La rivista Forbes ha recentemente analizzato i guadagni di Sinner, stimandoli per il 2023 in un totale di 38,4 milioni di dollari (al lordo delle tasse e delle commissioni per gli agenti), 13,4 milioni dei quali in premi e altri 25 milioni da sponsorizzazioni. La cifra andrebbe peraltro ritoccata al rialzo per effetto degli introiti indiretti connessi a royalties, presenze a eventi e qualsiasi altra opportunità che l’ottimo staff del ragazzo altoatesino ritenga coerente con la strategia di marketing di quello che ormai è un marchio internazionale riconosciuto.
Ma la deflagrazione del Tennis come fenomeno di discussione di massa generato dai successi di questo giovane tennista italiano sta producendo, oltre a un incremento esponenziale dei ragazzi iscritti alle scuole tennis, una serie cospicua e in gran parte imprevista di effetti economici collaterali. Alcuni leciti, altri meno, certi addirittura comici. In questa breve serie di articoli ci occuperemo quindi del lato meno conosciuto della faccenda Tennis, quello legato al business.
Iniziamo dal fenomeno meno quantificabile, quello relativo agli effetti dell’immagine del tutto positiva costruita con indubbia perizia intorno al giovane campione, e che senza dubbio trova nel suo carattere naturale il più importante degli elementi. Gentile, educato, mai una parola fuori posto e mai un atteggiamento sopra le righe, Sinner vince. Vince tantissimo, e quindi come comprensibile attira l’attenzione di investitori commerciali, a partire dalla Nike che scommette su di lui in maniera consistente da subito, vincendo una scommessa molto migliore di quella (ne parleremo in un’altra occasione) legata alla maglia della nazionale di calcio tedesca. Il fatto è che le vittorie di Sinner, il suo modo di porsi, il trionfo di Davis e la straordinaria nidiata di giocatori magari non bravi quanto lui ma allineati sul medesimo modo di porre sé stessi e lo sport che vanno a occupare ben otto dei primi cento posti in classifica, fanno da detonatore per un’accelerazione di interesse mai vista prima. Al punto che è niente meno che la nazionale di calcio, come osservato da alcuni giornalisti attenti, si trova nella condizione di dover rincorrere Sinner a Miami, dove sta per vincere il torneo, per aumentare l’interesse intorno alla propria modesta tournée americana. È un ribaltamento dei ruoli impensabile solo a pochi anni fa, e che si sposa perfettamente con lo spirito dei tempi; il paragone fra la squadra di Davis e quello del Calcio è addirittura impietoso, belli educati e vincenti i primi, persi fra tatuaggi improponibili, atteggiamenti discutibili e risultati quasi inguardabili i secondi.
E il business, naturalmente, fiuta subito l’opportunità. Tutto quello che riguarda il tennis oggi va bene, fa immagine e soprattutto fa vendere. E se non ci si arriva coi contratti, l’arguzia di marketing aiuta ad accaparrarsi anche una fettina di quel benessere generato dalla giovane racchetta azzurra. È il Sinner Sounding, che come l’Italian Sounding del prodotto italiano all’estero vince e convince (l’acquirente).
L’ultimo settore in ordine di tempo a salire sul carro del vincitore tennistico è il Cinema. Accade quindi che Luca Guadagnino ambienti il suo nuovo film Challengers in un contesto tennistico, ripercorrendo (si spera con maggior fortuna) la strada del precedente Wimbledon con gli spaesati Kirsten Dunst e Paul Bettany. E lo fa schierando niente meno che Zendaya, la Top Model del momento, reduce da Dune II e non a caso fotografata a Monte-Carlo durante l’ultimo Rolex-Masters.
Prima di tutti, ovviamente, sul piatto ricco del tennis si è avventata la Televisione, sotto forma di ospitate e inviti. Rapido ed efficace Fabio Fazio preda un giovane Jannik Sinner giusto prima che diventi irraggiungibile. A farne le spese, tempo dopo, è la televisione di Stato che incassa per indiretta conduzione di Amadeus il più scontato dei rifiuti in quel di Sanremo 2024, giusto prima di un “mille” vinto a Rotterdam grazie proprio a concentrazione e focus sull’impegno sportivo.
