Bloooog!
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Era il calciomercato fatto persona. E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano, Mino Raiola, uno dei più potenti, ricchi e sicuramente il più famoso e discusso dei procuratori sportivi. La sua morte, dopo i falsi annunci dei giorni scorsi, è stata stavolta resa nota dalla sua stessa famiglia sui social network.
Raiola era nato 54 anni fa a Nocera Inferiore, la sua famiglia era emigrata in Olanda con lui piccolissimo. Da Mino ragazzo farà il cameriere nel ristorante di famiglia ad Haarlem.
Comincia a praticare il calcio fin da subito come allenatore e dirigente del settore giovanile dell’Haarlem, e da lì inizia a frequentare i calciatori, soprattutto quelli che poi diventeranno campioni. Non è certo il primo procuratore della storia del calcio, ma lui iperprofessionalizza e in seguito addirittura industrializza il mestiere di manager. Diventando un personaggio chiave nel calcio di oggi. Raiola molto velocemente arriverà a fare, dagli anni 90 in poi, il procuratore per i più grandi, cominciando con Brian Roy al Foggia per poi proseguire con Bergkamp, Jonk, Nedved, Ibrahimovic, Robinho, Balotelli, Pogba, fino a Mkhitaryan, Verratti, Matuidi, De Ligt, Kean, Manolas, Romagnoli, Lozano, Donnarumma, Haaland e centinaia di altri ancora. Una bella fetta dello star system del calcio nelle sue mani.
Spregiudicato, sempre in prima linea, protagonista, mai nell’ombra, capace di scontri feroci con i dirigenti, ha fatto straordinariamente gli interessi dei suoi assistititi – per questo era così ricercato e ambito – e anche i suoi personali. Poliglotta, amico e confidente dei campioni – particolarmente fin dalla più giovane età, Ibrahimovic, in cui si intravedono gli stessi spigoli caratteriali – le mediazioni lo avevano reso ricchissimo, la rivista Forbes gli attribuiva solo nel 2020 84 milioni di dollari di incassi.
Insomma un uomo da scontro diretto, ma ben presto anche di potere a sua volta. Con entrature e rapporti fortissimi dentro i club stessi, a cominciare da Milan e Juventus in Italia. Pogba, suo assistito, arrivò alla Juve dal Manchester United a parametro zero (2012) e ripartì (2016) sempre per il Manchester United per 105 milioni, di cui 27 per la sua mediazione. Sempre in tv e sui giornali, titoli cubitali, polemico, diretto e senza peli sulla lingua, Mino Raiola da umile comparsa nel calcio era diventato una vera e propria superstar del football mondiale. Nel 2016 il prestigioso Financial Times gli dedicò un servizio lunghissimo sul suo magazine.
Con Raiola e tanti altri procuratori diventati potenti come lui, il mestiere di agente è diventato centrale nel mondo del calcio. Sono i personaggi che di fatto gestiscono in prima persona il mercato dei calciatori, sostituendosi ai vecchi direttori sportivi di una volta. Di fatto una bella fetta di potere si sposta nelle loro mani e addirittura sono loro, i grandi procuratori come Raiola, Mendes, Barnett, a gestire di fatto il “cartellino” stesso dei giocatori, sostenendoli fin dalla giovanissima età e fino a formare vere e proprie scuderie di calciatori, la cui gestione diventa globale.
Lo strapotere economico, commerciale e politico dei procuratori è oggi considerato uno dei problemi più grandi del calcio internazionale. I procuratori oggi inghiottono una parte importante e a questo punto anche parecchio eccessiva della ricchezza del calcio. Nel 2020 Raiola aveva guadagnato 84 milioni di euro in commissioni, Mendes, il procuratore di Ronaldo, 104, e Barnett – l’uomo forte del calcio anglosassone – addirittura 142. La Fifa ha calcolato che nel 2021 444,7 milioni di euro sono finiti nelle tasche dei procuratori, negli gli ultimi dieci di calciomercato mondiale addirittura il costo delle mediazioni è stato di 3,1 miliardi. Una quantità immensa di denaro, con tutto quello di discutibile che può esserci dentro.
Fabrizio Bocca