesi e una certa benevolenza della giuria, “ansiosa” di premiare gli avversari della Cina e penalizzare quest’ultima per mostrare al mondo una competizione interessante e non un monopolio delle medaglie, ma è anche vero che, al netto di tutto questo, Cao Yuan e Chen Aisen avrebbero dovuto come minimo infliggere un distacco di una trentina di punti ai britannici. Quindi, la coppia cinese dovrebbe prima prendersela con se stessa per l’oro perduto e poi con la giuria che ha pompato i voti di Lee e punito oltre il limite il quarto tuffo dei cinesi, non eseguito alla perfezione ma non meritevole di un più che sospetto 5,5 a Cao Yuan. Resta il fatto che probabilmente Matthew Lee è l’atleta meno bravo di tutti i tempi ad aver vinto un oro olimpico nei tuffi.
LA BAMBINA DAL CUORE D’ORO
L’attenzione del mondo, paradossalmente, è andata non a chi ha battuto i cinesi, ma proprio a un oro della Cina, quello della piattaforma femminile, vinto da Quan Hongchan, 14 anni e 5 mesi (nata il 28 marzo 2007), una storia drammatica e particolare, un talento che sembra riportare a quello della più grande tuffatrice di tutti i tempi, l’altra cinese Fu Mingxia, oro olimpico a Barcellona 1992 nella piattaforma quando non aveva ancora compiuto 14 anni. Tutti i mezzi di informazione globali (tranne uno) hanno dato grande spazio a questa bambina che ha commosso tutti quando ha detto che vuole vincere per guadagnare soldi in modo da far guarire la madre gravemente malata. Quando i giornalisti hanno cercato di saperne di più nemmeno la piccola Quan ha saputo dire cosa avesse sua madre e, fortunatamente, nessuno ha insistito con altre domande. In realtà, come si è saputo dopo un po’, non si tratta di una malattia ma delle conseguenze di un incidente stradale avvenuto tempo fa. La madre fu investita da un’auto e ferita gravemente. Ci fu bisogno di più interventi chirurgici per salvarle la vita e poi permetterle di rimettersi in piedi, una riabilitazione che non è ancora finita. La famiglia di Quan Hongchan, col padre contadino, è povera, come un po’ tutte quelle che in Cina lavorano nei campi. Quan ha un fratello e una sorella più grandi, un altro e un’altra sorella più piccoli. Il fratello maggiore, che stava all’università, ha dovuto interrompere gli studi per mettersi a lavorare e cercare i soldi necessari per le cure alla madre. La famiglia è stata costretta addirittura a vendere i mobili di casa per far fronte alle spese.
I DRAMMI E I RECORD
Quando c’è stato l’incidente d’auto in cui è stata coinvolta la madre, Quan Hongchan non è stata avvisata, cosa non inusuale nelle famiglie dei giovanissimi sportivi cinesi che vivono lontani dalle famiglie nei centri federali regionali e nazionali. Un po’ di tempo dopo, le hanno detto che la madre stava male, ma senza specificare che c’era stato l’incidente d’auto. Le cure di cui ha tuttora bisogno e per le quali servono soldi riguardano probabilmente un altro intervento chirurgico, forse per conseguenze alle ossa o alla colonna vertebrale, ma lei stessa, come ho già spiegato, non lo sa perché la famiglia tenta di farla stare tranquilla. Gli stessi giornalisti cinesi hanno timore a farle domande in proposito perché Quan non saprebbe dare indicazioni più precise e perché si rendono conto che la questione è così delicata da non dover insistere.
Che ai giovani atleti cinesi vengano tenute nascoste notizie del genere non è purtroppo un fatto strano. Una piccola parentesi da un altro sport può servire a comprendere meglio la situazione. Nel 1999, durante i Mondiali di tennistavolo a Eindhoven, il padre di una giocatrice, Zhang Yingying, morì. I dirigenti cinesi non vollero dirglielo e nemmeno sua madre. Quando parlava al telefono con la sua famiglia, durante i Mondiali, Zhang Yingying, allora 16enne, chiedeva anche del padre, ma la madre trovava ogni scusa per giustificare il fatto che non potesse in quel momento andare al telefono. I dirigenti cinesi decisero di farle vincere un titolo mondiale, nel doppio misto, cosa facilmente attuabile. C’erano 8 doppi misti cinesi nei quarti di finale e, naturalmente, fu dato l’ordine a tutti gli altri di perdere. La cosa peggiore avvenne al ritorno in Cina. Quando scese dall’aereo, Zhang Yingying trovò i giornalisti che le chiesero, brutalmente, della morte del padre. Lei lo seppe così.
