Andrea Dovizioso ha vinto la gara di debutto a Losail oppure sarà squalificato (insieme al compagno di box Danilo Petrucci) a causa dello spoiler montato davanti alla ruota posteriore della Desmosedici GP19? In attesa della sentenza della Corte d’appello della Federazione internazionale del motociclismo, proviamo a fare chiarezza sul water reflector incriminato.
A mettere in dubbio la liceità dell’appendice sono state Aprilia, Honda, KTM e Suzuki, che hanno presentato appello nonostante il loro reclamo fosse stato respinto dopo la gara; Yamaha, quinta e ultima factory della classe regina, si è astenuta dall’azione perché aveva adottato una soluzione simile nell’ultima tappa del campionato scorso, a Valencia.
Secondo le quattro case costruttrici, il “cucchiaio” in carbonio progettato dall’ingegnere Gigi Dall’Igna, general manager di Ducati Corse, genera carico aerodinamico e migliora le prestazioni della “rossa” del team ufficiale Mission Winnow Ducati. Come se non bastasse, le factory sostengono che l’aletta sia nata per ridurre l’effetto aquaplaning e aumentare la sicurezza in caso di pioggia; peccato che in Qatar domenica non sia scesa nemmeno una goccia. La replica di Ducati è secca: le direttive riguardano le appendici montate sotto la carena, mentre quella della Desmosedici si trova sotto il forcellone.
Accuse e difese a parte, lo spoiler era stato approvato durante i test di preparazione al Mondiale, motivo per cui il direttore sportivo di Borgo Panigale Paolo Ciabatti dichiara: “Abbiamo seguito il regolamento tecnico e, in più, una circolare distribuita nei giorni precedenti al GP chiariva come si potesse utilizzare questo tipo di deflettore, che serve a raffreddare la gomma. Ci aspettavamo l’istanza, ma siamo tranquilli”.
Credito: Ducati Corse.