L’aspettavamo da almeno 4 stagioni perché con gli sci ai piedi sa volare con la leggerezza che solo i grandissimi campioni possono vantare, ma pareva sempre che a Marta Bassino, cuneese di Borgo San Dalmazzo, mancasse sempre qualcosa. Qualcosa di impercettibile che annacquava la sua prova. Pezzi del tracciato sciati come una fata e poi errorini o erroroni che rovinavano tutto. Anche a fine ottobre nel gigante di apertura a Soelden Marta era stata abbastanza anonima.
Certo, lo sci alpino è disciplina complessa e forse quel qualcosa che mancava era in fondo alla sua anima. Una leggerezza apparente, la sensazione che non riuscisse a memorizzare le ricognizioni pre gara del tracciato, anche se vederla in azione è sempre una delizia. La Natura l’ha dotata di una naturale eleganza, di quell’armonia nell’azione capace di nascondere lo sforzo muscolare che nello sci è sempre considerevole ed è qualità di pochissime. A vederla pare che lo sci sia facile, ma non lo è. Forse adesso la molla è scattata e potrebbe dare una svolta alla sua carriera. Pure Deborah Compagnoni impiegò due stagioni a vincere a Tignes (dicembre ’93) il suo primo gigante, dopo ne divenne la regina con due ori olimpici e 2 mondiali nella specialità.
A Killington la Bassino ha trovato le condizioni perfette, una pista abbastanza tecnica, ma soprattutto quella neve ghiacciata che permette di utilizzare le lamine degli sci come fruste. Davanti a tutte nella prima discesa, ha saputo difendersi dalla grandissima prova di Federica Brignone nella seconda. La prova che Marta ha saputo tenere di testa ed era ciò che mancava. Chissà che anche per lei questo successo rappresenti il vero inizio della carriera.
Ma grandissima è stata anche la Brignone. Pure lei ha una sciata unica ma senza continuità. A Killington Federica ha disputato una seconda manche eccezionale mettendosi alle spalle campionesse della specialità come Schiffrin, Worley e Vhlova, ma la prima, per i suoi livelli, è apparsa anonima, senza cattiveria. Ma è una carta sicura da giocare nel resto della stagione. Ora, sia lei che la Bassino devono trovare quella costanza di risultati fondamentale per puntare alla Coppetta, essere competitive anche quando la nove non è ghiacciata, quando non ci sono le pendenze da vertigine che le esaltano.
Ma il risultato della gara americana va oltre la prova di queste due splendide ragazze. Importanti il 26° posto di Francesca Marsaglia ed il 30° della giovane Laura Pirovano, ai primi punti in Coppa. Davvero fondamentale invece l’11° posto di Sofia Goggia. Perché? Per l’assurdo regolamento di questo sport la campionessa olimpica della discesa per un infortunio la scorsa stagione non ha potuto gareggiare in gigante e si è ritrovata a partire con un pettorale superiore al 50. A Soelden aveva fallito la qualificazione alla seconda manche per solo 3/100 di secondo, nel Vermountaveva il 54. Ventesima dopo la prima tornata ha mostrato tutta la sua grinta nella seconda dimostrandosi competitiva.
La sua azione non è pulita come quella delle due compagne che l’hanno preceduta ma Sofia ha un fiuto per la velocità unico, come il naso di un cane da tartufi. Una bella iniezione di fiducia in vista delle prove veloci che per le donne inizieranno la prossima settimana a Lake Louise, ma soprattutto se riuscirà a conquistare altri due piazzamenti il gigante, tornerà a partire vicino alle prime e quindi con la possibilità di raccogliere punti importanti che le permetterebbero, se avrà il solito rendimento in discesa e superG, di entrare in scena per quella Coppa del Mondo generale che nessuna azzurra ha mai conquistato.
Ma in una giornata eccezionale per lo sci azzurro non va dimenticato Dominik Paris che ha ripreso dove aveva chiuso la scorsa stagione: davanti. Nella prima discesa stagionale a Lake Louise solo il tedesco Thomas Dressen è riuscito a batterlo per due soli centesimi di secondo. Una grande notizia considerando che l’azzurro è sempre lento a carburare e solo da gennaio il passato è riuscito a dare il meglio. Solido tecnicamente, forte come un toro, a posto come materiali e fiducia e se stesso. Peccato non sia una stagione da Olimpiade o Mondiali…