La Moda interpreta in chiave prêt-a-porter la tendenza in atto. Vogue Italia anticipa il trend già nel 2022 con Sofia Gnoli che propone “Uno sguardo all’influenza duratura del tennis sulla moda”, mentre Margherita Ceci poche settimane fa suggerisce su Io Donna “come indossare la gonna da tennis in città”. Ma per chi volesse approfondire la storica relazione fra il tennis e l’eleganza femminile c’è grande materiale, con Storie meravigliose come quella del pizzo trasgressivo e involontario della scandalosa Gussie Moran a Wimbledon nel 1949, e del suo sfortunato stilista Ted Tinling.
E il mondo della Finanza segue a ruota la Moda. Addirittura, il Financial Times si avventura in una pericolosissima disamina in chiave tennistica delle attitudini all’investimento sui mercati finanziari: In “what tennis can teach investors about risk and return” Howard Marks spiega che “esiste il rischio di assumersi un rischio troppo piccolo. Un modo per capirlo meglio è guardare al tennis, che offre molti paragoni adatti agli investimenti. Come si è visto nei tornei del Grande Slam, i tennisti devono correre qualche rischio se sperano di avere successo. Se nessuno dei tuoi servizi esce fuori dall’area del servizio, probabilmente stai giocando con troppa cautela per vincere. Ma se provi a tirare colpi che non riesci a controllare completamente, puoi superare te stesso. La chiave è avere un rapporto favorevole tra colpi vincenti e colpi perdenti. Né massimizzare i primi né minimizzare i secondi è necessariamente sufficiente. È tutto in bilico”. Roba da far impallidire anche Warren Buffet.
Si potrebbe continuare a lungo. Fra molte curiosità, senz’altro da citare il cospicuo proliferare di ragazzi coi capelli rossi nei commercial di molti marchi di abbigliamento, sportivo e non. Li trovate spuntare fra i capicolli di un noto produttore italiano, o ancora più maliziosamente nei cataloghi di un gigantesco retailer sportivo; pare esser sbucata dal nulla un’intera generazione di modelli ventenni alti intorno al metro e ottantotto, del peso di circa settantasei chili e dagli inconfondibili capelli rossi ricci. Biologicamente improbabile, ma non impossibile.
Molto più interessante, forse, l’utilizzo del tennis in un campo ad alta frequentazione di discussioni, quello dell’Intelligenza Artificiale. Le tecnologie di rilevazione e analisi delle immagini per la determinazione della posizione della pallina in campo (i nipoti dell’obsoleto Hawk-Eye) sono infatti prese come riferimento per gli studi sugli effetti dell’interazione fra uomo e macchina per le future sovrapposizioni nei lavori del terzo millennio (direi, con esito non molto gradito ai Giudici di Linea).
Ma questa è un’altra Storia.
Resta il fatto che il Sinner Sounding fattura, e che per questo motivo siamo destinati a vederlo proliferare ancora per un po’, nella speranza che rimanga attiva l’unica fiamma che alimenta questo genere di interesse: quella delle vittorie sportive.
Nei prossimi articoli però torneremo più vicini al mondo reale, distante dai grandi marchi e vicini al cuore del movimento sportivo. Ci occuperemo di redditività della gestione sportiva, come quella dei circoli, aiutando a comprendere se aprire un campo da tennis abbia senso come investimento (la risposta è ovviamente sì, ma con delle accortezze determinanti). E poi vedremo se davvero di tennis si può vivere, confrontando alternative a volte sconosciute e rendendo chiaro l’impegno finanziario richiesto a un circolo o a una famiglia che vogliono sostenere un giovane atleta promettente. Perché diventare un Pro del tennis che guadagna più di quanto deve spendere è statisticamente più difficile che sostentarsi vivendo di … missioni spaziali!
Sempre che Jannik Sinner continui a vincere…