Ma torniamo a Quan Hongchan. I Giochi di Tokyo, sembra incredibile, sono stati la sua prima gara internazionale. Nel 2018 è entrata nella squadra della Provincia del Guangdong (il Canton come è conosciuto in occidente) e ha vinto tre gare ai Campionati del Guangdong, nel 2019 ne ha vinte cinque agli stessi Campionati, nel 2020 infine ha trionfato ai Campionati Nazionali Cinesi nella piattaforma, guadagnando il diritto a partecipare all’Olimpiade di Tokyo. Se non ci fosse stato il rinvio di un anno, il mondo non avrebbe potuto scoprire questo fenomeno, almeno per il momento. A Tokyo, quindi, vince l’oro nella piattaforma con una prova mostruosa, 466,20 punti in finale, superati i 447,70 dell’altra cinese Chen Ruolin a Pechino 2008. Da quando c’è questo sistema di punteggio, nessun’altra ha fatto meglio nemmeno ai Mondiali. Nei 5 tuffi della finale, Quan Hongchan non ha avuto mai meno di 9 come voto dei giudici, 4 in totale e tutti nel primo tuffo, ottenendo sette volte 9,5 e ben 24 volte il 10! Nel secondo tuffo (triplo e mezzo ritornato raggruppato) e nel quarto (verticale con doppio salto mortale indietro in posizione libera e un avvitamento e mezzo) prende 10 da tutti e 7 i giudici, nel quinto e ultimo (doppio e mezzo indietro carpiato con un avvitamento e mezzo) prende sei 10 e un 9,5, ma meriterebbe sette 10 anche qui. Vince con un vantaggio di 40,80 punti sulla compagna di squadra Chen Yuxi, più “anziana” di 2 anni rispetto a lei, e di 94,80 punti sul bronzo, l’australiana Melissa Wu. In pratica, Quan Hongchan sarebbe stata davanti alla Wu anche se avesse fatto soltanto quattro tuffi e non cinque. E questo dà ancor più l’idea dell’eccezionalità dell’evento.
L’aspetto probabilmente più paradossale di Quan è che non ha una conoscenza “storica” dei tuffi cinesi, quindi non ha un modello cui ispirarsi. Non conosce le più grandi come Fu Mingxia, Guo Jingjing, Wu Minxia, ma nemmeno le più recenti, come Chen Ruolin. E’ un talento naturale e, secondo i tecnici cinesi, per lei tuffarsi è qualcosa di istintivo. Il punto, adesso, è solo questo: come si svilupperà il suo fisico? E’ questo il costante dilemma delle tuffatrici cinesi che cominciano dalla piattaforma. Se restano con una struttura minuta, possono continuare dalla piattaforma, altrimenti il cammino si fa difficile se non impossibile. Ci sono tantissime cinesi che, dopo aver stupito da ragazzine, poi sono sparite dalla scena internazionale, perché appesantite nel fisico e sostituite da altre già più forti di loro. C’è una sola cinese a non aver “rispettato” questa regola, Fu Mingxia, non solo per questo motivo la più grande di tutta la storia dei tuffi, non solo cinesi. Fu Mingxia vince l’oro nella piattaforma ai Mondiali 1991 di Perth quando ha solo 12 anni e mezzo, poi l’oro olimpico a 13 anni e 11 mesi. Dopo quella vittoria, la Federazione internazionale cambia il regolamento: bisogna compiere i 14 anni entro l’anno in cui si svolge la manifestazione per poter partecipare. Fu Mingxia cresce fisicamente, più alta e robusta, pur senza esagerare, continua a gareggiare, oro ai Mondiali di Roma 1994 nella piattaforma, e poi vince anche dal trampolino, doppio oro da 3 e 10 metri ad Atlanta 1996. Dopodiché si ritira, va all’Università, prende peso. Per le Universiadi 1999 le chiedono di gareggiare e lei dimagrisce, si rimette in forma, vince l’oro e, a questo punto, si lancia verso i Giochi di Sydney 2000: ancora un oro nei 3 metri e l’argento nel trampolino sincro. Infine, il ritiro definitivo. Quan Hongchan, come caratteristiche tecniche e come talento, dà la sensazione di poter percorrere la stessa strada, non resta che aspettare. Nel frattempo, una “eredità” speciale pare già profilarsi all’orizzonte. Il fratello e la sorella più piccoli di Quan Hongchan hanno cominciato anche loro a praticare i tuffi e si allenano nella stessa scuola in cui lei imparò a diventare la più forte di tutti.
