Ma anche in Ungheria non è stata una gara facile per il Cavallino, più una prova da fachiri, sul piano fisico e mentale, per la coppia di piloti della Scuderia di Maranello che non una galoppata in testa senza problemi. Sebastian costretto a guidare per più di 45 giri con il volante della sua monoposto che si inclinava a sinistra e lo costringeva a inusuali correzioni di traiettoria, anche per evitare urti sui cordoli. E Kimi chiuso in un sandwich fra la macchina del compagno di squadra e le W08 di Hamilton e Bottas che lo premevano alle spalle.
Poiché l’auto di Raikkonen era più veloce di quella di Vettel molti si saranno chiesti perchè la Ferrari non ha chiesto al tedesco di farsi da parte e lasciar passare il compagno di squadra che avrebbe potuto aumentare il margine di vantaggio sui rivali senza più correre il rischio di essere attaccato e superato. La ragione è semplice e questa volta gli strateghi della Ferrari hanno lavorato molto bene. In effetti se lasciavano passare il finlandese quasi certamente Vettel, considerate le sue difficoltà oggettive di guida, non sarebbe riuscito a resistere ai tentativi di sorpasso di Lewis e Valtteri. Certo, Raikkonen avrebbe vinto meritatamente, ma il team italiano non avrebbe centrato quell’uno-due che ha permesso a Vettel di portare a 14 i punti di vantaggio su Hamilton in classifica e di ridurre lo svantaggio già accumulato fra i Costruttori dalla Mercedes. Il rischio era quello di vincere la corsa ma anche di perdere la leadership mondiale, con Vettel terzo o forse anche quarto al traguardo.
Il risultato di Budapest, fra l’altro, ha messo in evidenza due situazioni che potrebbero mettere in difficoltà la Mercedes, sempre che la squadra tedesca nelle prossime corse non mandi in pista nuovamente una macchina dominante come ha fatto negli ultimi tre anni. Chiedendo ad Hamilton di lasciare nell’ultimo giro il terzo posto a Bottas, in sostanza Toto Wolff, il responsabile della squadra di Stoccarda ha compiuto un bel gesto di sportività e di giustizia. Ma nello stesso tempo ha anche fatto capire concretamente che Bottas non viene considerato un secondo pilota, ma alla pari di Hamilton e quindi concretamente in lizza per il Mondiale. Con il pericolo che nell’interno del team si possano creare delle tensioni simili a quelle che si erano verificate nel 2016 che alla fine avevano portato Nico Rosberg alla conquista del Mondiale con grande dispetto del compagno di squadra.
Con nove Gran Premi ancora da disputare, iniziando al prossimo, nel bellissimo circuito di Spa il 27 agosto, comunque la sfida è ancora tutta da giocare. A parte l’eventuale intromissione di un terzo incomodo come la Red Bull su certe piste (Singapore ad esempio) sarà lo sviluppo delle monoposto a decidere la lotta per il titolo. Oramai per stare al vertice o per combattere anche per le posizioni di rincalzo, visto che la Classifica Costruttori elargisce decine di milioni di dollari a seconda della posizione, tutti i team, i grandi come i piccoli, sono costretti a portare novità in pista in ogni gara. Per la Ferrari è previsto un importante step soprattutto per Monza, di motore e per l’aerodinamica. Ma certamente la Mercedes non starà a guardare.
A margine del campionato una nota che riguarda il futuro. Mercoledì nella due giorni di test previsti all’Hungaroring, per la prima volta dal suo incidente mentre disputava un rall nell’entroterra ligure nel frebbraio 2011, tornerà a guidare ufficialmente una Formula 1. Non una vettura vecchia come ha fatto in un paio di prove private a Valencia e a Le Castellet nelle settimane scorse. Un vero test di ammissione per rientrare nel Mondiale del 2018. E’ la Renault che gli offre questa possibilità. E se tutto andrà bene il campione polacco tornerà ad essere protagonista come lo era stato dal suo debutto nel 2008. Una storia commovente e umana che solo un ragazzo coraggioso e determinato come Robert poteva interpretare. Guiderà una monoposto molto sofisticata che solo sul volante ha decine di comandi, potendo usare al 100 per cento soltanto la mano sinistra, visto che il terribile infortunio al braccio destro che lo aveva allontanato dall’automobilismo che conta non gli consente di operare nella stessa maniera. Se ci riuscirà sarà una vera vittoria, molto più importante di altre che ha già conquistato in pista.
Cristiano Chiavegato