Si è da poco conclusa la terza settimana di quarantena, dopo il primo DPCM dell’8 marzo. Da allora, le fasi che abbiamo vissuto sono state molteplici: preoccupazione, ansia, paura, rimanendo immobili tra i pensieri che si sovraccaricavano di emozioni contrastanti.
Arrivati ad oggi, però, molti hanno deciso di agire, e di iniziare a tappare quei buchi, che pur non volendo, si sono creati per via del coronavirus. Sto parlando delle gravi conseguenze economiche che l’epidemia sta provocando in tutti i settori, anche nello sport. Dalle discussioni se rimandare o no le Olimpiadi, ai messaggi di solidarietà degli sportivi più famosi, ora in prima pagina torna il calcio italiano.
La Juventus comunica di aver raggiunto un accordo con la società, i calciatori e l’allenatore Sarri di tagliare gli stipendi per un importo pari a 4 mensilità. Questa operazione avrà un effetto positivo sul bilancio della stagione attuale di 90 milioni!
Grande senso di responsabilità da parte del club bianconero, che vista la grave situazione sanitaria mondiale, ha deciso di contribuire aiutando la propria società.
Prima sempre, non solo in classifica, ma anche nel buon senso. Infatti, la squadra italiana, per il momento, è stata l’unica ad attuare un piano del genere.
Un passo storico questo. Però…
Siamo realisti, una pacca sulla spalla alla Juventus per aver dimezzato i loro guadagni, ma a che scopo? Quei 90 milioni risparmiati andranno ad attutire le spiacevoli conseguenze economiche che la società dovrà affrontare. E allora la domanda sorge spontanea… perché non investire quei soldi in aiuti umanitari? Perché non cedere una parte di quel risparmio a chi ne ha più bisogno? Sia chiaro, non è propriamente da biasimare la scelta del club bianconero. Ogni azienda che esista, al giorno d’oggi, tenta di accorciarsi le maniche pur di non affondare, anche se si sta parlando della squadra che, da anni, non sbaglia un colpo, una delle più ricche e che di crisi ne ha viste ben poche, riuscendo sempre a risollevarsi nei momenti no.
Non che non sia stato fatto nulla, infatti molte donazioni, da parte della stessa Juve, e da molti altri club, giocatori singoli e la stessa FIGC, sono state elargite alle tante associazioni e/o ospedali italiani che stanno affrontando in prima linea l’emergenza coronavirus. Anche la Roma, l’Inter, calciatori come Bonucci, Totti, Zaza, Insigne e tanti altri hanno deciso di non rimanere in panchina. “Come nei film, i veri eroi sono quelli che indossano la mascherina”, dichiara Ibrahimovic, che ha deciso di offrire, tramite l’azienda di gomme di cui è testimonial, una mascherina all’Humanitas di Rozzano per ogni pacchetto venduto online.
Giorni fa circolavano dei rumors riguardo LaLiga di voler imboccare la via del taglio degli stipendi. Ma nulla di confermato, perché, ancora, non si è arrivati ad un vero e proprio atto pratico. L’unica è stata l’Espanyol a tagliare del 70% il salario dei calciatori.
La vecchia Signora, potremmo ben dire, si è rivelata molto pragmatica. E come lei molte squadre di altre nazioni: in Germania, per esempio, i top club della Bundesliga, hanno offerto un aiuto alle società più in difficoltà nel fronteggiare l’emergenza Coronavirus rinunciando a 12,5 milioni dei loro prossimi diritti televisivi e ad ulteriori 7,5 che verranno donati direttamente dalle quattro società sopracitate. In Inghilterra viene registrato un gesto di grande umanità da parte del Leeds United del Loco Bielsa. La società, in accordo con giocatori e lo staff, ha deciso di ridursi volontariamente gli stipendi per permettere il pagamento del salario al resto del personale che percepisce cifre ben al di sotto rispetto ad un calciatore.
Il mondo del calcio però non è il solo a contribuire alla lotta contro il virus. Nel basket, oltre ad Armani, che ha donato 1 milione e 250 mila euro a vari ospedali, si è mobilitato anche Pietro Amadori che su gofoundme.com ha lanciato una campagna per raccogliere fondi da destinare al Civile di Brescia, raccogliendo quasi 8 mila euro.
Nel motociclismo Valentino Rossi ha sostenuto l’azienda ospedaliera Marche Nord con “un generoso contributo”, come ha fatto sapere la stessa struttura. E Pecco Bagnaia, campione del mondo di Moto2 nel 2018, ora in MotoGP, ha avviato assieme al suo fan club una raccolta fondi destinata alla Città della Salute di Torino.
Soffermandoci sulla realtà dei fatti, ci rendiamo conto di quanto questa epidemia ci sta rendendo palesemente tutti uguali. Nessuno è meno immune degli altri. Nemmeno gli dei dei nostri tempi, quei super uomini che idolatriamo davanti allo schermo della televisione. I calciatori, per esempio, tanto lontani da noi esseri “comuni” scopriamo essere persone sensibili, fatte di carne e sentimenti. Gente che, per il bene comune, posa la propria mano sul cuore, andando oltre i propri successi, traguardi e guadagni.
Gesti che fanno venire la pelle d’oca. Ogni rivalità svanisce, ogni contrasto si azzera per dare ampio spazio alla vera ed unica cosa che conta: il senso di unione, di comunità, di fratellanza, di bene che sovrasta tutto, rendendo quel “tutto” insignificante e privo di importanza.