Nasce a Roma Fulvio Bernardini, giocatore e allenatore che ha attraversato il mondo del calcio italiano del Novecento come un profeta, con un richiamo costante al valore dell’intelligenza, della cultura, dell’ironia, dell’eleganza e dell’integrità morale.
Bernardini è stato in grado di ricoprire tutti i ruoli possibili, dal portiere al centrocampista, prima di diventare il miglior mediano metodista dell’epoca in grado di leggere il gioco con una precisione fuori dal comune. Indossa le maglie della Lazio, dell’Inter e della Roma chiudendo la carriera nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. È alla Roma che “il dottore” (laurea in Economia e Commercio) vive il miglior periodo della carriera come capitano dei giallorossi (286 presenze e 45 reti). In Nazionale colleziona 26 presenze e 3 reti ma perde la chance di diventare Campione del Mondo quando Vittorio Pozzo gli dice: «Lei gioca in modo superiore, direi perfetto. Ciò porta gli altri compagni a trovarsi in soggezione. Dovrei quasi chiederle di giocare meno bene. Mi dica lei come si regolerebbe al mio posto?». E Campione del Mondo, nel suo ruolo, diventerà l’oriundo Luisito Monti.
Diventato allenatore, Bernardini compie due miracoli a distanza di pochi anni; nel 1956 trascina la Fiorentina allo storico scudetto con 12 punti di vantaggio sul Milan e nel 1964 vince con il Bologna lo spareggio scudetto sulla grande Inter di Herrera. Dopo i fallimentari Mondiali del 1974, Artemio Franchi gli affida il compito di ricostruire la Nazionale che regge fino al 1977 indicando come suo successore un certo Enzo Bearzot.
Muore a Roma il 13 gennaio 1984.