Poche ore fa è stato annunciato il protocollo della prossima America’s Cup, che si presenta con molti punti di rottura con il passato. Le barche innanzitutto, non più catamarani ma un ritorno al più classico monoscafo, da 75 piedi di lunghezza anche se dotato di tutte le più moderne diavolerie, quali, si presume, canting keel e forse foils, da costruire obbligatoriamente nella nazione sfidante.
Di queste barche se ne potranno costruire ora due e non più una sola, ma non si permetterà ai challenger di farle navigare contemporaneamente, mentre il defender potrà farlo ma non si potrà confrontare come in passato con i challenger dopo la regata di Natale del 2020.
Viene anche reintrodotta la regola della nazionalità, almeno 3 su un equipaggio di 10/12 persone, mentre le altre dovranno essere residenti per almeno 360 giorni su due anni.
Inoltre i diritti televisivi e di immagine saranno distribuiti gratuitamente a chi ne farà richiesta e tutta la tecnologia per le riprese probabilmente verrà mutuata dalla AC appena disputata
Sono cambiamenti molto radicali ma, se vogliamo, sono anche un ritorno al passato ed allo spirito del deed of gift, che Russel Coutts ed Ellison avevano stravolto nel tentativo di abbassare i costi ed aumentare il numero dei partecipanti. Se, però, quello che si sente è vero, non ce ne sarà bisogno questa volta, visto l’entusiasmo che questi cambiamenti hanno portato nella intera comunità velica internazionale
Certo, torneranno dei velisti un po’ più classici, bisognerà vedere se si andranno ancora a cercare i campioncini del Nacra e del 49er. Anche se non facciamoci molte illusioni, vista la velocità di questi, il match race tradizionale andrà comunque un po’ perso, si sacrificherà un po’ di manovrabilità per avere più prestazione, e le vele di poppa saranno al massimo un Code 0, come sui cat.
Tommaso Chieffi