Bloooog!
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La Roma di Mourinho è triste ed enigmatica come lo spot dell’Esselunga. E’ la pesca osservata con lo sguardo perduto e melanconico della bambina che rimbalza da un genitore all’altro. E’ un precipitare di rapporti, affetti, sentimenti, certezze, proprio come accade in una coppia separata, è la dimostrazione di un idillio che non c’è più, sparito dopo un fiume di chiacchiere, battaglie contro i mulini a vento e soprattutto una sequenza di risultati – l’unica cosa davvero reale e concreta – disarmanti. Anzi, siamo precisi, addirittura umilianti i 4 gol presi dal Genoa, i 5 punti appena ottenuti in 6 partite (mai così male la Roma nell’apoca dei tre punti, mai così male Mourinho stesso), l’inquietante 16° posto in classifica ai bordi della zona retrocessione.
Nel momento in cui la Roma raggiunge il vertice, il climax del romanismo – 2021 arriva Mourinho, 2022 arriva Dybala, 2023 arriva Lukaku – con l’atterraggio del centravantone conteso da mezza Europa sulla folla festante a Ciampino, l’aereo pilotato dal presidente-comandante Thomas Friedkin in persona, in quel momento stesso la Roma comincia a regredire e fare come il gambero, andare all’indietro. Invece di esplodere, implode. Invece di avvicinarsi allo scudetto, praticamente un tabù, si avvicina alla coda.
Qui non si fanno disamine tecniche e tattiche – può esserci qualcosa che funziona nella Roma di oggi? – si constata solo come il Re sia ormai rimasto nudo, José Mourinho completamente deprivato della sua formidabile corazza, della sua esuberanza, arroganza, antipatia, della straordinaria e ossessiva capacità di lamentare alibi e scuse. Dybala purtroppo stasera aveva una zia che non stava bene… Qui oggi, purtroppo, non c’è nemmeno un Taylor da passare subito per le armi in garage dopo la partita.