Tra poco la finale che assegna il titolo Mondiale. L’Inghilterra è l’unico paese dell’emisfero nord ad aver vinto un titolo nel rugby (2003). Il rugby è l’unico grande sport a squadre in cui l’Africa abbia già vinto un titolo mondiale (Sudafrica 1995 e 2007).
Favoriti? Il pronostico della vigilia è ampiamente dalla parte dell’Inghilterra, che ha dalla sua anche l’aver giocato una partita in meno dopo l’annullamento del match contro la Francia per il tifone Hagibis. La realtà è che il Sudafrica potrebbe però darle molto più filo da torcere di quanto previsto: gli Springboks sono una squadra scorbutica e che, pur senza brillare, ha dato la sensazione di essere abbastanza solida da potersi giocare la partita contro chiunque, con una strategia speculativa e un ricorso costante al gioco al piede. | Mauro Mondello, l’Ultimo Uomo
le finali 3° posto: Nuova Zelanda-Galles 40-17. Oggi per il titolo: Inghilterra-Sudafrica
Le due facce del Sudafrica. Il conflitto non è mai stato completamente risolto. Ecco perché la Federazione richiede una quota di giocatori neri, una discriminazione positiva in cerca di una integrazione. Nella squadra del primo titolo ce n’era solo uno, Chester Williams, e in quella del secondo due, Pietersen e Habana. Ora ce ne sono undici, guidati dal primo capitano nero: Siya Kolisi. Un’immagine della Coppa del mondo. | Juan Gutiérrez, Diario AS
Le Monde pubblica un reportage di Mathilde Boussion da Soweto, per raccontare come il rugby sia arrivato nel cuore della periferia nera di Johannesburg grazie a Siya Kolisi, capitano nero degli Springboks. “Siamo sulle alture di Soweto, il comune più grande del Sudafrica, nella periferia di Johannesburg. Qui ci sono tre squadre di rugby per almeno 1,3 milioni di abitanti (censimento del 2011). Tra questi, la Soweto Rugby School Academy, l’unica che offre lezioni di tutoraggio per bambini in parallelo con la formazione. Vedere una classe di bambini neri che fremono di impazienza per andare all’allenamento di rugby non è normale in Sudafrica. Oltre a insegnare storia e inglese, Tanya è uno dei sei allenatori della squadra. “Ricordate, non esiste uno sport riservato ai bianchi. Possiamo sempre prendere un pallone da rugby, andare su un campo e divertirci, anche se la nostra comunità non capisce che è uno sport aperto a tutti. Le generazioni precedenti sono ancora bloccate in passato”.
Tratto da www.lolaslom.it
Il meglio del racconto sportivo. Scelto e commentato