Quel pomeriggio allo Stadio Comunale di Busto Arsizio si risponde un clima di festa, nonostante la Pro Patria sia stata rimontata dall’Udinese e abbia chiuso la stagione 1952-53 con la retrocessione in Serie B. I bianconeri hanno conquistato in extremis la salvezza costringendo il Como alla retrocessione, mentre alcuni giocatori possono festeggiare l’ottimo esito della combine che va bene per tutti.
Quel 31 maggio 1953 il cielo non è così azzurro come appare agli occhi dei ventidue che scendono in campo al Comunale. Dopotutto la Pro Patria è crollata in primavera dopo esser rimasta a lungo in lotta per la salvezza, ma quello 0-1 con la Sampdoria e la squalifica del campo è costata cara agli uomini di Cesare Pellegatta che hanno infilato sei sconfitte consecutive e sono finiti così in fondo alla classifica.
L’Udinese ha vissuto invece una stagione incostante caratterizzata da ottime prestazioni e bruschi scivoloni che l’hanno condotta a giocarsi la salvezza con Como e Triestina nella speranza che i lariani non vincano con la Fiorentina, mentre i giuliani si trovano ad affrontare una Lazio senza più obiettivi. I friulani sono insomma padroni del proprio destino, tuttavia la situazione si incrina subito con la Pro Patria che passa in vantaggio al 29’ con Ettore Mannucci e raddoppia al 51’ con Italo Rebuzzi.
Vista la situazione compromessa, nell’intervallo l’Udinese gioca la carta della corruzione: Daniele Revere si presenta da Antonio Fossati ed Ettore Mannucci per proporgli di perdere la partita in cambio di 150.000 lire, una cifra da capogiro che probabilmente nessuno di loro ha visto sino a quel momento.
Rinunciarci è impossibile tanto che nel secondo tempo la Pro Patria crolla L’Udinese rimonta e vince la sfida per 3-2 grazie a una doppietta di Stelio Darin e un gol di Luigi Zorzi. I bianconeri si mettono così al riparo da ogni ribaltone, indipendentemente dal risultato del Como che comunque esce sconfitto dalla sfida con la Fiorentina. Di fatto, anche senza combine, l’Udinese avrebbe ottenuto la salvezza a braccetto con la Triestina (vittoriosa con la Lazio).
Il bottino viene quindi consegnato qualche giorno dopo a Umberto Guarnieri che raduna i compagni di squadra Rinaldo Settembrino, Ettore Mannucci e Oliviero Belcastro in una cartiera di sua proprietà per dividere il malloppo. La quota per Spartaco Donati viene successivamente consegnata da Settembrino presso un bar di Busto Arsizio, mentre Alfredo Travia riceve la sua tranche da una ristoratrice del luogo, ignara di quanto sta accadendo.
Tutto sembra andare liscio finché il rimorso prende il sopravvento su Rinaldo Settembrino che nel novembre 1954 decide di svuotare il sacco davanti alla Procura Federale. Questa confessione inguaia l’Udinese nonostante non sia individuata la responsabilità di nessun dirigente. La Corte di Giustizia Federale ritiene infatti che la squadra sia a tutti gli effetti in qualità di mandante della combine portando così alla sentenza del 1° agosto 1955 con la quale la formazione friulana viene retrocessa d’ufficio al posto della SPAL dopo aver lottato per tutta la stagione per lo scudetto con il Milan.