A poche ore dalla sfida di campionato Genoa-Milan, un giovane tifoso rossoblu, Vincenzo Spagnolo di 25 anni, viene accoltellato a morte nei pressi di Marassi. L’omicida è un ragazzo di appena 18 anni, Simone Barbaglia, che all’epoca dei fatti frequentava la curva del Milan soltanto da pochi mesi.
È una delle tante tragedie legate al calcio, non la prima e purtroppo neppure l’ultima. L’elenco è lunghissimo e inizia dal 28 aprile 1963 quando Giuseppe Plaitano, 48enne tifoso della Salernitana, muore in seguito agli scontri tra la polizia e i tifosi nella sfida Salernitana-Potenza. Per un rigore non dato ai granata, i tifosi invadono il campo. La guerriglia coinvolge le due tifoserie e la polizia. Un poliziotto spara in aria e per una tragica fatalità il colpo raggiunge la tribuna dove è seduto il povero Plaitano.
Il 28 ottobre 1979 il destino si accanisce contro Vincenzo Paparelli, tifoso laziale in curva Nord assieme alla moglie. Quando manca un’ora all’inizio della sfida, Paparelli viene colpito a un occhio da un razzo sparato dalla Curva Sud da un tifoso romanista. L’uomo viene trasportato in ospedale, ma non c’è più nulla da fare. Il colpevole è Giovanni Fiorillo, imbianchino disoccupato di 18 anni. Già la sera dell’omicidio si dà alla latitanza fuggendo senza meta per tutta Italia fino aespatriare in Svizzera. Dopo 14 mesi si costituirà alle forze dell’ordine.
Il 2 febbraio 2007 muore l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti, colpito durante gli scontri con i tifosi del Catania durante e dopo il derby siciliano con il Palermo. Il 27 novembre 2011 Gabriele Sandri, tifoso laziale, rimane ucciso in un’area di servizio sull’autostrada A1 nei pressi di Arezzo, dopo un colpo di pistola esploso da un agente di polizia dall’altra parte della careggiata. Sono queste le tragedie simbolo che hanno macchiato le domeniche degli italiani intenti a godersi da sempre lo spettacolo del calcio.