I frutti del caso Icardi. Sono molto gravi per forma e sostanza i due casi Conte e Napoli, ma prima di entrare nello specifico bisogna passare da un’evidenza generale. Entrambe sono prosecuzioni del caso Icardi, nel senso che stanno rapidamente cambiando lo status di un tesserato del grande calcio. Non più lavoratore subordinato come dice la legge 91 del 1981, ma ormai aziende altre che si attribuiscono gli stessi diritti dell’azienda madre. | Mario Sconcerti, Corriere della sera
Come un reality. Rovesciare tutto in piazza è l’ ultima frontiera, regolare i conti pubblicamente è l’ultima conquista del calcio reality show. | Fabrizio Bocca, la Repubblica
Dopo non vi lamentate. Poi dice che vince sempre la Juventus. Per forza. Certe cose lì non accadono. Nemmeno a livelli meno scioccanti. Prendete Mandzukic: è passato in un amen da essere pupillo dell’allenatore (Allegri) e idolo dei tifosi, a scarto che non si può neanche allenare con i compagni. Non un fiato. O Dybala: costretto l’anno scorso a giocare in un ruolo non suo e chiuso in casa quest’estate al suo ritorno dalle vacanze in attesa di formalizzare la sua cessione, salvo poi essere richiamato a miracol mostrare. Mai un lamento da parte sua, neppure adesso, magari contro Allegri che tanto non c’è più. | Gianfranco Teotino, Il Mattino
Dentro il Napoli
I cinque leader della rivolta. Mertens, Callejon, Allan, Insigne, Koulibaly e company. E così hanno fatto: quando il ds Giuntoli ha spiegato che il bus li aspettava nel parcheggio del San Paolo, Mertens è stato il primo ad alzare la voce e a protestare. Ma sapeva benissimo di non essere da solo. E infatti tutti gli altri si sono uniti senza perdere un secondo. Allan interviene, e il brasiliano alza i toni con il direttore sportivo. «Noi ce ne andiamo a casa, dillo pure al presidente». Il centrocampista infortunato cerca quasi lo scontro anche con De Laurentiis junior che nel frattempo è arrivato. | Pino Taormina, Il Mattino
Crisi alla napoletana
Titolo de l’Équipe
Cosa succede oggi. Vedremo oggi quale sarà la reazione degli abbonati, invitati ad assistere all’allenamento di una squadra finora campione solo di autolesionismo | Francesco De Luca, Il Mattino
Virgolette d’archivio | Rapidi innamoramenti e improvvisi disamori di De Laurentiis Aurelio, presidente
“ L’amore per Donadoni. Quattro anni fa avevo conosciuto Donadoni, al quale già nei momenti di crisi di questi 5 anni c’era il mio pensiero.
“ Il disamore per Donadoni. Chi c’era prima di Mazzarri non ha lavorato bene sulla preparazione.
“ Il colpo di fulmine per Mazzarri. Ho sempre avuto nella mia testa Mazzarri. Lo vedrei bene come giocatore di poker in un mio film. Arriva in ritardo di un anno e mezzo.
“ L’innamoramento con Mazzarri Con lui siamo in una botte di ferro. Lo vorrei a vita a Napoli.
“ Il disamore per Mazzarri. Non si è mai ambientato a Napoli. Nel matrimonio si è in due, si può convincere con i soldi una moglie a rimanere, ma se ha deciso di andare a letto con un altro allora va con un altro.
“ Il colpo di fulmine per Benítez. Ho scelto una persona che ha cultura e una coscienza internazionale decisiva per il definitivo salto di qualità. È la persona giusta, lavoreremo insieme per tanti anni.
“ L’innamoramento per Benítez. Con Benítez ho fatto subito scopa. Con lui una nuova era. Vorrei convincerlo a portare qui la famiglia e farlo firmare a vita.
“ Il disamore per Benítez e il colpo di fulmine per Sarri. Higuaín l’ho preso io, Benítez voleva Damiao. Con Sarri la squadra è carica a pallettoni. Lui legge e sa di cinema. Non si lavorava così forte e pesante dall’epoca di Mazzarri. Mi piace troppo, è cento volte meglio di Benitez, che lavorava con 5 persone. Sarri ne usa 12 oltre ai droni, i video e tutti gli attrezzi che ha.
“ L’innamoramento per Sarri. Il Napoli è la casa di Maurizio Sarri. E questa casa per lui è aperta a vita: qui può rimanere a fare quello che vuole anche quando il contratto scadrà. Se vuole potrà anche avere un ruolo alla Ferguson».
