Quando si preme “Play” inizia lo spettacolo musicale, tutto intorno assume un significato diverso, si avverte ogni piccolo segnale che il corpo ci invia, ci si sente vivi, il sangue scorre velocemente, ci si sente invincibili e pieni di energia: questi non sono gli effetti di qualche allucinogeno, ma semplicemente sono i “regali” che ci offre la musica.
La musica è onnipresente, esiste da sempre, probabilmente prima ancora della nascita dell’uomo e la relazione tra musica e movimento migliora:
- il senso della razionalità,
- il metabolismo cerebrale;
- le funzioni cognitive di chi ascolta;
- riduce lo stress;
- cambia o regola l’umore;
- genera emozioni;
- migliora la pressione sanguigna;
- cattura l’attenzione;
- evoca ricordi;
- riduce le inibizioni;
- incoraggia il movimento.
E’ facile intuire come tutto ciò possa rivelarsi particolarmente utile per la pratica sportiva. Per questo motivo siamo abituati a notare in TV come diversi atleti di un certo livello si presentino in gara, in palestra o sul ring di combattimento muniti di cuffie e sguardo concentrato: da Usain Bolt a Federica Pellegrini, da Roger Federer a Rafael Nadal, da Michael Phelps a Tania Cagnotto, da Lebron James a Giannis Antetokounmpo.
Una ricerca
Una ricerca ha affermato che cinque sono le capacità dell’atleta che possono essere condizionate dalla musica:
- dissociazione: durante l’allenamento, la musica distrae la mente dalle sensazioni di affaticamento, abbassa la percezione di sforzo e promuove stati emotivi come il vigore e l’euforia, mitiga gli stati di tensione, depressione e rabbia. Questi effetti si manifestano solo per esercizi d’intensità bassa o moderata, mentre per sforzi molto elevati la percezione di fatica annulla l’impatto della musica. La musica fa sembrare il duro allenamento più divertente, modellando il modo in cui il cervello interpreta i sintomi di affaticamento;
- regolazione dell’attivazione: la musica altera l’attivazione emotiva e fisiologica e può essere utilizzata prima di una competizione o di un allenamento come stimolante o come sedativo, per calmare o placare delle sensazioni ansiogene. Molti atleti utilizzano una musica potente per attivarsi, mentre utilizzano musiche più soft per rilassarsi;
- sincronizzazione: la musica sincronizzata con l’esercizio produce un aumento nei livelli di prestazione (efficienza e resistenza). Questo avviene per molte attività come la corsa, il canottaggio, il ciclismo, lo sci di fondo e più comunemente per le attività aerobiche in palestra. Il tempo musicale può regolare il movimento e prolungare la performance, la musica di semplice sottofondo si dimostra meno efficace e perde quasi totalmente di effetto se applicata a sport impegnativi;
- acquisizione di abilità motorie: la musica crea l’opportunità di esplorare differenti piani di movimento e incrementare la coordinazione. La musica può trasportare il corpo verso “pattern” di movimento efficaci, fornendo una visione analogica del suono. Il testo di una musica scelta “ad hoc” dall’atleta può rinforzare alcuni aspetti della tecnica sportiva e può rendere l’ambiente più divertente;
- raggiungimento dello stato di “flow”: la musica può aiutare ad entrare nello stato di flow, ossia di totale motivazione intrinseca, attenzione e concentrazione, ideale per raggiungere la massima prestazione sportiva possibile.
La musica è doping?
Se la musica crea tanti effetti positivi, perché è stata bandita in alcune competizioni podistiche?
Dal 2007 alla Maratona di New York, ai partecipanti è proibito l’utilizzo di riproduttori musicali, perchè molti selezionavano una playlist contenente brani in cui le battute al minuto corrispondevano ai passi della corsa, così da sincronizzare gesto motorio e ritmo musicale, ottenendo risultati sbalorditivi.
Musiche uguali per tutti gli sport?
La musica deve essere adatta all’attività che si sta facendo. Per esempio, quella ritmica veloce e rumorosa, con percussioni e bassi “pompati”, è la migliore per allenarsi con i pesi e per una corsa è meglio il rap, il thrash metal o il rock. Ma c’è anche chi afferrma che l’allenamento è più efficace scoltando musica classica. Uno studio condotto dal dottor Lewis, dimostra che la musica classica migliora la qualità dell’allenamento. In genere i Centri Fitness utilizzano come “colonna sonora” per l’allenamento la “musica dance” poiché si ritiene che il ritmo incalzante stimoli le persone a impegnarsi maggiormente e migliorari la qualità e l’intensità dell’allenamento. Infatti questo genere di musica stimola la velocità dei movimenti, la forza e la resistenza, senza provocare un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, però è importante che la musica sia in sintonia con il ritmo cardiaco, ovvero che le intensità di entrambe crescano e decrescano simultaneamente. Allenarsi con un sottofondo musicale ritenuto piacevole, stimola la corteccia premotoria, ovvero l’area del cervello coinvolta nella pianificazione dei movimenti.
Musica potente, musica soft, musica classica?
Non importa il tipo di musica, ogni atleta sceglie e seleziona le proprie musiche, ma noi possiamo affermare che la musica contribuisce alla consapevolezza e la gestione del proprio stato prima di una performance, un ottimo utilizzo produttivo per gli atleti e per chi deve affrontare un compito con un alto dispendio di energie.
Grazie alla musica ogni atleta può migliorare il proprio stato psicobiosociale prima dell’inizio della performance, attraverso l’utilizzo della propria playlist musicale.
Prof. Maurizio Mondoni
(foto tratta da scienzemotorie.com)