Ci si aspettava il doppio: con la nuova formula di coppa Davis, con tre soli match al meglio di tre set, sembrava quello l’ago della bilancia delle sfide sulla via della fase finale della prossima settimana a Madrid. Si pensava peraltro che avrebbero fatto la voce grossa gli specialisti perché, a caldo, subito dopo i primi due singolari, i protagonisti di cartello avrebbero evitato un immediato surplus psico-fisico.
Invece, nel raggruppamento al Pala Alpitour di Torino stanno spiccando i singolaristi numeri 2, quelli che aprono le contese, magari con una classifica anonima (eufemismo), spesso con tanti punti interrogativi e buchi neri in carriere non decollate, che vivacchiano in un limbo indecifrabile.
Sulle ali del suo successo, la Croazia ha così incassato un 3-0 insperato.
Così, ieri, un altro 22enne, l’ungherese Zsombor Piros, sceso al 359 della classifica, ha fatto un altro sgambetto all’Australia, rimontando nel derby dei numeri 2 il veterano John Millman per 4-6 6-4 6-3. “Stanotte non sono riuscito a dormire, ero troppo eccitato di giocare a un livello così alto di Davis, è stata dura gestire le emozioni, mi sono rilassato solo a metà secondo set, mi sono anche incrampato un braccio, non riuscivo a servire”.
Piros gioca anche meglio di Gojo, ma ha un evidente limite di peso: il papà allenatore (Attila) non è riuscito a risolverlo e così il talento di Budapest, campione agli Australian Open e star under 18, ha sofferto una dura transizione sul circuito ATP, con qualche vittoria qua e là, senza però trovare continuità. “Sinceramente pensavo che il mio apprendistato pro sarebbe stato più facile e non così lungo. Ho avuto qualche infortunio e altri incidenti di percorso, le cose non sono andate come previsto. Solo adesso a dire la verità sento di nuovo quel, fiducia e quel fuoco dentro di cinque anni fa. Direi che sono di nuovo sulla strada giusta”
Ieri sera un altro non-protagonista si è conquistato una fetta di gloria mettendo alle corde per tutto il primo set Lorenzo Sonego, a dispetto della classifica: lui, il semi-sconosciuto Nicolas Mejia, appena 275 del mondo che strappa legittimamente il tie-break al numero 27, campione di due titoli ATP e semifinalista quest’anno a Roma. Col suo solido gioco da fondo, velocità e anche variazioni (palle corte e discese a rete in contro-tempo), il 21enne di Bogotà si prende la scena dopo una stagione fra tornei Futures e Challenger con gli acuti delle finali perse a Salinas ed Orlando partendo dalle qualificazioni ed un solo match sul palcoscenico ATP Tour, perso peraltro nel primo turno di Los Cabos.
Alla distanza cede, mentre Sonego è solido e chiude per 6-4 6-2, ma la prestazione gli darà fiducia.
“Ho dimostrato a me stesso che posso esprimere questo livello: il mio gioco è lì, la mia parte fisica è lì, l’atteggiamento è fantastico, mentalmente devo continuare a migliorare come ho fatto nelle ultime due settimane e mesi. Oggi la mia classifica è 275 al mondo. Per entrare nei 100 devo giocare come nel primo set giorno dopo giorno, settimana dopo settimana”.
Il bicchiere, malgrado la sconfitta è mezzo pieno: “Sono solo molto triste di non essere stato in grado di dare questo punto alla Colombia ma sono orgoglioso di aver lasciato in campo tutto quello che avevo. Adoro giocare per la Colombia e impegnarmi allo stremo è il minimo che posso fare. Non ho avuto la possibilità di giocare con molti giocatori di questo livello. Per capire qual è il mio livello. Ora devo solo continuare a lavorare e migliorare e spero che contro gli Stati Uniti avrò la vittoria”.
Gojo, Piros e Mejia non dimenticheranno facilmente Torino, e Torino loro.
Vincenzo Martucci (testo e foto tratti da supertennis.tv)