Due buone notizie dal tennis donne. Amanda Anisimova è tornata a giocare dopo la tragedia della morte del padre e ha trovato un coach-papà di grande qualità ed esperienza come Carlos Rodriguez. Grazie a Max Eisenbud, da sempre l’uomo dietro le quinte di Maria Sharapova, il manager che ha contribuito a creare un impero e ha cercato – invano – di prendersi le responsabilità anche nella brutta vicenda doping del Meldonium della divina Masha.
Adesso che l’algida siberiana “made in Usa” è sul viale del tramonto il dirigente della multinazionale di management sportivo IMG ha preso saldamente in mano la carriera della sua erede più plausibile. Che è russa di genitori e di anima, e somiglia tantissimo come gioco e come grinta a Maria e, come aspetto, ad Anna K.. Cioé “Lolita” Kournikova, coi capelli biondi legati a coda di cavallo, i bei lineamenti, il cappellino con visiera sempre calato sulla testina e una batteria di colpi da fondocampo da far paura, proprio come la Anisimova, ma che però negli anni 90 non riuscì a sfondare e si ritirò anzitempo, diventando poi la compagna del cantante Enrique Iglesias.
Ma Amanda non è soltanto di scuola tennis Usa, è anche nata negli Stati Uniti, il 31 agosto 2001. Dopo l’esplosione come finalista del Trofeo Bonfiglio di Milano e del Roland Garros juniores 2016, è passata professionista nel 2017, l’anno scorso s’è qualificata alla finale di Hiroshima entrando fra le top 100, e quest’anno ha toccato gli ottavi agli Australian Open – prima del nuovo millennio ad arrivare così lontano in uno Slam -, aggiudicandosi a Bogotà il primo titolo Wta, guadagnando le semifinali al Roland Garros ed arrivando il 15 luglio alla classifica record di numero 23 del mondo.
Poi, però, ad agosto (due giorni prima di compiere 53 anni), ha perso improvvisamente, per infarto, papà Konstantin che l’ha avviata al tennis. E, così, dopo San José di fine luglio, ha saltato tutta la campagna sul cemento nord americano che culmina negli Us Open. Riapparendo sulla scena solo adesso, a Wuhan, dove ha battuto Sam Stosur e ha perso al secondo turno contro Karolina Pliskova col netto 6-3 6-3. E poi a Pechino, sconfitta all’esordio dalla Brady.
Accanto a lei, c’è una figura rassicurante il 55enne argentino Carlos Rodriguez, coach storico dell’ex numero 1 del mondo, Justine Henin, e poi di Li Na, la pioniera del tennis cinese, già numero 2 del mondo con due trionfi Slam. Il tecnico si era fermato in Cina proprio sulla scia dell’allieva, per sviluppare un’accademia tennis, ed aveva resistito alla richiesta di Daniela Hantuchova che, nel 2014, lo voleva con sé per tornare sul circuito, accettando di allenarla solo in loco. Ma strappando complimenti convinti all’intelligente slovacca ora apprezzata telecronista: “Non ho timore di dire che è il miglior coach del tennis donne. Non è solo una questione di gioco, è anche un filosofo, ha il dono di mettere tutto in prospettiva. E’ una grande fonte di ispirazione, e per un giocatore è un privilegio poter lavorare con lui. E’ anche più di quello che pensavo, è un personaggio unico, capace dopo tanti anni di mettersi sempre in gioco”.
Carlos Rodriguez
Carlos Rodriguez in allenamento con Li Na
LA NUOVA SFIDA DI CARLOS RODRIGUEZ
Rodriguez ha anche aiutato l’altra pro cinese Shuai Peng, che è incorsa in tanti infortuni ed è incappata in tre mesi di stop da parte della Wta per aver cercato di liberarsi del partner di doppio in modo improprio. “E’ come un grande maestro, capace di gestire qualsiasi situazione sia tecnica che umana, come è stata la mia”, il commento della giocatrice che, da 80 del mondo, era scaduta al 298 e, dopo il programma a distanza con Rodriguez, a 33 anni, sta rientrando fra le top 100.
Stavolta, però, Rodriguez, davanti alla grande occasione di portare in vetta un’altra giovanissima di grandi possibilità come fece come Justine Henin, non ha saputo dire di no all’uomo che ha guidato Maria Sharapova.
*articolo ripreso da supertennis