Anche la FIGC scende in serie C insieme al Palermo
Se il Lecce festeggia il ritorno in serie A dopo 7 stagioni, riprendendosi un posto che per anni aveva onorato con grandi campionati, a Palermo la società di calcio, presieduta sino a poco tempo fa da Maurizio Zamparini, presidente vulcanico sino all’odierna esplosione, precipita in serie C. La Procura Federale ha emesso la sentenza che lascia spazio a poche vie di fuga. Retrocessione in serie C, Perugia ai playoff, salve Venezia e Salernitana senza playout, Foggia retrocesso.
Giustizia è fatta, ma nulla è in ordine.
La confusione sotto il cielo del calcio italiano è un polverone e anche un campanello di allarme da ascoltare. Leggiamoci la sentenza della Procura: ha considerato, dopo aver ereditato gli atti dai magistrati palermitani,che il Palermo di Zamparini ha compiuto ripetuti illeciti amministrativi presentandobilanci che gli hanno permesso di iscriversi, senza averne diritto, ai campionati.
Il Palermo ha cioè ha occupato un posto non suo, non solo ha inquinato (se anche nei gradi successivi verrà confermata la solidità della sentenza) questa stagione di B in cui, fino a due mesi fa era in lotta con un testa a testa con Brescia e Lecce per la promozione, ma ha anche messo in discussione quelli precedenti, dal 2015 al 2017 (due di serie A e visto a posteriori la retrocessione del Carpi oggi appare come un’ingiustizia, e lo scorso anno in serie B, con i playoff che i siciliani non avrebbero dovuto disputare lasciando spazio al Perugia). Non una pagina di cui andare orgogliosi.
Se tutto fosse confermato il Palermo fa la figura del ladruncolo preso con le mani nel sacco, contravvenendo alle normali leggi dello sport, oltre che dei bilanci, ma tutta la dirigenza federale e i suoi organi di controllo dovrebbero arrossire. Un po’ perché sono stati gabbati, un po’ perché le regole che si sono imposte non sono sufficienti, né stringenti. Non bastano più, occorrono maggiori difese, regole che siano in grado di incatenare tutti coloro che si presentano al via di ogni campionato con l’idea di prendersi gioco delle norme.
Stavolta la Procura Federale, a poco meno di quindici giorni dal deferimento, ha emanato la sentenza, ma è chiaro che ancora una volta ci troviamo di fronte a uno scossone alla credibilità dell’intero sistema. Non ci fossero state le indagini della magistratura ordinaria il “caso Palermo” non sarebbe neppure emerso, anzi avrebbe potuto continuare, magari con i siciliani promossi in serie A. E tra penalizzazioni comminate durante la stagione, risultati ancora in bilico (si deve ancora discutere la sentenza di punti di penalizzazione al Foggia, se gliene fossetolto soltanto uno sarebbe in salvo), fra poco più di un mese il calcio italiano sarà ancora alle prese con nuove iscrizioni con il dubbio che possano poi rivelarsi, nel corso della stagione compromesse da manipolazioni finanziarie.
Chi perdono, oltre al calcio, sono i giocatori che hanno lottato per mesi inseguendo un sogno di una promozione, la nuova società subentrata a Zamparini, la ArkusNetwork che soli pochi giorni fa annunciava la volontà di estinguere i debiti, e una grande città come Palermo, tradita ignominiosamente e rigettata in serie C. Nulla di irreparabile per il futuro, ma uno sfregio profondo e difficilmente rimarginabile.
Tuttavia, memori delle complicanze e sorprese della Giustizia sportiva, Palermo tenga ancora aperta la porta della speranza, un filo sottilissimo, così sottile come la solidità del calcio italiano che neppure la sentenza della Procura può d’ora in avanti puntellare.