Cominciano oggi a Stoccarda i Mondiali di ginnastica artistica, validi per la qualificazione ai Giochi di Tokyo. La stella più attesa è Simone Biles che presenta sulla scena internazionale i nuovi esercizi già mostrati ai campionati USA. Per l’Italia debutta Giorgia Villa. Ma la grande novità è la moviola in campo.
Quando si usa la moviola. Il regolamento permette ai giudici di usufruire della tecnologia in caso di ricorso degli atleti. Il sistema è stato realizzato dalla Fujitsu e si chiama JSS (Judging Support System). La moviola in pedana sarà utilizzabile al cavallo con maniglie, agli anelli e al volteggio: il settore femminile potrà usarlo per il 25% del programma, quello maschile per il 50%.
Come funziona. Il sistema impiega dei sensori LIDAR (l’acronimo inglese di Light Detection and Ranging), cioè una tecnica di telerilevamento. Vengono tracciati i movimenti delle ginnaste e una rete neurale artificiale costruisce una rappresentazione digitale in 3D dei loro movimenti. Questi modelli tridimensionali vengono utilizzati per verificare i movimenti eseguiti e la loro difficoltà, vengono anche certificati gli angoli delle varie aperture/divaricate e tutte le simmetrie del caso. Sei laser vengono posizionati attorno a un attrezzo e vengono proiettati circa 2 milioni di “raggi” al secondo verso l’atleta. I movimenti effettuati dai ginnasti vengono comparati con dei modelli preesistenti in modo da permettere ai giudici di dare il punteggio corretto in base a quanto realmente eseguito in pedana.
Stefano Villa, Oasport
Simone Biles. Il volto dei Giochi di Tokyo
Statunitense dell’Ohio, 21 anni, 4 ori ai Giochi di Rio e già 14 titoli mondiali. A Stoccarda presenterà tre novità: il doppio salto raccolto all’indietro con triplo avvitamento al corpo libero – un elemento che ha costretto i giudici ad aggiungere la difficoltà J al codice dei punteggi (si era fermi alla I del Moors); lo Tsukahara avvitato in uscita alla trave e un’evoluzione alle parallele asimmetriche.
Ha già eseguito il doppio salto raccolto all’indietro con triplo avvitamento ai campionati americani in agosto. Ma gli esercizi possono prendere il nome dei ginnasti che li interpretano per primi solo se vengono eseguiti ai Mondiali o alle Olimpiadi.
La pressione è alta. Biles potrebbe sembrarne immune; non ha perso una gara dal 2013, ed è quasi certa di vincere il suo quinto titolo ai Mondiali. Probabilmente chiuderà con il maggior numero di medaglie al mondo, più di qualsiasi ginnasta, uomo o donna.
Con Michael Phelps e Usain Bolt in pensione, qualcuno dovrà pur essere il volto dei Giochi di Tokyo, e Simone Biles è la scelta più ovvia. Ha vinto cinque medaglie a Rio, tutte d’oro eccetto una, e supera i limiti di ciò che è possibile in ginnastica ogni volta che gareggia. Ma quando le viene chiesto di essere una star globale, Biles indietreggia.
“Sento che se dovessi etichettarmi come una superstar, la cosa mi porterebbe più aspettative e mi sentirei più sotto pressione. A me basta andare là fuori e cercare di rappresentare Simone, non Simone Biles”.
Nancy Armour, USA Today
Così Repubblica illustrò il nuovo esercizio il 12 agosto
Una rivoluzionaria. Negli ultimi sei anni, la ginnastica mondiale ha girato intorno alla ragazza prodigio americana, che non solo ha rivoluzionato il suo sport, ma è anche riuscita a innescare aspettative in una cerchia di persone prima ristretta. Migliaia di spettatori sono venuti alla sessione di allenamento ufficiale degli Stati Uniti per guardare Biles volare da vicino.
Amaya Iríbar, El País
Le sue avversarie. Gli USA le stanno costruendo a medio termine in casa una rivale. Si chiama Sunisa Lee e ha 16 anni. Ha avuto un 2018 stellare nella categoria juniores. Ha debuttato nel circuito delle grandi al Trofeo Città di Jesolo vincendo nell’individuale, nella gara a squadra, al corpo libero e alle parallele. Si è presentata ai campionati USA e lì ha stupito vincendo l’oro nelle parallele, il bronzo al corpo libero e l’argento nell’individuale. Dietro Simone Biles.
