Il Daily Mail l’aveva anticipato: a Serena daranno una testa di serie che le eviti di incontrare un’altra testa di serie nei primi due turni, in considerazione dei sette successi ai Championships e del post-gravidanza che le ha concesso, da settembre, quando ha messo alla luce la sua Alexis Olympia Ohanian Jr., di giocare appena tre tornei e sette partite. Poi, quando l’All England Club Committee ha assegnato alla regina di 23 Slam la testa di serie numero 25, il collega Mike Dickson, veterano del tennis che risiede proprio a un passo dal torneo più famoso del mondo, ha commentato: “Wimbledon è venuta fuori con un classico compromesso inglese, ha riconosciuto a mezza strada che Serena Williams è una delle favorite per i Championships”.
E’ il modo più corretto per definire la promozione a metà della più vincente atleta afroamericana di sempre, 36enne, appena 183 della classifica Wta e quindi non legittimata a una testa di serie se non dalle leggi speciali che il torneo si è sempre auto-riconosciuto, in virtù della specificità della superficie in erba. Leggi, rules, come dicono nella seconda patria del diritto, che avrebbero tranquillamente concesso di andare più in là e di promuovere Serena fra le prime dieci, come meriterebbe per lignaggio e in considerazione delle rivali odierne.
L’All England Club voleva anche stabilire un punto di legittimità in materia di femminismo, anticipando le prossime variazioni di regolamento del Wta Tour in merito alla gravidanza delle atlete. Perché, a oggi, non viene considerata ala stregua di un infortunio, e quindi non consente alle giocatrici di rientrare sul circuito con la classifica protetta.
Resta il fatto che, al di là della lunga esperienza sui prati di Wimbledon, e dei sette trionfi (pur avendo disertato il 2017), Serena si è aggiudicata le ultime due edizioni alle quali ha partecipato, nel 2015 e 2016. Assegnarle il numero 25 fra le teste di serie significa comunque esporla nel terzo turno al confronto con una giocatrice compresa fra le teste di serie da 1 a 8. La giustizia ingiusta, ma formalmente inattaccabile. Risulta comunque più accorta di quella che aveva già attuato a maggio il Roland Garros, dove Serena si è ritirata prima di affrontare Maria Sharapova per un problema ai muscoli pettorali. Mentre gli US Open hanno già annunciato che assegneranno comunque a Serena una testa di serie.
Giustizia? Infischiandosene di qualsiasi altra regola fuori dell’All England Club, Wimbledon ha promosso del resto l’otto volte campione Roger Federer alla testa di serie numero uno, anche se è appena ridisceso al numero due della classifica mondiale a beneficio del rivale di sempre Rafa Nadal, che invece sarà il numero due del tabellone. Cosa cambia fra le prime due teste di serie? Assolutamente niente, ma formalmente al re viene riconosciuto il diritto di aprire le danze alle 14 locali, di lunedì.
Giustizia? La prima esclusa dalle teste di serie, la numero 32 del mondo, Dominika Cibulkova, protesta: “Non penso che fosse la cosa giusta da fare, penso proprio che non sia corretto”. Anche perché, a parte Serena, l’All England Club, ha assegnato tutte le altre teste di serie seguendo fedelmente la classifica, che, curiosamente, mette ai primi quattro posti le ultime vincitrici Slam: Halep, numero 1, ha appena vinto Parigi, Caroline Wozniacki, 2, ha firmato gli Australian Open, Garbine Muguruza, 3, è la regina uscente di Wimbledon, Sloane Stephens, 4, è la campionessa degli ultimi US Open.
Forse Wimbledon voleva anche preservare il record: mai nessuna si è imposta ai Championships senza essere testa di serie. Mentre fra gli uomini è successo due volte: Boris Becker nel 1985 e Goran Ivanisevic nel 2001. Di certo, nella testa di una campionessa come Serena tutto ciò rappresenta una motivazione in più. Guardando poi davanti a sé la rivale di sempre Maria Sharapova accreditata della testa di serie numero 24, la minore delle sorellone Williams troverà altri stimoli per superare altre montagne. Del resto, comunque, prima o poi, deve affrontare le più forti, e sempre sette avversarie deve battere se vuole vincere il titolo.
Vincenzo Martucci
(tratto da federtennis.it)