Anterselva, la valle che ha incoronato Dorothea. Poco meno di 3000 abitanti, il tedesco è la lingua dominante, l’italiano però non si può evitare di impararlo, vallate su vallate, la neve è una cosa comune, è proprio qua che Doro ha indossata per la prima volta gli sci e ha sparato i primi colpi a bersaglio. La favola Wierer non può passare in secondo piano, dopo aver vinto l’oro dell’inseguimento è arrivato anche l’oro nella 15km individuale. 23000 i tifosi disseminati lungo il tracciato per assistere ai Mondiali di Biathlon. Con questo piazzamento diventa la terza atleta di sempre ad aver ottenuto un successo in tutti e sette i formati del Biathlon dopo Martin Fourcade e Marie Dorin.
Era una sfida che pesava molto, la Wierer sapeva che doveva fare i conti con tutto il pubblico tedesco venuto per tifare e sostenere la propria beniamina, Vanessa Hinz. L’azzurra ha dovuto vedersela anche con qualche errorino a bersaglio. Un bersaglio mancato nella sessione a terra e uno nel successivo rischiavano di costar caro, Dorothea è stata brava a dare tacche quando necessario, il vento cambiava troppo velocemente. Doro è stata brava negli ultimi due bersagli che le hanno permesso di concentrarsi solo ed esclusivamente a sfrecciare sugli sci. Gli errori sul finire di Christina Rieder e di Ingrid Tandrevold hanno sancito il definitivo verdetto, medaglia d’oro per Dorothea Wierer, scrivendo il suo nome nei libri di storia degli sport invernali.
Deborah Compagnoni, Stefania Belmondo e adesso Dorothea Wierer.
Deborah Compagnoni, un nome e una garanzia per lo sport azzurro. La sciatrice di Bormio è stata la prima atleta ad aver vinto una medaglia d’oro in tre edizioni diverse dei Giochi Olimpici invernali. Nonostante seri infortuni che hanno reso la carriera di Deborah ancora più difficile è lei la regina dello sci italiano, la più vincente di sempre.
Nel 1986 ha vinto la prima medaglia di bronzo ai Mondiali Juniores. A sedici anni, Deborah, mostrava già un carattere da vera campionessa, caparbietà e deduzione sono state le fondamenta del successo. Il 1988 è stato l’anno degli infortuni, prima la rottura del ginocchio destro poi un blocco intestinale hanno reso impervia la strada del successo all’azzurra. A dicembre del 1991 ha ottenuto la prima medaglia d’argento in coppa del Mondo, nel gigante di casa a Santa Caterina di Valfurva, in Valtellina. Dopo poche settimane è arrivato anche la prima medaglia d’oro, nel Supergigante di Morzine. Ai Giochi Olimpici di Albertville 1992,si è aggiudicata l’oro nel Supergigante, il giorno dopo, tutta l’Italia era collegata per assistere e sperare in una doppietta e invece il destino ha voluto il peggio, durante la discesa nello Slalom gigante, Deborah ha perso il controllo dello sci cadendo. Urla che lasciavano presagire un infortunio pesante, diagnosi: rottura dei legamenti delle ginocchia. Nelle edizione di Sierra Nevada 1996, Deborah è diventata campionessa mondiale di Slalom gigante. L’ultima sua apparizione alle Olimpiadi Invernali è stata nel 1998 a Nagano. In quell’edizione si è riconfermata campionessa olimpica nello slalom gigante, nei giochi del Giappone è diventata la prima sciatrice a vincere tre medaglie d’oro in tre edizioni diverse dei Giochi Olimpici invernali. In definitiva, fra il 1994 e il 1998 ha vinto tutto quanto si potesse vincere nello slalom gigante fra Olimpiadi e Mondiali, e malgrado gli infortuni che le hanno consentito di concludere solo cinque stagioni complete, ha firmato 16 tappe di coppa del Mondo. Fra le sue gemme, ricordiamo le nove vittorie di fila in gigante del 1997-1998 e quella per distacco addirittura di 3 secondi e 41 centesimi nel gigante di Park City nel 1997.
Memorabile nello sci di fondo, la rivalità Belmondo-Di Centa, una rivalità feroce, per via delle forti differenze caratteriali e dall’agonismo in pista, il tutto condito da pettegolezzi e insinuazioni più o meno palesi. Una piemontese e l’altra friulana ma con la stessa passione, gli sport sulla neve. Stefania Belmondo vanta due Ori olimpici, tre argenti e infine cinque bronzi. Anche nei Mondiali, Stefania si è saputa imporre, conquistando quattro ori e sette argenti. Stefania Belmondo è stata capace di piazzarsi seconda in classifica generale in Coppa del Mondo 1999 a pari punti con Bente Skari, la coppa di cristallo è stata assegnata alla norvegese per aver collezionato il maggior numero di vittorie.
Anche Manuela Di Centa ha collezionato vittorie su vittorie, sette medaglie olimpiche, fra cui spiccano i due ori a Lillehammer nel 1994; due argenti sempre in terra norvegese e tre bronzi, tutti in staffetta. Sette le medaglie conquistate ai Mondiali, quattro argenti e tre bronzi.
Dopo la vittoria di domenica per Wierer, Deborah Compagnoni, aveva scritto a Doro per complimentarsi per l’impresa fatta. L’altoatesina arrossendo si è espressa così ai microfoni : “Mi fa piacere portare in alto il tricolore in uno sport di nicchia e che si parli di biathlon nei bar, loro le vedo più grandi, io mi sento molto più piccola” .
Oltre a essere un talento indiscusso , Doro, tanto bella e brava, mostra anche la sua umiltà nel non voler essere paragonata a due assi dello sport italiano. La ragazza si farà, direbbe De Gregori.
Alessandro Bergamaschi