“Saltavo sempre sul letto, mio padre mi guardava mentre facevo capriole e cose del genere. Alla fine, mia madre si è stancata, conosceva un’amica che era amica di qualcuno al Midwest Gymnastics ed è così che ho cominciato” ha detto a Pioneer Press.
La Nazionale femminile è composta quasi interamente da debuttanti. Giorgia Villa è la leader. Un anno fa alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires vinse tre ori (all around, volteggio e corpo libero) e un argento (parallele).
«Da piccola», sorride, abbassando gli occhi neri «mia madre mi portò in palestra, avevo tre anni, perché non stavo mai ferma. Ho iniziato così». La sua prima maestra, Irene Castelli, nata come lei a Ponte San Pietro e olimpionica a Sydney 2000, vide per prima il diamante grezzo e la portò nella vicina Treviolo da Enrico Casella, dt della nazionale a Pechino 2008 e Rio 2016. «Da allora vivo fuori e torno a casa per il weekend. Dalle 8.30 alle 16.30 allenamento e dalle 16.30 alle 19.30 scuola. A inizio settimana va bene, verso la fine siamo morte. Ma mi piace, se no non ce la farei. Io sono felice così».
Paolo Galassi, la Repubblica, 17 ottobre 2018
Il movimento italiano. Sono 124.629 i tesserati alla Federazione Ginnastica d’Italia di cui il 90% è di sesso femminile. La ginnastica è l’undicesimo sport più praticato sommando l’artistica, la ritmica, il trampolino elastico, l’aerobica, l’acrobatica e il fitness.
In tv. I diritti sono della Rai ma al momento le gare non appaiono ancora in palinsesto. In streaming saranno visibili le finali sul canale YouTube della Federginnastica.
La storia di Oksana Chusovitina. Ai Mondiali a 44 anni
La ginnastica è spesso considerata uno sport per adolescenti di talento. Ma a 44 anni l’uzbeka Oksana Chusovitina lavora per cambiare i parametri del suo sport. Il ginnasta americano Shawn Johnson di lei ha detto: “Nessuno sa più quanti anni abbia, sembra che sia stata alle Olimpiadi un trilione di volte”.
In realtà sono sette, unica ginnasta della storia a esserci riuscita, e ora guarda all’ottava di Tokyo, se riuscirà a qualificarsi. Chusovitina ha iniziato la sua carriera con la squadra nazionale sovietica negli anni ’80, esercitandosi su attrezzature rudimentali.
La sua vita personale è stata impegnativa. Di famiglia cristiana ortodossa, ha dovuto affrontare una forte opposizione quando ha deciso di sposare Bakhodir Kurbanov, un lottatore greco-romano e musulmano. Insieme hanno avuto un figlio, Alisher, a cui è stata diagnosticata la leucemia all’età di tre anni. Senza un’adeguata assistenza medica disponibile in Uzbekistan, Chusovitina si è trasferita in Germania. La comunità della ginnastica ha contribuito a raccogliere fondi per le cure. Chusovitina ha continuato a gareggiare – questa volta per la Germania – per i premi in denaro. “Se non gareggio, mio figlio non vivrà”.
Ha pensato di ritirarsi più volte. Dopo aver tentato la “Produnova” ai Giochi olimpici di Rio – comunemente soprannominata la “capovolta della morte” che Simone Biles si è rifiutata di tentare dicendo: “Non mi interessa morire” – ha finito con un deludente settimo posto.
“Dopo la finale, ho continuato a pensare a quello che è successo per molto tempo”, ha detto. “Continuare o no? La mattina dopo mi sono svegliata e mi sono resa conto che mi sarei preparata per le successive Olimpiadi. Ho vinto una medaglia d’oro per l’Unione Sovietica, una d’argento per il paese che mi ha aiutato: la Germania. Ma non ho mai vinto una medaglia per l’Uzbekistan. Questo è il mio sogno”. Liubov Baladzhaeva, The Telegraph
Tratto da loslalom.it
Il meglio del racconto sportivo. Scelto e commentato