Perché ci piace lo sport? Intanto, praticarlo, quando riusciamo, quando il nostro corpo e il nostro tempo ce lo consentono. Perché ci fa bene, ci fa sudare, ci fa sentire certi muscoletti e certe parti di noi che avevamo proprio dimenticato, ci rende indimenticabile la doccia, dopo, a occhi chiusi, con l’acqua che scroscia sul collo, liberatoria. E poi, ci piace guardarlo, perché ci estrania dal lavoro, dai problemi, dalle discussioni, dai dolori, e ci trasporta su una pista, un campo, una piscina, una montagna, un prato.
Perché cancella la parola raccomandazione e mette davvero tutti i contendenti sulla stessa riga, spogliati di etichette e curriculum, con le forze di quel giorno, di quell’ora di quell’istante che decide il risultato. Perché non c’è pronostico, perché, parlando solo degli eventi tennistici dell’ultimo sabato, una pazzerella come Sloane Stephens, recuperata al tennis dopo un grave infortunio, dopo undici mesi di forzato stop, innalzata al trionfo nello Slam di casa, a New York, nel settembre dell’anno scorso, ripersa moralmente dopo mille alti e bassi anche motivazionali, con la sciagurata finale persa a maggio al Roland Gareros, resuscita ancora, al Masters di Singapore fra le migliori 8 del mondo. E addirittura ci riesce due volte: dopo essersi qualificata a sorpresa alle semifinali, va sotto 6-0 2-0 contro Pliskova, ma rovescia totalmente il match raggiungendo la finale.
L’ultima finale importante di questo pazzo, pazzo circuito donne che, per il secondo anno consecutivo, avrà cinque vincitrici diverse nei quattro Majors e alle Finali Wta: quest’anno, Wozniacki agli Australian Open, Halep al Roland Garros, Kerber a Wimbledon, Osaka agli Us Open e una fra Stephens e Svitolina a Singapore, l’anno scorso Serena, Ostapenko, Muguruza, Stephens e Wozniacki. L’equilibrio al vertice è talmente clamoroso che, dal 1972, quand’ha debuttato il Masters donne, quest’alternanza di cinque regine diverse nelle cinque prove principali del circuito si era registrata solo un’altra volta, nel 2005, con Serena, Henin, Venus Williams, Clijsters e Mauresmo. E che dire di Marius Copil, spelacchiato, anonimo 29enne, appena n.93 del mondo, che al massimo è arrivato all’83 nel giugno dell’anno scorso, toccando appena il secondo turno in un solo Slam (agli Australian Open 2015), sconfitto nell’unica finale Atp (quest’anno a Sofia, contro Basic), vittorioso di un titolo di doppio, nel 2015 nella sua Bucarest.
Un giocatore antico, col rovescio a una mano, e un allenatore-amico come l’ex pro Pavel dal braccio d’oro. Ebbene, questo Carneade, che gioca benissimo a tennis, si esalta sulla direttrice servizio-dritto, ma un po’ accusa la pressione, un po’ non ha mai imparato a gestire le situazioni tattiche, un po’ gioca talmente d’istinto che si esalta solo quando le cose vanno velocissime come sul cemento indoor, dopo anni di gavetta nei Challenger, all’Atp di Basilea, ha infilato Lajovic nelle qualificazioni, quindi l’ex grande promessa Usa, Harrison, il picchiatore Cilic, il Next Gen Usa Fritz, quindi anche Sascha Zverev, primo candidato al numero 1 mondiale del dopo Federer-Nadal-Djokovic, e sfida il padrone di casa, Roger Express, alla dodicesima finale consecutiva nel torneo dove faceva il raccattapalle. Col suo metro e 96 e la buona copertura a rete, Copil è un cliente pericoloso, anche se – sulla carta – non dovrebbe sorprendere un fuoriclasse come Federer. Campione di mille varianti anche col passante e di grande reattività nella risposta.
Ma la sua storia è l’ennesima riprova della bellezza dello sport, l’unica oasi davvero democratica nella nostra vita di tutti i giorni, così scandita da bugie, contraffazioni, finzioni, spintarelle, e veri e propri falsi. Nello sport, invece, un’atleta finita come la Stephens può risorgere fino a realizzare i suoi sogni più belli, un povero romeno – né bello, né raccomandato, né spinto da ricchi sponsor -, armato solo della sua racchetta, può trovare il suo momento di grazia, piegare un campione Slam come Cilic e umiliare la presunzione e la monotona testardaggine di un “enfant prodige” come Zverev. Nel mondiale di motoGP, il neo campione mondiale, Marquez, lascia il podio alle redivive Yamaha, nel calcio, la Juventus stellare di Ronaldo, dopo aver pareggiato con il Genoa, soffre contro l’Empoli. E altre ne vedremo, stesi sul nostro sofà, prima della prossima doccia fredda della settimana che verrà.