LA QUASI IMBATTUTA
Chiudiamo con le donne mettendo in evidenza che sono giunte al loro quarto enplein consecutivo alle Olimpiadi. L’ultimo oro perduto è quella della piattaforma ad Atene 2004, vinto dall’australiana Michell Chantelle. Ed è la seconda edizione di fila dei Giochi in cui fanno anche doppietta nelle gare individuali. E’ un misto di giovani ed esperte a far capire come questo dominio minaccia di durare molto a lungo. La personalità di rilievo, comunque, non cambia: Shi Tingmao è al secondo oro consecutivo individuale nel trampolino e nel secondo sincro, stavolta con Wang Han dopo quello con Wu Minxia a Rio 2016. Considerando anche i Mondiali, si nota qualcosa di straordinario: Shi Tingmao comincia a vincere neo 2011 a Shanghai nel trampolino 1 metro, in gara in quei Mondiali senza far parte della squadra nazionale cinese, ma inserita in elenco su raccomandazione speciale del segretario del Partito Comunista di Chongqing, che non avendo altre atlete della sua città abbastanza forti per giocare i Mondiali “impone” Shi Tingmao, dopo colloqui col Governo nazionale (non quello sportivo, proprio quello della Cina), sapendo che questa ragazza è fortissima e non gli farà fare brutta figura, e infatti eccola là trionfante. Shi Tingmao gareggia solo nel sincro a Barcellona 2013, vincendo, e poi si impone in ogni altra gara mondiale e olimpica, individuale e in coppia. In ogni gara, tranne una: trampolino 1 metro ai Mondiali 2015 a Kazan (Russia), quando viene battuta da Tania Cagnotto. E’ l’unica sconfitta di Shi Tingmao nella sua carriera! A 31 anni, appare ancora in grado di battere tutte e non c’è dubbio che punti a Parigi 2024. Dietro di lei l’altra 31enne Wang Han, che appare ancora più “vecchietta” solo perché il suo esordio risale ai Mondiali 2009 a Roma, bronzo nel trampolino 1 metro. La presenza di due 31enni, con Wang Han che torna a disputare l’individuale dopo il ritiro di He Zi, potrebbe far pensare che la Cina non abbia sostitute all’altezza, tanto più che la scelta per Tokyo è stata fatta con qualificazioni nazionali. Ma è anche vero che le giovanissime alle spalle delle due titolari hanno avuto punteggi altissimi e solo l’esperienza e la classe di Shi Tingmao e Wang Han hanno fatto la piccola differenza e già adesso si annuncia una nuova ondata di cinesi in grado di ripetere le imprese delle loro compagne più famose. A Tokyo, detto della Quan Hongchan, di rilievo le prove anche di Chen Yuxi, 16 anni, che oltre all’argento nei 10 m individuali vince l’oro nella piattaforma sincro insieme a Zhang Jiaqi, 17 anni, e il bello è che queste ultime due, rispetto a Quan Hongchan e alle altre che premono alle loro spalle appaiono già “più mature”, e sono ancora minorenni!
RIMPIANTO AZZURRO
Una sola nota in più per il trampolino sincro a proposito delle italiane. Elena Bertocchi e Chiara Pellacani si comportano molto bene, tanto da essere terze prima dell’ultimo tuffo, sia pure con un vantaggio minimo (221,58 contro 220,80) sulle tedesche Hentshel e Punzel, sbagliano il doppio e mezzo indietro carpiato e finiscono settime, probabilmente più per l’emozione che per un reale deficit tecnico, ma la loro prova va elogiata. Quello che rimane come un rimpianto è il fatto che alle spalle delle cinesi la situazione mondiale appare appiattita. Le canadesi Abel e Citrini-Beaulieau sono d’argento con 300,78 punti e la stessa Abel, che sembrava avere via libera a prima avversaria delle cinesi dopo il ritiro della Cagnotto, non riesce nemmeno a salire sul podio, malinconicamente ottava mentre la statunitense Krysta Palmer prende il bronzo. Tania Cagnotto e Francesca Dallapé a Rio furono seconde con 313,83 nel sincro 3 metri e, forse, avrebbero lottato per una medaglia anche a Tokyo. Sì, c’è un po’ di rimpianto, ma l’aspetto più importante è che il resto del mondo sembra essersi fermato. Per quanto riguarda l’Italia, Sarah Jodoin di Maria si ferma a 7 punti dalla finale della piattaforma, Noemi Batki è solo 27ma nei preliminari; Giovanni Tocci e Lorenzo Marsaglia sono sesti nel sincro 3 m; Marsaglia è il secondo degli esclusi nei preliminari del trampolino. Purtroppo, non si riesce a scorgere un futuro roseo nell’immediato.
