I migliori di tutti i tempi. Il gioco ha successo da sempre, in ogni sport, con risultati che il più delle volte non hanno un reale significato tecnico, visto che a votare in maggioranza sono giovani che conoscono sì e no gli ultimi 10 anni della storia sportiva, ma hanno poi grande risalto sui mezzi di informazione. E anche se queste classifiche non rispecchiano i veri valori se ne può dare la responsabilità proprio ai votanti. Così, può succedere nel calcio che fra i migliori italiani di ogni epoca scompaia il nome illustre di Giuseppe Meazza, tanto per fare un esempio, non solo nei giudizi dei giovani, ma anche di qualche addetto del settore che dovrebbe quantomeno ricordare il grande campione dell’Inter e della Nazionale, due volte vincitore dei Mondiali.
La situazione peggiora quando a proporre i nomi degli atleti e a dimenticare nomi eccellenti sono proprio quelli che in teoria dovrebbero conoscere profondamente la materia. Purtroppo, è quello che si è visto nei giorni scorsi su un post di Instagram del sito Olympic Channel a proposito di un referendum sui migliori del pattinaggio artistico su ghiaccio. Per ognuna delle quattro specialità di questa disciplina è stata proposta una cinquina di campioni per cui votare. Il criterio di scelta, però, appare molto vago. In alcuni casi sembra prevalere quello dei titoli olimpici, in altri quello degli ori mondiali, in altri ancora il criterio è incomprensibile perché chi compare nella cinquina non ha mai vinto un oro olimpico o mondiale. Inoltre, gli estensori delle cinquine hanno scelto atleti che hanno vinto dal 2004 in poi, con una sola eccezione, nel singolo donne, per la statunitense Kristi Yamaguchi, le cui vittorie risalgono al 1991 e 1992. Ci sono enormi pezzi di storia del pattinaggio artistico su ghiaccio cancellati da queste scelte avvenute “a monte”, sulle quali i votanti non potevano intervenire.
La sensazione è che a occuparsi della scelta sia stato un giovane stagista che ha letto le cronache solo degli ultimi anni e poi sbirciato qualcosa sugli albi d’oro di Wikipedia. Eppure, anche dando appena uno sguardo a questi albi d’oro verrebbero fuori tantissimi suggerimenti per la compilazione della cinquina. Volendo poi approfondire, bisognerebbe aggiungere che le vittorie, da sole, non bastano a definire la qualità degli atleti e, in particolare, l’impatto che hanno avuto su questo sport nelle loro epoche, l’evoluzione che gli hanno fatto compiere, il significato che hanno avuto nella storia del pattinaggio. Un paio di esempi presi dalla Danza. Come si fa a ignorare i britannici Jayne Torvill e Christopher Dean, interpreti del meraviglioso programma libero sulla musica del Bolero di Ravel, grazie al quale trionfarono all’Olimpiade ’84 di Sarajevo e che rappresentò una svolta memorabile nel modo di interpretare la Danza. Il bello è che, in base agli apparenti criteri di scelta, Torvill e Dean sarebbero stati scelti comunque, anche senza l’impatto che hanno avuto su questo sport, perché hanno vinto anche 4 ori mondiali e un altro bronzo olimpico. E restando al significato che un atleta può avere in questo sport, sempre nel settore della Danza, non si possono ignorare i fratelli francesi Isabelle e Paul Duchesnay, un solo oro mondiale (oltre a un argento e un bronzo) e un argento olimpico, ma autori di una interpretazione rivoluzionaria della Danza sul ghiaccio.
Insomma, a prescindere dal gioco e dai suoi esiti, che non vanno a intaccare la storia reale di questo sport, il vero danno che si fa è quello di una occasione mancata per far conoscere anche ai giovani i più grandi campioni di questo e di altri sport. Fra l’altro, dopo un paio di giorni la pagina incriminata non appare più su Instagram, problemi di connessione o forse l’ipotesi che qualcuno si sia reso conto delle incongruenze e abbia deciso di annullare tutto, non è possibile saperlo. Vediamo allora, in ognuna delle quattro specialità, qual è la cinquina ufficiale e quali sono le pecche, provando a ricordare campioni che avrebbero avuto più diritto a essere celebrati.
