“Magari un giorno balleremo di nuovo insieme! Grazie Peppe”. Recitava così uno degli ultimi striscioni appesi dai tifosi della Fiat Torino Auxilium. Era la risposta a un recente messaggio lanciato via social dal capitano Peppe Poeta: “The last dance. Ci hanno tolto tutto, ma nessuno potrà toglierci il tempo che abbiamo ballato”. Non è un momento facile per il playmaker campano, 32 anni: il club di cui fa parte dal 2016 a fine aprile è stata escluso della Lega Basket di Serie A per questioni societarie.
Il futuro dell’ex Azzurro, come quello della squadra, è tutto da delineare, eppure il fuoriclasse nato a Battipaglia non perde l’ottimismo che lo contraddistingue: “La situazione è incerta, ma io non mi perdo d’animo. Assegnato lo scudetto, spero di definire presto la mia prossima stagione. Il mio sport è la mia vita e ho ancora una grande voglia di giocare” dice.
Qual è il tuo obiettivo?
“Godermi gli ultimi due o tre anni di attività in un ambiente sereno, dove possa divertirmi, portare la mia esperienza e togliermi ancora qualche soddisfazione. Forte anche della mia condizione fisica: sono in forma come non mai, ho saltato una partita in 24 mesi”.
Tu e i tuoi compagni come affrontato questo momento complicato?
“Abbiamo dato il massimo in campo. Per rispetto nostro, del team, del pubblico. Onorare la maglia è una questione morale: non ci siamo mai sentiti abbandonati dalla città e l’affetto continua ad arrivarci forte. Certo, non è stato facile entrare in spogliatoio con un clima del genere, ma abbiamo compiuto il nostro dovere ne andiamo orgogliosi. Noi, però, siamo l’ultimo dei problemi, in confronto a chi ha perso il lavoro”.
Ti trovi bene a Torino?
“Benissimo, è il posto in cui mi sento a casa, insieme a Bologna: mi divido tra il Piemonte e l’Emilia. Devo aggiungere che mi sono trovato bene ovunque mi sia trasferito, da Teramo a Manresa, in Catalogna, dove ho giocato una stagione. Torino, ammetto, ha un valora aggiunto: la Juventus, per cui nutro da sempre una passione esagerata. Avere lo stadio a portata di mano mi ha permesso di vedere un sacco di partite e di entare nell’ambiente, stringere amicizia con giocatori e dirigenti. Risultato: adesso tifo ancora di più”.
Da juventino sfegatato, chi vedresti bene al posto di Allegri?
“Il coach che sceglieranno Fabio Paratici (direttore sportivo bianconero, ndr) e il presidente Andrea Agnelli: mi fido ciecamente di loro”.
Come te la cavi a calcio?
“Non male; ho accettato volentieri la convocazione per la Partita del Cuore di ieri, proprio all’Allianz Stadium, in compagnia di fenomeni come Ronaldo e Totti. Riesco in un po’ tutti gli sport: in questo periodo vuoto di partite, mi dedico al tennis, per esempio. Senza trascurare la palla a spicchi: mi alleno sempre, anche da solo”.
Che effetto ti fa aver segnato 3.000 punti?
“Mi viene la pelle d’oca, sono davvero tanti: danno l’idea di quanto tempo abbia trascorso sul parquet e mi stimolano a continuare”.
Un canestro indimenticabile?
“Difficile sceglierne uno. Direi la serie che mi ha permesso di passare da secondo playmaker a titolare nella stagione di debutto con Teramo”.
Hai già pensato a cosa fare dopo aver appeso la palla a spicchi al chiodo?
“Non ho le idee chiare: 3 anni fa avrei detto che sarei rimasto nel mondo del basket, ora non ne sono più convinto. Al tempo stesso, mai avrei pensato a una carriera da allenatore, perché serve pazienza in abbondanza ed è una dote che mi è sempre mancata. Sarà l’età, sono diventato più tranquillo e non escludo che un giorno mi vedrete in panchina a chiedere i timeout”.
Credito foto* Massimo Masone