IL TUFFO IMPOSSIBILE
La conferma che l’oro mancante alla Cina nel settore maschile è stato un gentile regalo ai britannici fatto dagli stessi atleti cinesi e dai giudici la si ha nella piattaforma individuale. Dopo l’oro nel sincro questa gara viene presentata come un attacco di Tom Daley ai Draghi. E si ripercorrono le sue vittorie mondiali nel 2009 e nel 2017. In proposito, giova ricordare, per amore di precisione, che a Roma l’allora 14enne Daley approfittò di una specie di “suicidio di massa” operato dai cinesi Qiu Bo e Zhou Luxin e dall’australiano Matthew Mitcham, campione olimpico l’anno prima a Pechino; e che a Budapest il cinese Chen Aisen, pesantemente penalizzato dai giudici, suscitò sorpresa protestando per i voti dati a lui e a Daley, sorpresa perché gli atleti cinesi (tutti gli atleti, di qualsiasi sport) hanno l’ordine tassativo, da parte di dirigenti e allenatori, di non fare mai polemiche contro arbitri e giudici e di accettare in silenzio anche gli errori più clamorosi. Per arrivare a ignorare questi ordini, che nel sistema cinese sono vere e proprie imposizioni, si può immaginare quanto Chen Aisen fosse furibondo per le decisioni dei giudici. Detto questo, quando si arriva alla gara a Tokyo la realtà viene scoperta nella sua più brutale evidenza: Daley è dietro ai cinesi dai 90 ai 70 punti nei preliminari, dai 50 ai 20 punti in semifinale, di 34,10 da Chen Aisen, oro, e di 32,15 da Yang Jian, argento, in finale. Le distanze sono queste, Daley può solo sperare in gravi errori dei cinesi per vincere e persino voti più alti dei giudici non gli permetterebbero di insidiare i primi due posti. E la reale differenza dovrebbe essere addirittura più consistente, visto che il favorito Yang Jian butta la vittoria con alcuni errori piccoli e banali, ma sufficienti a concedere il minimo vantaggio a Chen Aisen. Il vero valore di Yang Jian lo si nota quando affronta con successo uno dei due tuffi col più alto coefficiente di difficoltà che siano mai stati effettuati, di 4,1, il quadruplo e mezzo in avanti carpiato, contrassegnato dal codice 109B (l’altro è il 409C, quadruplo e mezzo ritornato raggruppato), altri tuffi che sono registrati con coefficienti superiori non sono mai stati tentati finora. Yang Jian lo esegue come sesto e ultimo tuffo e ottiene quattro 9 e tre 9,5 per un punteggio di 112,75, superato il record di Mitcham che a Pechino 2008 ottenne 112,10 punti con il 5255B, doppio e mezzo indietro carpiato con due avvitamenti e mezzo, allora coefficiente di difficoltà 3,8, poi ridotto a 3,6. Il 109B fu eseguito per la prima volta a maggio 2009 a Xian, nelle qualificazioni ai Giochi Nazionali Cinesi, da Li Shixin dal trampolino. Qiu Bo lo eseguì ai Mondiali 2013 a Barcellona prendendo 110,70 punti. Dopo tanto tempo si è rivisto questo tuffo che, nella sua versione raggruppata, 109C, coefficiente 3,7, è stato definito “il tuffo impossibile” dalla stampa inglese, apparentemente ignara del fatto che un tuffo raggruppato non potrà mai essere considerato il più difficile, visto che per ogni raggruppato esiste l’equivalente carpiato che ha un coefficiente di difficoltà più alto, di quasi mezzo punto. Rimane il senso di superiorità dei cinesi, che sia Yang Jian a vincere o Chen Aisen. Il dominio è completato nel trampolino, con Xie Siyi oro e Wang Zongyuan argento che si ripetono in coppia nel sincro, sempre con distacchi di tutta sicurezza sugli avversari. La conclusione è la stessa: se i cinesi non commettono gravi errori e sei i giudici non decidono di assegnare le medaglie ad altre nazioni, per il resto del mondo è notte fonda.
Gennaro Bozza (seconda parte, segue. Foto ansa.it)