Abbiamo sognato per anni di vedere un tennista italiano competitivo nel gioco moderno, magari non esaltante, ma solido, reattivo, resiliente, come gli ultimi gladiatori della racchetta, Rafa Nadal e Novak Djokovic. Per i 184 minuti della appassionante finale di Vienna l’abbiamo trovato una volta di più e siamo rimasti incollati al divano ad ammirare il nostro Jannik Sinner. Che pure, come prima lingua e come primi pensieri, è tedesco perché è altoatesino e l’abbiamo strappato al Tirolo e alle montagne dove sciava con profitto.
MENTALITA’
Del resto, nello sport moderno servono soprattutto forza e serietà, qualità proprie della sua gente. Come ricorda sempre lui, il ragazzo di San Candido educato e rispettoso: “Grazie soprattutto alla mia famiglia”. L’esempio di costanza e determinazione, spirito di sacrificio e coraggio, fisico e serietà, continuità ed umiltà, e testa, tanta, tantissima testa. “Mentalità” sottolinea il 22enne che sta stupendo, da un anno in qua, per gli enormi progressi tecno-tattici e fisici, issandosi così al numero 4 del mondo, qualificandosi per le ATP Finals di Torino e colmando il divario coi primi, per ultimo Daniil Medvedev, il Kraken del tennis col quale aveva perso 6 volte su 6 ma che ha appena battuto le ultime due, a Pechino e a Vienna. Estenuandolo, sorprendendolo, anticipandolo, costringendolo all’errore, rendendoci orgogliosi di tanta determinazione e perseveranza.
VALANGA DI NUMERI
Giustamente, Jannik sottolinea che gioca per sé non per la storia. Ma 10 sono i titoli vinti (3 ko) a eguagliare il record italico di Adriano Panatta e 56 le partite vinte in una stagione (sempre record nazionale). Sono 4 gli urrà personali di quest’anno, 184 i minuti per domare il russo dalle interminabili gambe e braccia per 7-6 4-6 6-3. Dopo un batti e ribatti di velocità e intensità impressionanti che ricorda la mitica finale degli Australian Open 2012 Djokovic-Nadal.
MONTAGNE RUSSE
“Nel primo set ho giocato molto bene”, si auto elogia Jannik ricordando la prima ora, chiusa per 9-7 al tie-break al secondo set point, dopo averne salvati altrettanti, sciorinando un cocktail di qualità, con tagli di palla e cambi di ritmo, risposte, discese a rete e spinta continua per abbreviare gli scambi. Uno sforzo notevole che sconta sul 2-2 del secondo set, quando sembra un pugile suonato e concede il 6-4: “Avevo trovato un modo, ma poi Daniil ha allungato gli scambi”. Con la stanchezza la battaglia diventa selvaggia e sempre più equilibrata, tutti i game vanno ai vantaggi, nessuno dei due si stacca, Medvedev salva 3 palle break per il 2-1 e poi addirittura altre 8 prima di capitolare sotto 3-1, in un game epico di 32 punti di 20 minuti. Sembra fatta, sembra il break decisivo per Jannik, ma Daniil lo recupera subito tirando all’impazzata e subito lo riperde, sempre più frastornato e falloso, lanciando il 4-2 di Sinner. Che manca il match point sul 5-2, tradito dal rovescio longilinea. Anche se ancor più drammatico è il game del 5-3, quando si salva dal drammatico 15-40, grazie a una svirgolata sotto rete dell’esausto Daniil e dalla prima di servizio che torna ad assistere l’azzurro anche subito dopo quando chiude con 36 vincenti a 28. “Sono molto contento di come ho gestito la situazione. E’ stato un match molto mentale e fisico, fra le 3-5 vittorie più belle. Pechino mi ha dato fiducia per Vienna, così come le sconfitte con lui mi avevano fatto migliorare tanto”.
Da oggi è già ultimo 1000 dell’anno a Parigi-Bercy, subito Musetti-Dimitrov, Jannik direttamente al secondo turno.
Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 30 ottobre 2023)