Sguardo fiero e soddisfatto, risposte dettagliate, arricchite da un pizzico d’ironia. Dopo aver maturato la vittoria più importante della propria carriera (la prima su un Top 10) Matteo Berrettini sfodera la sua versione migliore anche in conferenza stampa.
Da tensione a convinzione, l’evoluzione del tennista romano passa per Alexander Zverev ed il Centrale del Foro Italico ad un anno esatto di distanza da quell’unico precedente diventato metro di misura per l’azzurro, impostosi con un doppio 7-5 davanti agli sguardi increduli di famiglia e tifosi.
“Avevo voglia di godermi questo momento, ogni volta che facevo un punto e sentivo il boato erano brividi. Non nascondo che ero teso però è normale. Mi sentivo cattivo. Mi sentivo pronto. Sono partito molto bene, poi un po’ per merito suo, per demeriti miei e per via delle condizioni ho preso un break. Ma è normale, altrimenti non mi chiamerei Matteo Berrettini ma Roger Federer (ride, ndr). Dentro avevo mille sensazioni ed emozioni che potevano distrarmi, a quel punto ho provato a restare attaccato e sono contento di essere riuscito a mantenere il focus.
La cosa più bella è stata quando mi sono girato verso il box e ho visto tutti quasi in lacrime. Il terzo turno potevo raggiungerlo anche battendo un altro giocatore, la vittoria contro Sascha è bella perché viene ad un anno esatto da una sconfitta, il che dimostra che tutto il lavoro svolto ha ripagato. Mi sento più forte, sono consapevole dei miei mezzi e sono contento di come sto lavorando.
Cosa è cambiato in un anno? Forse adesso ho un po’ di barba in più… (ride, ndr). La passata stagione ero qui con una Wild Card, come adesso, ma ero un pizzico meno convinto di quello che stavo facendo. Quest’anno sono entrato in campo con un’altra espressione. Lo scorso anno quando ho sentito il boato del pubblico era più emozione, quest’anno invece è convinzione. Sento di essere più temuto adesso. Djokovic ha detto che non avevo nulla da perdere ma io non sono entrato in campo con quell’idea.L’ho vissuta come una partita alla pari, ero convinto di poterlo battere dall’inizio. Non l’ho mai visto come un sogno inarrivabile, ero deciso. Ho ancora margini di miglioramento, non sono ancora un giocatore a 360° e questo mi dà tantissimo stimolo”.
Foto di: Claudio Pasquazi