“ Il disamore per Sarri. Vuole arricchirsi? Nel prossimo contratto, quando sarà scaduto quello in essere, assolutamente verificheremo quanti scudetti ha vinto, quante volte saremo arrivati in finale e se avremo vinto qualcosa in Europa, e sarà giusto anche dargli quello che merita. A Sarri abbiamo dato tutto nei tre anni divisi con lui, ma non abbiamo portato un trofeo a casa. Sta sempre in tuta, urla e bestemmia, vorrei proprio capire come si adeguerà allo stile della sua nuova squadra. È un uomo da stadio, da curva, uno che piace ai tifosi; Ancelotti è invece un aziendalista. Sarà ancora più bello vedere Ancelotti battere Sarri.
“ L’innamoramento per Ancelotti. È una persona adorabile, entrata per sbaglio nel mondo del calcio. Farebbe cose straordinarie in qualsiasi settore perché è un ragazzo sereno, senza rancori nei confronti del prossimo. È una persona equilibrata e l’equilibrio è una dote rara. Vi faccio notare che ha 10 milioni di follower, contro i 10mila di Sarri.
E per finire. Diego si è fatto amare perché non ha solo giocato a calcio, ma perché per anni è stato il calcio. Ha attraversato fango, splendori, scudetti e manette. Ma alla gente è sempre stato simpatico perché era il più grande, perché è caduto e si è rialzato. O forse solo perché si è rotolato nel vizio senza mai dare la colpa ad altri. Oggi, come sempre, ammiriamo i buoni e invidiamo i belli. Ma sono i cattivi che ci mancano. Sono quelli che non stanno alle regole del gioco che ci affascinano, perché ci fanno sentire migliori di loro, perché hanno bisogno del nostro perdono, perché sono per sempre nelle nostre mani: abbiamo il potere di assolverli o condannarli senza che nessuno possa dire che ci sbagliamo. | Alberto Caprotti, Avvenire
Dentro l’Inter
Conte è fatto così, prendere o lasciare. Marotta, che l’ha voluto fortemente a Milano, lo conosce bene e certamente non si farà spaventare dalla crudezza di quelle frasi e dallo sguardo fisso nel vuoto che le accompagnate. Fosse diversamente, si potrebbe immaginare l’apertura di una frattura tra tecnico e dirigenza, scenario impensabile nel contesto stagionale nerazzurro. | Giovanni Capuano, Panorama
L’ufficio-facce. Lo spettacolo nello spettacolo era da una parte il tono studiatamente dimesso con cui Conte sganciava le sue bombe di profondità; dall’altra l’ufficio-facce con le espressioni via via più sbalordite di Capello, Costacurta e Del Piero, che pure qualche caldo dopopartita si son trovati ad affrontarlo, mano a mano che Conte alzava il tiro. | Gigi Garanzini, La Stampa
Virgolette d’archivio | Vita da incontentabile. Tutte le insoddisfazioni di Conte sul mercato
“ Bari 2009. Volevo giocare in A con le mie idee, sostenere la mia idea di calcio. Ho preferito la risoluzione consensuale. Non c’era più la condivisione del progetto tecnico, sul quale ci eravamo trovati d’accordo solo tre settimane fa. Avevo chiesto dieci nuovi elementi alla nostra portata come Alvarez e Carobbio. Dovendo giocare nella massima serie, da allenatore, il mio dovere era mettere il cuore da parte e ragionare a mente fredda nelle scelte.
“ Siena 2011. Nonostante la società abbia deciso giustamente di abbassare il tetto ingaggi, questa squadra se la sta giocando. Abbiamo ripreso giocatori morti per il Siena, giocatori che non voleva nessuno in questa città.
“ Juventus 2014. Non si può andare con 10 euro in un ristorante da 100.
“ Prima di United-Inter. Abbiamo la necessità di snellire e creare un gruppo, per me è importante avere tempo per lavorare con i giocatori.
“ Dopo Inter-Parma. Fare giocare sempre gli stessi è difficile. Faremo due o tre cambi, non potremo farne di più.
“ Dopo Brescia-Inter. Stiamo portando la macchina al massimo dei giri.
“ Dopo Borussia-Inter. Mi sono stufato di dire sempre le stesse cose, spero che queste partite facciano capire certe cose a chi di dovere. Venisse qualche dirigente a dire qualcosa, a inizio stagione potevamo programmare molto meglio.
Tratto da www.loslalom.it
Il meglio del racconto sportivo. Scelto e commentato