“Questa è una squadra straordinaria. Sono felice di farne parte ed essere il capitano mi rende davvero orgoglioso“. Toto Forray inizia così a parlare della Dolomiti Energia Trentino, di cui è regista dal 2011.
Cosa rende speciale l’Aquila Basket (si chiama così la giovane società di Trento: è nata nel 1995), che è arrivata a giocarsi lo scudetto di Serie A nelle ultime due stagioni? I tanti progetti a cui si dedica e coinvolgono il territorio: AquiLab include quelli di alternanza scuola-lavoro e di Dolomiti Energia for no profit (in collaborazione con 15 associazioni), serate con giocatori della prima squadra sui valori del basket e One Team, il programma di responsabilità sociale lanciato da Eurolega.
“Proprio quest’ultimo, a ottobre, ha dato origine a Everybody needs some basket, progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto: appena riesco, cerco di dare il mio contributo” racconta il play, 32 anni.
Di cosa si tratta?
“Ogni sabato, fino ad aprile, si ritrovano in palestra 15 persone, dai ragazzini agli over 50, con disabilità intellettive oppure in recupero da dipendenze o richiedenti asilo. Ma anche studenti di varie età, in modo che possano vivere un’esperienza di inclusione e si confrontino con chi è in difficoltà, compresi gli stranieri che faticano a esprimersi in italiano. Nel gruppo non mancano nemmeno le giocatrici e il coach: è Alessandro Giuliani, direttore di Dolomiti Energia Basketball Academy rivolta ai giovani, cui fanno riferimento una trentina di società, per un totale di 3.000 ragazzi e circa 150 allenatori”.
Qual è l’obiettivo di Everybody needs some basket?
“L’integrazione: lo sport è un mezzo straordinario per unire e condividere. Già One Team aveva dimostrato quanto un pallone contribuisca a migliorare la comunicazione e a moltiplicare i sorrisi: anche quest’anno i partecipanti dimenticano i propri limiti e mettono a disposizione le loro capacità. Ognuno di noi possiede un talento unico, deve soltanto avere l’occasione di sfruttarlo”.
Tu che ruolo ricopri?
“Mi alleno insieme a loro, spero con maggiore frequenza dal 2019: tra campionato e coppa, in questi mesi non mi sono fermato un attimo”.
Com’è l’ambiente?
“Splendido, il tempo vola. Merito del grande entusiasmo: pensa che alcuni lavorano e sono dispiaciutissimi, se non possono venire in palestra. Eppure siamo ai primi rudimenti, nessuno aveva mai tirato a canestro prima: dovremo lavorare sodo, perché a marzo sono in agenda due amichevoli”.
I giocatori ti considerano un esempio: l’insegnamento che cerchi di trasmettere?
“La regola numero uno è divertirsi. La seconda? Diventare una squadra vera, dove nessuno è escluso e tutti si impegnano per un unico obiettivo, senza egoismi. Usciremo a mangiarci una pizza anche per rafforzare lo spirito di gruppo, che poi è il valore aggiunto degli sport come il nostro e insegna a rispettare il prossimo. Poi li incito a tifare i bianconeri: al palazzetto un posto per questi ragazzi di tutte le età, in gamba e coraggiosi, c’è sempre”.