Quale è lo scopo del calcio?
-Vincere…-
Sì, ma per vincere cosa devi fare?
-Bisogna segnare, bisogna fare in modo che il pubblico si esalti per il gol-
Il gol è considerato da tanti un evento raro che decide una semplice partita, magari una finale di Coppa dei Campioni o addirittura una finale di Coppa del Mondo. Come questo viene realizzato è una cosa superflua, che tu lo faccia con una rovesciata o che tu lo segna su calcio di rigore non cambia, l’essenziale è che il pallone “spacchi” la porta.
PULICI E GRAZIANI, I GEMELLI DEL GOL…
Stagione 1976/1977, due ragazzini hanno pensato bene di scrivere pagine di storia. Il ventiquattrenne di Roma era il classico romano con il dialetto nell’indole, l’altro era un brianzolo, che tra la nebbia della bassa milanese è stato bravo a trovare la strada giusta per Torino, dove insieme a “Ciccio” ha voluto illustrare ai più giovani il significato della parola gol.
Quando ci si trova fin da subito si dice che è “amore a prima vista”, i due si sono trovati subito, l’uno completa l’altro, in campo i due si intendevano ad occhi chiusi. Era il 4 febbraio del 1974, il Torino affrontava il Cesena. A Bertarelli ha risposto Pulici, la partita si era fatta interessante, a completare l’opera non poteva che essere Ciccio Graziani. Dopo questa partita è nato il soprannome i “gemelli del gol”.
Insieme i due hanno macinato gol su gol, hanno reso grande il Torino, quel Torino che pochi anni prima era stata vittima della sciagura più tragica del calcio italiano, Superga ’49. Le cose belle come iniziano finiscono. Era la stagione ’80/’81, Graziani ha deciso di spogliarsi della casacchina granata pronto a vestire la maglia viola.
In quella stagione è stato proprio il Torino a vincere lo scudetto e con 21 gol in stagione “Paolino” ha potuto gioire anche per la vittoria del premio di capocannoniere della stagione.
Paolo Pulici era in grado calciare con entrambi i piedi, come ha detto parecchie volte lui: “Le mamme ci hanno dato due piedi per usarli entrambi”. Ciccio invece era quel giocatore che trovava spazi, prendeva legnate e arrivava face to face con il difensore per poi servire Paolino, il risultato era sempre quello… Gol.
ARGENTINA DI MARADONA UNITA AL BRASILE DI CARECA= GOL
Diego Armando Maradona, per tanti il più grande calciatori di tutti i tempi, quell’argentino che era venuto a Napoli per insegnare calcio era qualcosa di spettacolare. Insieme a lui quell’anno c’era un brasiliano talentuoso, era di San Paolo quel ragazzo, era Antonio de Oliveira Filho, meglio noto come Careca. Insieme ad un Gaucho non si poteva non affiancare un Verdoro, così Ottavio Bianchi aveva optato per il trio magico, Careca-Maradona-Giordano, ma i due latini americani avevano qualcosa in più.
I poli si attraggono, è proprio così. Il festaiolo dei due era l’argentino, Careca era il lavoro in persona, la fatica era la cosa per cui giocava, ogni partita cercava di imparare o insegnare qualcosa. Maradona invece amava la baraonda, le partite erano il freno di una vita di piena di vizi. Per il “Pibe” il calcio era qualcosa di naturale, lo sentiva dentro tanto quanto Mozart sentiva la musica.
Prima di allora, nel Napoli non era mai esistita tanta sintonia, Maradona si intendeva alla perfezione con il brasiliano e il paulista trovava strada facile per finalizzare ciò che era stato creato dal suo compagno.
Stagione ’87/’88, il Napoli si trovava al fotofinish con il Milan di Sacchi. Quella stagione il connubio Samba-Tango aveva realizzato 28 reti, 15 l’argentino e 13 il brasiliano. Quelle ventotto reti non erano bastate per bleffare un Milan tanto forte. Nello scontro diretto al San Paolo il diavolo ha avuto la meglio e così si era assicurato lo scudetto.
Il Napoli ha potuto presentare il capocannoniere, con 10 reti in campionato l’argentino ha potuto alzare il premio di goleador della stagione 1986/1987.
IL BUONO E IL GIGANTE, LA COPPIA LAUTARO MARTINEZ-LUKAKU FA FAVILLE…
La coppia d’oro dell’Inter sta continuando a trascinare i nerazzurri. Romelu Lukaku e Lautaro Martinez sono una coppia mica male, anzi, riescono a trovarsi alla perfezione, riescono ad intendersi con la squadra e soprattutto riescono a mantenere il controllo delle situazioni più difficili.
Sulla panchina dei nerazzurri siede Antonio Conte, colui che ha creduto per primo al gigante belga avvallando le scelte della società rinunciando a Mauro Icardi. L’allenatore pugliese è il primo che ha creduto nella coppia Lautaro-Lukaku, prima dell’arrivo del tecnico l’argentino oscillava tra campo e panchina.
Manca poco a mettere i sigilli al girone d’andata, nel frattempo i due si trovano fermi a 23 reti, 14 il gigante Belga e 9 l’argentino. La coppia sembra essere ormai in sintonia perfetta, il gigante belga sta dimostrando grande spirito di squadra, quel fisico da culturista che usa perennemente per creare spazi utili è fantastico; l’argentino sta confermando l’ottima scelta di Mr. Conte, la velocità conciliata all’astuzia stanno mostrando buoni frutti.
La coppia per adesso non sta mostrando motivi di disunione, il calcio però è capace di tutto, adesso come adesso non ci resta che attendere.
Alessandro Bergamaschi