SINGOLO UOMINI
I primi due della cinquina sono i più famosi pattinatori della storia, il giapponese Yuzuru Hanyu, unico a vincere 2 ori olimpici, oltre a 2 ori mondiali, 3 argenti e un 1 bronzo, e il russo Eugeni Plushenko, un oro e 2 argenti olimpici, 3 ori mondiali, un argento e un bronzo. Per gli altri tre i dubbi sono parecchi, in particolare per il giapponese Shoma Uno, 2 argenti mondiali e uno olimpico, nessun titolo, un mistero il suo inserimento. Gli ori mondiali li hanno il canadese Patrick Chan, 3, con un argento olimpico, e lo spagnolo Javier Fernandez, 2, con un bronzo olimpico, ma la lista dei pattinatori esclusi è clamorosa. Cominciamo col russo Alexei Yagudin, un oro olimpico e 4 mondiali, pur avendo come avversario Plushenko, unico pattinatore ad aver vinto nella stessa stagione Olimpiadi, Mondiali, Europei, tappe e finale del Grand Prix. E, anche se per il momento ha vinto “soltanto” 2 ori mondiali, battendo Yuzuru Hanyu, non si può ignorare lo statunitense Nathan Chen, unico a portare a termine 6 quadrupli nel programma libero, eseguendo 5 dei 6 tipi di salti esistenti: Flip, Toeloop, Rittberger, Salchow, Lutz, gli manca solo il quadruplo Axel. Tornando indietro nel tempo, è obbligatorio menzionare lo statunitense Dick Button, dominatore fra gli anni ’40 e ’50 con 5 ori mondiali e 2 olimpici, primo accreditato nell’eseguire i tripli di tutti i salti previsti e il doppio Axel, inventore del Flying Camel spin. Restando ai soli titoli, senza considerare record e innovazioni, concludiamo con l’austriaco Karl Schafer, 2 ori olimpici e 7 mondiali; lo statunitense Hayes Alan Jenkins, un oro olimpico e 4 mondiali; lo statunitense David Jenkins, un oro olimpico e 3 mondiali; il cecoslovacco Ondrej Nepela, un oro olimpico e 3 mondiali; lo statunitense Scott Hamilton, un oro olimpico e 4 mondiali.
SINGOLO DONNE
Fra le donne, le esclusioni sono altrettanto clamorose e incomprensibili. Delle cinque scelte, non c’è dubbio che la sudcoreana Kim Yuna, con un oro e un argento olimpico, 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi mondiali, fuoriclasse di grazia e di tecnica, merito il posto d’onore. Potrebbero restare la russa Evgenia Medvedeva (2 ori mondiali e un bronzo) e la giapponese Mao Asada (3 ori mondiali, un argento e un bronzo), pur avendo entrambe mancato l’oro olimpico, fermandosi all’argento. Ma la statunitense Kristi Yamaguchi, pur con un oro olimpico e 2 mondiali, e la russa Alina Zagitova, un oro olimpico e uno mondiale, non reggono il confronto con molte altre campionesse che al pattinaggio hanno dato un’impronta ben più importante, oltre ad aver vinto di più. Può restare fuori la tedesca Katarina Witt, icona di questo sport? Per lei 2 ori olimpici e 4 mondiali, non la migliore espressione della tecnica, ma ai massimi in quella artistica e nell’interpretazione della musica, come per la Carmen di Bizet. Restando ai titoli vinti, impossibile cancellare la norvegese Sonja Henie, 3 ori olimpici e 10 mondiali, entrambi consecutivi, fra gli anni ’20 e ’30. Da ricordare la statunitense Carol Heiss, un oro e un argento olimpici, 5 ori e un argento mondiali negli anni ’50, prima donna a eseguire un doppio Axel. Altre statunitensi: Peggy Fleming, un oro olimpico e 3 mondiali; Tara Lipinski, un oro olimpico e uno mondiale, la più giovane di sempre ad aver vinto questi titoli, prima pattinatrice a eseguire una combinazione triplo Rittberger-triplo Rittberger; Nancy Kwan, 5 ori mondiali, un argento e un bronzo olimpici. Anche se ha vinto un solo oro olimpico e uno mondiale, ha un posto speciale nella storia l’ucraina Oksana Baiul, ritiratasi a soli 16 anni per diventare professionista, che in due anni riuscì a stupire e far emozionare con la sua classe. Infine, la russa Irina Slutskaya, 2 ori mondiali e un argento olimpico che grida ancora vendetta, uno dei più grandi scandali di questo sport, a Salt Lake City 2002, con l’oro regalato dalle giurie alla statunitense Sarah Hughes, che nella sua carriera ha vinto solo questa gara internazionale, nessun’altra. Slutskaya, che ha vinto anche 7 ori agli Europei, è stata anche la prima a eseguire la combinazione triplo Lutz-triplo Rittberger.
