Milano ha vinto tre delle prime quattro partite giocate in Eurolega. Non era mai accaduto da quando Armani disputa il campionato dell’elite continentale. Ed erano secoli che l’Olimpia non conquistava un successo prestigioso in trasferta contro una big d’Europa, come contro l’Olympiacos al Pireo. Al di la di questi dati molto positivi ma altrettanto parziali, siamo solo alla quarta giornata, la cosa davvero interessante è che Milano quest’anno “gioca bene”. Concetto vago, ammetto. Significa, più o meno, essere solidi e ispirati, avere grandi solisti e un leader ma che giocano per la squadra, far divertire con un attacco condiviso e brillante e difendere.
E, soprattutto, riuscire ad essere performanti per periodi molto più estesi ed in situazioni differenti della partita. Quante volte, nelle ultime stagioni italiane, Milano ha dato l’idea di vincere per lo strapotere del suo roster e la consunzione degli avversari? Tanto è vero che poi, in Europa, dove affrontava squadre molto più attrezzate, ha disputato annate negative. L’Armani oggi sembra aver davvero svoltato, e non lo diciamo per le tre vittorie su quattro gare. Poteva essere una in meno, se il Khimki non avesse commesso un fallo assurdo a 3” dalla fine, fallendo poi anche il tap-in del possibile successo. Sarebbero state addirittura quattro su quattro se col Real Madrid non fosse sfuggita dopo un primo tempo eccellente ed un complicato recupero nell’ultimo quarto.
E’ difficile spiegare questa differenza col passato con i numeri viste le poche partite disputate anche se è evidente che la luce accesa da Mike James, 20 punti e 6 assist di media, non s’era mai vista in anni recenti all’Olimpia. Basta probabilmente per svelare l’arcano: in estrema sintesi, Milano tira più volte da tre punti rispetto alla passata stagione con la stessa efficacia, ma la vera differenza è in difesa dove concede molto di meno nel tiro da due punti, cioè in contropiede e in area. Con un attacco tanto brillante, essere più solidi nella propria metà campo è l’uovo di colombo per raggiungere l’eccellenza.
Vedo, anche, di più la pallacanestro di Simone Pianigiani in difesa e nella gestione delle rotazioni della squadra. Ha dato una chiara indicazione di chi siano i big three, James, Micov e Nedovic in campo oltre 30’ di media, utilizzando otto giocatori più di un quarto a gara. La passata stagione le gerarchie erano meno evidenti, con minutaggi più diffusi e leadership meno riconoscibili, tanto è vero che lo scudetto arrivò accorciando sensibilmente la squadra. Mi torna in mente la Siena di Pianigiani, dominante in Italia e arrivata due volte alle Final Four di Eurolega. Soprattutto quella del 2008 a Madrid, con un capo giocatore, Terrell McIntyre oltre 30’, Eze e Lavrinovic a divedersi i minuti sotto canestro, e Stonerook, Sato e Thornton a sistemare i vari quintetti. Momenti di basket fantastici, che oggi si preferiscono non ricordare per i procedimenti penali che hanno portato alla morte della società dell’era Montepaschi, quando Siena sapeva esprimere in Europa un livello qualitativo di pallacanestro mai più raggiunto. Da questa Milano, però, una speranza arriva.
Dopo la miglior partenza di sempre, adesso può arrivare il consolidamento. Il calendario propone altre due gare in casa: una da vincere contro Efes e l’altra col Cska, possibile se affrontata con lo spirito visto col Real. Poi una trasferta abbordabile a Istanbul, a casa del Darrusafaka. Nulla è facile in Europa ma bisogna capire che certi treni in Eurolega passano una volta sola. Purtroppo Nedovic s’è fermato, ma c’è Jerrells da recuperare in pieno, forse il giocatore più difficile da inserire in un settore dove anche Bertans sta producendo minuti di altissima qualità. Resta poco spazio per gli italiani, un peccato più per Della Valle (finora 7’ di media) che per Cinciarini che è già pronto a un ruolo alla Carraretto, sempre per citare Siena, cioè pronto se serve. Dispiace per la Nazionale, del resto Burns che aveva rivitalizzato l’azzurro nelle prime “finestre” delle qualificazioni mondiali, è stato utilizzato 2’ in 4 partite in Europa. Ma quello che sta offrendo l’Olimpia, in questo inizio di stagione, è davvero da top club continentale. Bisogna goderselo senza troppi se e ma sperando che duri tutta la stagione, quando il rapporto gare in casa-fuori casa si ribalterà a sfavore dei milanesi.
E c’è un’altra squadra che sta percorrendo un cammino simile a Milano in campionato e in coppa: la Reyer Venezia. E’ imbattuta in serie A e in Champions League. Anche l’Umana non aveva mai cominciato la coppa con tre successi consecutivi e se è evidente che il livello è nettamente inferiore a quello di Eurolega, comunque un inizio così ha un significato in anni nei quali le nostre squadre in Europa hanno quasi sempre deluso (quarta coppetta esclusa…). Anche Venezia, come Milano, è di fronte ad una settimana cruciale: affronta Tenerife, imbattuta come lei, squadra più che discreta, con una identità, che ha iniziato bene nella Acb. Ma, soprattutto, chiude un momento di tre gare casalinghe su quattro, che diventerà quattro su sei, nella quale non deve sbagliare un colpo per fare strada davvero. Non si tratta di qualificarsi ai playoff di Champions, passano 4 squadre su 8 e ci mancherebbe altro quest’anno, quanto di stare al vertice e giocarsela fino in fondo come la qualità della Reyer impone. Credo che il 4-0 in campionato di Milano e Venezia vada letto in modo molto più ampio ed acquisti valore con la buona partenza europea delle due squadre. Che alla fine si giocheranno loro lo scudetto sembrerebbe un pronostico piuttosto facile, oggi. Riuscirci splendendo anche in Europa avrebbe un significato infinitamente più grande per tutto il basket italiano.
[…] Superbasket.it a cura di Luca […]