Vivere nell’eterno ritorno. Essere Alexander Zverev.
Ad un anno di distanza dall’uscita nei quarti di finale del Roland Garros, al Bois de Boulogne i fantasmi del passato sono tornati a tormentare il n.5 al mondo.
Se nel 2018 era stato Dominic Thiem ad arrestare la corsa allo Slam del giovane e bello del tennis germanico, questa volta a sentenziare “no” prima delle semifinali è stato Novak Djokovic, che sulla terra di Parigi ci ha vinto, nel 2016. “Sarà per la prossima volta”. “Vedremo come andrà”. Frasi di rito ormai durante le conferenze del tedesco, affidatosi alle cure di Ivan Lendl nella speranza di compiere quel famoso salto di qualità che fino ad ora non è arrivato.
L’assenza del supercoach nel box di Sascha durante l’intera clay season – giustificata da una forte allergia – l’indizio che farebbe pensare ad un’imminente rottura, nonostante il recente titolo raccolto in piena crisi a Ginevra. Ad esprimersi a riguardo, durante il press event parigino di Eurosport, è stata la leggenda del passato Boris Becker, da sempre accostato alle vicende del team Zverev.
I tempi di Stich e della Graff sono finiti, da allora in Germania è cambiato qualcosa in termini di audience nel tennis o il calcio sta “ammazzando” tutti gli altri sport?
“In realtà stiamo avendo una rinascita del tennis. I successi di Angelique Kerber ed Alexander Zverev negli ultimi 2-3 anni hanno contribuito a far tornare in voga questo sport. Un contributo speciale è stato dato anche da Eurosport Germania, senza il quale non potremmo vedere le partite. Nell’ultimo periodo, inoltre, con la nazionale tedesca ed il Bayern Monaco che non stanno raccogliendo risultati importanti, si sta assistendo ad una maggiore diffusione del tennis.
Come spiega il fatto che Alexander Zverev vinca tornei come le Finals e poi non riesca ad accedere ad una semifinale Slam? Colpa dell’eccessiva tensione/pressione?
“Difficile spiegarlo. Fare semifinale o finale in uno Slam è estremamente complicato. Devi avere il pacchetto completo e presentarti al meglio. Inoltre, servono tre settimane di tempo, perché arrivi lì una settimana prima dell’inizio del torneo. Prendendo in considerazione tutti questi fattori c’è ancora qualcosa che manca a Sascha. Il tennis è strano a volte: quando ha perso al primo turno a Roma si pensava che non avrebbe avuto più chance di riprendersi poi è andato a Ginevra con una Wild Card, ha giocato male e alla fine ha vinto il torneo. In un momento di crisi si può trovare la chiave giusta ma resta il fatto che c’è qualcosa che non va. Forse ha a che fare con fattori esterni: meno attenzione aiuterebbero il suo sviluppo e la sua crescita”.
McEnroe ha detto che fra i giovani vede Shapovalov ed Aliassime un passo avanti agli altri. Non ha citato Zverev…
“Io invece includerei Sascha tra i campioni del futuro. Che io sappia, Shapovalov non ha ancora vinto nulla. Per quanto riguarda Felix invece sono d’accordo con John, c’è qualcosa dal punto di vista mentale che mi piace di quel ragazzo. Farà strada. Vincere o perdere non è determinante, ciò che importa davvero è come gestisci mentalmente certe situazioni e per la sua età Aliassime è davvero maturo. Lo stesso vale per Tsitsipas, la consistenza che sta mostrando è impressionante. Discorso da applicare anche a Zverev, nonostante non abbia ancora vinto uno Slam, ma ad un certo punto accadrà, è troppo forte per non succedere”.
In passato ha ricoperto il ruolo di supercoach nel team Novak Djokovic, insieme avete vinto tanto. Ma cosa fa esattamente un supercoach?
“Un supercoach porta esperienza all’interno di un team, si occupa della parte mentale del tennis. I supercoach parlano di qualcosa che hanno fatto loro stessi. Con Novak discutevo anche di strategia ma il vero X Factor di un supercoach sta nel sapere cosa succede quando si arriva alla seconda settimana di uno Slam. Inutile dire a un giocatore che ambisce al titolo come si supera il primo o il secondo turno perché sa farlo da solo. Certi meccanismi entrano in ballo dai quarti di finale in poi e sono cose che non hanno nulla a che vedere con il tennis. Nulla! Si tratta di, mentalità, struttura, organizzazione, gestione della pressione e sapere cosa fare”.
A tal proposito, Sascha ha deciso di affidarsi ad un campione del passato per fare il salto di qualità. Opinioni o notizie riguardo la collaborazione con Lendl?
“In realtà sono sorpreso di non averlo visto al fianco di Sascha in quest’occasione. Ivan, come me Mats Wilander e John McEnroe sa cosa serve per arrivare in fondo in un Major…”.
Quindi al suo posto, cosa direbbe a uno come Zverev?
“E mica lo dico a te! Lo dirò a lui…” (ride, ndr).