COPPIE
La situazione si aggrava quando si passa alle Coppie. Ecco come si presenta su Instagram la cinquina stilata da Olympic Channel, fra parentesi le medaglie olimpiche e mondiali: Savchenko-Massot (1 oro olimpico; 1 oro, 1 argento, 1 bronzo mondiali); Xue-Hongbo (1 oro, 1 bronzo olimpici; 3 ori, 3 argenti, 1 bronzo mondiali); Volosozhar-Trankov (1 oro olimpico; 1 oro, 2 argenti mondiali); Wenjing-Cong (1 argento olimpico; 2 ori, 2 argenti mondiali); Totmianina-Marinin (1 oro olimpico; 2 ori, 2 argenti mondiali). E qui c’è parecchio da dire. Cominciamo con i nomi delle due coppie cinesi. Invece di scrivere i cognomi, l’estensore della cinquina ha messi i nomi propri, non sapendo che in Cina si usa scrivere prima il cognome e poi il nome, come anche in altri Paesi asiatici, come Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Malesia. La forma esatta è Shen Xue-Zhao Hongbo e Sui Wenjing-Han Cong. Passiamo alla sostanza. In questo caso, chi ha deciso la cinquina pare abbia copiato dall’albo d’oro olimpico, inserendo solo Sui-Han, argento fra gli ori, non preoccupandosi d’altro e fermandosi comunque al 2006, tutto quello che c’è prima non esiste. Cominciamo col cancellare Savchenko-Massot, perché è vero che hanno un oro olimpico e uno mondiale, ma la vera coppia tedesca da considerare è quella formata dalla stessa Aliona Savchenko in coppia con Robin Szolkowy, vincitrice di 5 ori mondiali, oltre a 2 argenti e un bronzo, anche se alle Olimpiadi hanno solo 2 bronzi. Considerando le nazioni, accade la stessa cosa per la Russia. A fronte delle due coppie inserite nella cinquina, ce ne sono altre di caratura nettamente superiore, sia per qualità tecniche e artistiche, sia per i titoli conquistati. Si parte da Ludmila Belousova e Oleg Protopopov, moglie e marito, 2 ori olimpici e 4 mondiali. Si passa alla più forte pattinatrice di coppia di tutti i tempi, Irina Rodnina, un oro olimpico e 4 mondiali con Alexei Ulianov, 2 ori olimpici e 6 mondiali con Alexander Zaitsev. Infine quella formata da Ekaterina Gordeeva e Sergei Grinkov, un oro olimpico e due mondiali, probabilmente la più elegante e allo stesso tempo di massima qualità tecnica di sempre, anche loro moglie e marito, lui tragicamente scomparso per un attacco di cuore durante un allenamento.
DANZA
Concludiamo con la Danza, specialità in cui il criterio di scelta va a metà fra albo d’oro e notorietà recente. Della cinquina vanno salvati, senza alcun dubbio, i canadesi Tessa Virtue e Scott Moir, tecnicamente i più forti di sempre, 2 ori e un argento olimpici, 3 ori, 3 argenti e un bronzo mondiali, e gli statunitensi Meryl Davis e Charlie White,. Un oro e un argento olimpici, 2 ori e 2 argenti mondiali. Poi, le assenze illustri superano di gran lunga le presenze. E’ vero che i francesi Papadakis-Cizeron, con 4 ori e un argento mondiali e un argento olimpico, potrebbero dare l’impressione di meritarsi la cinquina, così come i russi Navka-Kostomarov, un oro olimpico e due mondiali, ma sono troppe le coppie che si sono mostrate di livello superiore nella storia. Incredibile, infine, l’inserimento dei fratelli statunitensi
Maia e Alex Shibutani, un argento e 2 bronzi mondiali, un bronzo olimpico, davvero nessun titolo di merito per stare non tanto nella cinquina, ma nemmeno nelle prime venti coppie di sempre.
Gli esclusi sono la crema della Danza. Ho già citato, all’inizio, i britannici Torvill e Dean e i fratelli francesi Duchesnay. Proseguiamo con altre coppie di altissimo livello tecnico e artistico, ma anche capaci, con un numero minore di titoli, di aver impresso svolte importanti alla Danza sul ghiaccio. E’ il caso di Maya Usova e Alexander Zhulin, russi, un oro, 2 argenti e 2 bronzi mondiali, un argento olimpico che sarebbe stato oro senza i pasticci delle giurie. Nel 1994, a Lillehammer, dopo 10 anni dalla loro vittoria olimpica, si ripresentano Torvill e Dean per tentare l’impresa. Appesantiti fisicamente, soprattutto lei, non sono all’altezza delle coppie migliori, ma le giurie li spingono all’inverosimile. Nel programma libero che assegna l’oro, le giurie “frenano” tutte le coppie con voti bassi, ne fanno le spese anche Usova e Zhulin. Dopo di loro scendono in pista Torvill e Dean, che però eseguono una prova così piena di errori e scarsa artisticamente che le giurie non riescono a spingerli oltre Usova-Zhulin. L’ultima coppia in gara è quella degli altri russi Oksana Grishuk e Evgeny Platov, bravissimi, ma non come i loro connazionali. Le giurie, però, liberate ormai dall’impegno di pompare al massimo Torvill e Dean, si scatenano con i voti e danno l’oro a Grishuk-Platov. Una beffa assurda per Usova e Zhulin, che dopo questa Olimpiade abbandonano le gare. Restano una delle coppie più forti di tutti i tempi e lei, in particolare, è probabilmente la più elegante, oltre che tecnicamente ai massimi livelli, della storia della Danza su ghiaccio. Ovviamente, bisogna inserire Grishuk e Platov che, comunque sarebbero d’argento, e che poi vincono un altro oro olimpico e 4 mondiali. Dalla Russia arrivano altre coppie che è quasi impossibile tenere fuori: Natalia Bestemianova e Andrei Bukin, un oro e un argento olimpici, 4 ori, 3 argenti e un bronzo mondiali; Marina Klimova e Sergei Ponomarenko, un oro, un argento e un bronzo olimpici, 3 ori e 5 argenti mondiali.
*credito foto copertina: Olympic Channel