Il Milan ha esonerato Marco Giampaolo e oggi farà firmare a Stefano Pioli un biennale da 1,5 milioni. La reazione sui social è nell’hashtag finito al secondo posto fra le tendenze Twitter. Si tratta di una contestazione alla società.
Una drastica sterzata
Dal talebano al normalizzatore, dall’uomo dei sogni all’uomo dell’equilibrio. Di sicuro qualcosa serviva, in questo senso. La scelta di Stefano Pioli va in questa direzione: normalizzare un gruppo finito in tilt (anche) per le troppe istruzioni. Il suo slogan sarà «semplicità». Come quando si presentò all’ Inter, nel novembre del 2016, per prendere il posto di De Boer. E disse: «Non vendo illusioni, i miei concetti sono chiari: difendere bene, attaccare bene». Il «testa alta e giocare a calcio» col quale Marco Giampaolo si presentò a luglio per ora finisce in soffitta.
Carlos Passerini e Monica Colombo, Corriere della sera
Tra giochisti e risultatisti: lui
Un democristiano nel dualismo di filosofie: sa fare bel calcio, ma sta molto attento a non prenderle. ~ Fabio Bianchi, Gazzetta dello sport
Essere una bandiera, essere dirigente
Campioni si nasce, dirigenti si diventa. Forse, magari, chissà. Non riuscì a diventarlo Rivera, a proposito di nobiltà rossonera, sta facendo una gran fatica Paolino Maldini non meno fuoriclasse di lui seppur in un ruolo meno appariscente. E sì che se Rivera aveva forzato tempi e situazioni, dichiarando guerra al presidente Buticchi quando ancora era giocatore («la ballerina che si vuol comprare il teatro» aveva chiosato Gianni Brera), Maldini il suo tempo se l’era preso. Tenendosi saggiamente alla larga da proposte, tentazioni, lusinghe succedutesi negli anni che avevan tutta l’aria, a saperle leggere in controluce, della ricerca del parafulmine innanzitutto. … Quello che sta vivendo il Milan in questi giorni è un cortocircuito in piena regola…. Il popolo milanista sognava tutt’altri profili, come si usa dire oggi. E mai e poi mai si sarebbe immaginato di dover ripensare – sperando di non doverli anche rivivere – ai tempi di Duina, di Farina e dell’impresentabile Li Yonghong. ~ Gigi Garanzini, la Stampa
Il club che divora i suoi figli
Questo Milan mangiallenatori e mangiabandiere dell’ultimo decennio non può continuare a ripescare ed eliminare in modo vorticoso i pezzi pregiati della sua storia recente. Con Stefano Pioli siamo al nono tecnico nelle ultime sette stagioni (record impensabile per le abitudini rossonere) ma se si mettessero in discussione anche Maldini e Boban saremmo alle ennesime bandiere strappate. A partire da Clarence Seedorf, lusingato e scaricato nell’arco di mezza stagione nel 2014, proseguendo poi con Pippo Inzaghi, che ha ballato una sola estate sulla panchina rossonera, per arrivare a Rino Gattuso, uscito di scena lo scorso giugno dopo un anno e mezzo di lavoro e magari già rimpianto dal popolo rossonero. Se a questi aggiungiamo lo stesso Leonardo, che al Milan è stato giocatore, dirigente e persino allenatore, e magari Filippo Galli, per anni deus ex machina del settore giovanile e poi inspiegabilmente uscito di scena, ecco che il Diavolo rischia di diventare veramente una specie di Kronos che divora i propri figli. ~ Elia Pagnoni, il Giornale
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COSA SUCCEDE QUANDO ARRIVA PIOLI
Porta in media 3 posizioni in più
Ecco il rendimento delle squadre allenate da Pioli durante il suo primo anno, con la posizione in cui si trovavano prima di lui e quella raggiunta con lui: o nella stagione successiva o a fine campionato in caso di subentro.
Novembre 2016. Inter. La prende al 10° posto. La porta all’8° posto – esonerato (+2)
Estate 2017. Fiorentina. Reduce da 8° posto. La porta all’8° posto (=)
Estate 2014. Lazio. Reduce da 9° posto. La porta al 3° posto (+6)
Ottobre 2011. Bologna. Lo prende al 20° e ultimo posto. Lo porta al 9° posto (+11)
Estate 2010. Chievo. Reduce da 14° posto. Lo porta all’11° posto (+3)
Estate 2009. Sassuolo in B. Reduce dal 7° posto. Lo porta al 4° posto (+3)
Estate 2008. Piacenza in B. Reduce dal 15° posto. Lo porta al 10° posto (+5)
Estate 2007. Grosseto in B. Lo prende al 22° e ultimo posto. Lo porta al 13° posto. (+9)
Febbraio 2006. Parma. Reduce dal 7° posto. Lo lascia al 19° posto – esonerato – (-12)
Estate 2004. Modena in B. Reduce dalla retrocessione in B. Lo porta al 7° posto
Estate 2003. Salernitana in B. Reduce dal 20° posto. La porta al 17° posto (+3)
Analisi. Escludendo l’anno del Modena – non giudicabile (era retrocesso dalla A e lo guidò in B) – nelle altre occasioni in cui è arrivato in una squadra nuova, Pioli è riuscito a migliorarne il rendimento otto volte su dieci. Il suo primo anno in un club è misurabile con un miglioramento medio di tre posizioni. Se confermasse questo passo, il Milan chiuderebbe il campionato al settimo posto. Considerando solo le ultime 4 esperienze, il miglioramento medio è di cinque posizioni in classifica.
