Benvenuti nel momento più bello dell’anno, i playoff Nba. Dove i giocatori più forti del mondo danno il massimo per 48 minuti e non solo per una ventina, se serve, in una estenuante stagione regolare. Dove le difese mostrano davvero i muscoli, sono molto più aggressive e preparate sugli avversari rispetto alla routine. Dove se non sei un duro, fai poca strada o stai a sedere. E’ davvero un’altra pallacanestro, e lo dice uno che apprezza la Nba per tutto l’anno. I playoff sono al secondo turno ma iniziano davvero adesso, dopo una scrematura che ha visto le migliore otto della stagione qualificarsi ai quarti (che da loro sono le semifinali di conference) senza sorprese nel fattore campo. Sono uscite quelle squadre per le quali conquistare il diritto per giocarsi il titolo era il massimo traguardo stagionale come Detroit e Orlando, chi ha pagato la gioventù ma ha un brillante futuro davanti come Brooklyn, chi era oggettivamente inferiore nello scontro diretto come Utah con Houston o magari perché privata del suo miglior giocatore (Indiana senza Oladipo contro Boston) e chi ha talento ma ha avuto problemi tutta la stagione (Okc). E arriviamo alle due squadre che ci stanno più a cuore, i San Antonio Spursdi Marco Belinelli e Ettore Messina e i Los Angeles Clippers di Danilo Gallinari. Non è un caso che l’unica gara 7 sia stata Nuggets-Spurs, sia perché Denver, n.2 del tabellone, era nuovissima nell’impatto coi playoff (la franchigia li mancava da 10 anni e a parte Millsap nessuno li aveva mai giocati da protagonista), ma anche perché Greg Popovich ha compiuto un altro capolavoro portando in quintetto giocatori giovani e poco valutati, come White, Forbes e Poeltl (facendo senza per tutta la stagione di un altro ragazzo in rampa di lancio, DejounteMurray), riuscendo comunque ad arrivare ad un paio di possessi dalla semifinale di conference. Marco Belinelli non è stato splendente, 5 punti di media, zero in gara-7, 37% al tiro. Popovichha il contratto in scadenza e 70 anni. Per quello che ne capisco, non c’è dubbio che resterà. Purtroppo non ha disputato dei grandi playoff neppure Danilo Gallinari: dopo la sua miglior stagione nella Nba, ha giocato da Gallo solo dalla fine del primo quarto di gara-5, quando ormai i Clippers erano sotto 3-1 contro i Warriors campioni. Non si tratta solo di cifre, comunque positive (19.8 punti di media anche se solo col 30% da tre) ma di impatto, in attacco e soprattutto in difesa. Gallinari è stato protagonista del grande finale di stagione di Los Angeles, quando la squadra ha decollato dopo aver ceduto il suo miglior realizzatore, Tobias Harris, ma non è stato pronto ad alzare il suo livello nei playoff, pagando probabilmente il fatto di averne disputati pochi in carriera, solo 12 partite prima dell’impatto coi Warriors. Non è un caso, che uno dei primi “rumor”seguenti all’eliminazione riguardassela possibilità che i Clippers cerchino di mettere sul mercato Gallinarisubito, prima che nel 2020 scada il suo contratto. I Clippers hanno comunque disputato una grande stagione, considerando che Rivers ha lanciato trestarter, Shamet di 22 anni, Gilgeous-Alexander di 20 e Harrell di 25. In realtà, ci sarebbe stato anche il quarto, Ivica Zubac, centro croato di 22 anni, che ha perso il posto in quintetto a metà playoff. Quando si dice che nella “post season” si gioca un’altra pallacanestro, significa che molti non hanno l’intensità per fare la differenza. E’ curioso come molti di questi giocatori esclusi dopo una buona stagione siano europei: Zubac, Hernangomez di Denver, Kurucs di Brooklyn, lo stesso Bertans lasciato in panchina da Popovich nelle ultime due gare contro Denver.
Ma, nel primo turno dei playoff 2019 è nata definitivamente una stella, ed è europea: Nikola Jokic. Definito da Popovich semplicemente “meraviglioso”.Il centro serbo dei Nuggets, 2.13, 24 anni, ha chiuso il primo turno con 23 punti, 12.1 rimbalzi e 9.1 assist di media. Le sue qualità di passatore fanno di Denver la squadra che, parole ancora di Popovich, muove meglio la palla alla pari dei Golden State. Anche in questo caso, mi esalta (su questo sono fissato, lo so) il fatto che i migliori tre realizzatori di Denver nei playoff, Jokic, Harris e Murray, combinino solo 70 anni in tre. Ma c’è un altro giocatore che non è americano e che uscirà da questi playoff con le stigmate della stella: il camerunese Pascal Siakam dei Toronto Raptors, una filiforme ala di 2.06 che sa fare tuttocon intensità.
Cosa accadrà adesso che le migliori 8 squadre del miglior campionato al mondo si affronteranno per il titolo? Premessa, faccio un po’ il tifo per Denver perché mi diverto tantissimo a vederli giocare, ma credo che Portland sia la squadra meno considerata e, quindi, pericolosa non solo per la presenza di una stella come Lillard:sono al sesto anno consecutivo di playoff e un po’ la lezione l’hanno imparata. Credo che Denver sia favorita, ma i Trail Blazers hanno tutto stavolta per andare in finale di conference come non accade dal famoso 3-4 contro i Lakers nel Duemila.
Tutti dicono che Golden State-Houston è la vera finale Ovest anticipata. E che i Rockets possono vincere. Può darsi. Ma i Warriors, se sono sul pezzo in difesa, cosa che non è sempre accaduto coi Clippers, non sono battibili, anche se la caviglia di Curry preoccupa quanto l’assenza di Cousins. Coach Snyder, a Utah, ha mostrato come si possa mettere in difficoltà Hardenmarcandolo quasi da “dietro”, a sinistra, impedendogli lo step-back prima del tiro. In gara uno, i difensori dei Warriors hanno un po’ esagerato a invadere il cilindro dell’attaccante e D’Antoni e la sua stella si sono lamentati. A Houston gli arbitraggi saranno diversi probabilmente, ma i campioni sono favoriti anche se sarà durissima. E ovvio che speri che Mike D’Antoni faccia strada anche se l’estremizzazione dei suoi concetti offensivi alla lunga mi sta annoiando un po’.
A Est, i Celtics sono decollati da quando Hayward è tornato il giocatore pre-operazione visto a Utah, in gara-1 hanno dominato i Milwaukee Bucks e l’impressione è stata che se Boston non avesse avuto tanti problemi a inizio stagione, probabilmente avrebbe chiuso ben più in alto. Sono la squadra più carica del momento e Irving è una delle stelle più brillanti della Nba. I Buckshanno il potenziale mvp stagionale, Antetokounmpo ma voto Celtics in finale. Rognosa la sfida tra Toronto e Philadelphia: i Sixers hanno voluto drammaticamente accelerare la corsa verso l’eccellenza aggiungendo durante la stagione due giocatori importanti come Harris e Butler e la cosa, nei playoff, può esplodere o scoppiare. La salute di Embid e la particolarità di Simmons nel gioco contemporaneo (16.7punti di media nei playoff senza un solo tiro da tre) restano la chiave del successo. Toronto, che s’è rinforzata in corsa ma con risultati per ora modesti con Marc Gasol, appare più stabile. Certo non è il massimo avere la grande stelle, Leonard, pronta già a fare le valigie dopo una sola stagione. Dico finali Golden State-Denver e Toronto-Boston. Salvo errori ed omissioni. Chi non fa i pronostici, non sbaglia mai.