Andy Murray ha portato alla ribalta un’operazione rivoluzionaria all’anca, che gli è stata suggerita dal collega statunitense Bob Bryan. In che consiste esattamente l’operazione di rivestimento dell’anca, se è giusto chiamarla così?
“Il sistema definito Hip Resurfacing è un rivestimento dell’anca, consiste in due lamine di acciaio emisferiche che ricoprono l’articolazione. Il problema degenerativo dell’anca, nella maggior parte dei casi, è un problema che interessa la cartilagine e non l’osso, per questo motivo il rivestimento dell’anca interviene con la sostituzione della cartilagine, sia sul versante acetabolare che femorale, restituendo una nuova superficie di carico e quindi una nuova anca”.
Qual è la differenza rispetto all’operazione tradizionale di operazione all’anca?
“La differenza fondamentale è la non invasività sul tessuto osseo, il ripristino completo della biomeccanica dell’anca, la possibilità di intervenire successivamente a questa procedura con un impianto convenzionale”.
Quali sono i pro di questa operazione, come tempi di intervento, come tenuta dell’intervento, come rischi di ricaduta, come tempi di rieducazione e come percentuali e tempi di pieno recupero?
“I pro sono notevoli: enorme stabilità intrinseca del sistema che riproduce lo stesso diametro della testa del femore, non invasione del canale midollare, possibilità di praticare sport ed attività ad alto impatto senza determinare una diversa usura del sistema, Longevità. Infatti questo sistema ha oggi circa 23 anni di follow-up e il comportamento in quella fascia considerata a rischio, cioè sotto i 55 anni, è eccellente e sembrerebbe poter garantire anni futuri di benessere ai pazienti pur con alta richiesta funzionale”.
Quali sono invece i contro?
“I contro in mano a chirurghi esperti sono pochi, esiste una possibilità di reazioni di ipersensibilità o allergiche alle componenti della lega metallica, una possibilità che la testa del femoreincapsulata possa soffrire. Nelle nostre statistiche rischi sotto all’1% globalmente”.
Chi è stato il pioniere di questa operazione nel mondo?
“Darek McMinn chirurgo di Birmingham”.
Chi l’ha effettuata per primo in Italia, dove?
“In Italia molti sono i colleghi che si sono cimentati in anni passati in questa metodica. Ricorderei PALTRINIERI e TRENTANI del Rizzoli di Bologna come veri pionieri della metodica e LORENZO SPOTORNO tra i primi utilizzatori del sistema di 2° e 3° generazione”.
Che risposta ha avuto in Italia dal mondo accademico?
“Il tema è molto discusso in Italia ed all’estero al livello accademico e non.Penso si sia fatto molto rumore e poca discussione sul tema e sui motivi per cui negli anni passati questo sistemaavesse procurato tassi di fallimenti inaccettabili che oggi chiaramente non abbiamo più. Il problema e’ stato identificato nella lega metallica da cui è composto ma ormai sappiamo che non è così. Con una espressione che si usa nel nord Europa si può dire che si è decisodi “gettare il bambino con l’acqua sporca”.
In quali casi si esegue ancora l’operazione tradizionale, e che cosa succede di tutte le protesi di metallo che venivano utilizzate precedentemente e che sono state già costruite?
“L’operazione di artroprotesisostitutiva dell’anca tradizionale ha risultati eccellenti se eseguita da mani esperte; credo la chiave degli interventi all’anca risieda in questo: accuratezza chirurgica. L’utilizzo del metallo nelle protesi con stelo non esiste quasi più. Il problema iniziale che causò la tempesta sul metallo nel protesi di anca nacque proprio dalfallimento dei sistemi convenzionali di una ditta che aveva immesso sul mercato sistemi con le stesse caratteristiche di design del rivestimento (teste a largo diametro) ma montate su sistemi tradizionali”.
Quando ha cominciato lei ad eseguire questo tipo di operazione, perché, su indicazione di chi?
“Ho un esperienza in questa chirurgia di12 anni, ho eseguito nell’anno 2017 un programma di fellowship in chirurgia dell’anca presso l’ANCA Clinic di Gand,in Belgio, uno dei centri europei con maggior esperienza in questa metodica.Eseguo tutti i tipi di interventi di chirurgia protesica all’anca, quindi consiglio questa procedura ai pazienti che reputo adatti a questa metodica.
Il mio scetticismo iniziale era come quello che molti colleghi hanno oggi, la differenza è che io ho voluto approfondire, ho visto i pazienti, i risultati funzionali i follow-up a distanza, le radiografie, da un database di oltre 6000 pazienti. Ho studiato, scritto, pubblicato, ho conosciuto e discusso la metodicainsieme ai maggiori impiantatori a livello mondiale con i quali faccio parte da alcuni anni di una società internazionale fondata per promuovere e insegnare questa tecnica chirurgica.
Da medico scelsi un trattamento che reputavo potesse fornirmi un valida alternativa per i miei pazienti e dopo aver sviluppato una capacità tecnica per utilizzarlo ho iniziato ed ora ho pazienti felici!”
Quante operazioni effettua ogni anno?
“Eseguo circa 450/500 impianti di anca, di questi circa 300 di Rivestimento”.
Che tipo di pazienti ha?
“Il mio paziente tipo è un giovane attivo, sportivo, sotto i 50 anni. Tuttavia la mia pratica è molto vasta e spazia su tutte le patologie in qualsiasi fascia di età escluso la pediatrica. Il paziente più giovane che ho operato ne aveva 16 il più vecchio 101”.
Questo tipo di operazione è più decisiva per la gente comune o per gli atleti?
“Per lei è più decisivo avere il 100% dalla sua anca se lei fosse uno sportivo o una persona normale? Per me entrambi. Infatti credo sia un ottima scelta per la maggior parte dei pazienti, credo sia opportuno utilizzarla sì maggiormente nei pazienti giovani e quelli con alta richiesta funzionale”.
Gli atleti di quali sport ne vanno più soggetti?
“I problemi nei pazienti sportivi con un artrosi all’anca non sono veramenteimputabili agli sport che praticano o hanno praticato ma da difetti congeniti o pediatrici che prima del tempo hanno determinato un usura del sistema o a patologie sopraggiunte a carico dell’articolazione. Ho operato pazienti che praticavano ogni tipo di attività che sono tornati oltre nel 90% dei casi a praticare sport con soddisfazione a livelli anche professionistici”.
* Il professor Alessandro Calistri, chirurgo dell’anca, è specialista in chirurgia ortopedica e traumatologica. Di cui è anche docente all’Università della Sapienza di Roma.