IL PIOLISMO (SE ESISTE)
«Ogni squadra è diversa. La bravura di un allenatore è sapersi calare bene nell’ambiente mantenendo come base la propria identità».
Lei prende decisioni solitarie o condivise?
«Mi piace il lavoro di staff. Ci confrontiamo molto, poi le decisioni finali sono mie».
C’è anche suo figlio nello staff. Com’è?
«Bello. Lo vedo sereno, bene inserito».
È arrivato in una squadra dove erano già saltati due allenatori: la difficoltà maggiore?
«Quando si subentra il problema è che non conosci bene le persone. I calciatori dell’Inter li conoscevo, ma è fondamentale capire i caratteri, con chi hai a che fare. Prima lo fai, meglio è. Devi essere sveglio e veloce, il tempo è poco».
~ Intervista di Guido De Carolis, Corriere della sera, 24 febbraio 2017
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5 GIOCATORI CHIAVE PER PIOLI IN QUESTI ANNI
> Alessandro Diamanti, nel Bologna 2011/12 e 2012/13. Uomo da 7 gol e 6 assist al primo anno bolognese di Pioli, da 7 gol e 7 assist in quello dopo. Sedici delle sue 17 presenze in Nazionale arrivano mentre è allenato da Pioli. Quando Pioli viene esonerato dal Bologna, si chiude il suo cammino in azzurro. Era arrivato alla maglia da titolare in Confederations Cup contro Brasile e Uruguay.
> Felipe Anderson nella Lazio 14/15. Dieci gol e 7 assist nel primo campionato a Roma di Pioli. Era rimasto a zero gol l’anno prima, non ne segnerà mai più così tanti con un altro allenatore. Per lunghi tratti della stagione è immarcabile. Tanto che la nazionale brasiliana lo convoca e lo fa giocare.
> Lucas Biglia nella Lazio 15/16. Con Pioli è un giocatore da 70 passaggi di media, addirittura 80 in un’Europa League che gioca da protagonista. Mette l’uomo davanti alla porta 2 volta a partita. Segna 4 gol. Dopo Pioli mai più così tanti. Si ritroveranno in rossonero.
> Mauro Icardi nell’Inter 16/17. Con Pioli segna come mai aveva prima toccando quota 24 per la prima volta. Li segna con 109 tiri in porta. Come dire uno ogni 4 conclusioni e mezza. Per un confronto: quell’anno il capocannoniere Džeko ne segna 29, uno ogni 6 tiri. L’Higuaín napoletano da record dell’anno prima ne aveva fatti 36 con 182 tiri: uno ogni 5. È l’anno della carriera in cui Icardi serve più assist (8).
> Milan Badelj nella Fiorentina 17/18. Il centro di tutto. Organizzazione e sostanza a metà campo. Una media di 65 passaggi a partita e 2 tackle e mezzo. È il campionato che lo porta a giocare i Mondiali in Russia con la Croazia. È il campionato che lo porta alla Lazio. Proprio per prendere il posto di Biglia.
Canestri
Il basket è senza dubbio il secondo amore sportivo di Pioli. Tanto che, a forza di guardare partite su partite della Nba, ha studiato tattiche e schemi e ha cercato di riportarli, opportunamente modellati, nel mondo del calcio. ~ Andrea Schianchi, Gazzetta dello sport
- E basket sia
La qualità migliore per un allenatore
«Saper perdere l’uno contro uno contro il miglior giocatore della propria squadra». ~ Valerio Bianchini. Intervistato da Paolo Bartezzaghi, la Gazzetta dello sport
Il metodo Pioli. Contrariamente a Marco Giampaolo, che allena un’idea di calcio, Stefano Pioli, parmigiano, 53 anni, allena degli uomini. … A Firenze ha gestito il dramma di Astori, e sul quel gruppo ha costruito mesi ad alto livello. Anche lui si fece tatuare, sul polso sinistro, “DA13” in ricordo del difensore. Entrare in empatia coi giocatori, ecco cosa ritiene strategico. Tranquillizzare gli riesce più che accendere. ~ Simone Monari, la Repubblica
5 POSSIBILI GIOCATORI CHIAVE CON PIOLI AL MILAN: Piatek, Biglia, Bennacer, Leão, Castillejo.
E adesso Giampaolo? L’allenatore abruzzese porta con sé l’orgoglio e la convinzione profonda che col tempo la situazione sarebbe migliorata. Nel gioco, nei risultati, nella mentalità di una squadra che ha sempre sentito sua, dalla sua parte. … Così come allo stesso tempo è convinto che dentro al mondo Milan non tutti abbiano realmente compreso che i tempi gloriosi sono passati. … Se era lo snodo di una vita, di una carriera, è indiscutibile che Giampaolo abbia imboccato il sentiero sbagliato. Ma, statene certi, non cambierà. ~ Carlos Passerini, Corriere della sera
E il no di Spalletti? Se Luciano, impegnato a vendemmiare, fosse stato motivatissimo ad allenare il Milan, non si sarebbe fermato dinanzi all’opposizione dell’Inter di liquidargli la buonuscita. ~ Franco Ordine, Corriere dello sport-Stadio
Tratto da www.loslalom.it
Il meglio del racconto sportivo. Scelto e commentato