Migliaia di persone ogni giorno perdono la vita per via dell’epidemia che, da più di un mese, sta tenendo tutta l’Italia e il Mondo, segregati in casa.
Nemmeno lo sport riesce a riposare. Oltre allo stop dei vari Campionati nelle diverse discipline, l’attenzione ricade sull’Atletica italiana: l’ex atleta Donato Sabia è morto all’età di 56 anni a causa del Coronavirus.
L’ex azzurro era ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale “San Carlo” di Potenza dal 26 marzo scorso, quando ha scoperto di essere positivo. Lo stesso giorno, perdeva la vita anche il padre ottantenne, anch’egli per coronavirus.
Simbolo indiscusso della Basilicata ed esempio per molti giovani sportivi. Sabia, durante la carriera ottenne numerosi traguardi: due volte finalista olimpico sugli 800 metri, a Los Angeles nel 1984 e a Seul nel 1988, oro agli Europei indoor di Goteborg nel 1984 sempre negli 800 ( “il signore degli 800”) e quinto posto nella finale della staffetta 4×400 ai campionati mondiali di atletica leggera di Helsinki nell’83. Undicesima prestazione italiana assoluta sui 400 metri, e fu suo il record mondiale sui 500 metri stabilito a Busto Arstizio il 26 maggio del 1984, rimasto imbattuto per ben 29 anni.
Donato Sabia lo si ricorda non solo per i suoi successi, ma anche per la sua continua lotta contro il doping nello sport. Ebbe la forza di rifiutare quell’aiuto tanto illegale quanto indispensabile per alcuni, anche se avrebbe potuto migliorare le sue prestazioni di qualche centesimo di secondo che lo separavano dal podio. Ma questo non lo ha di certo fermato, infatti, “il signore degli 800” trionfò con tutta la sua integrità e dignità.
“Un fulgido esempio di passione sportiva senza compromessi”. E’ così che lo ricorda il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi.
Carriera ricca di soddisfazioni, ma allo stesso tempo stroncata da moltissimi infortuni, dovuti al suo corpo ormai usurato da quegli allenamenti quasi impossibili, ma che che lo hanno fatto arrivare lontano. Il fisico cedette e fu costretto ad abbandonare le piste d’atletica.
“Atleta di talento straordinario, ma soprattutto persona d’animo gentile”, così la Fidal – la federatletica italiana – ricorda Sabia. “Una tragedia nella tragedia – le parole del presidente Giomi – Donato era una persona a cui non potevi non voler bene”.
L’ex atleta era una persona giusta e di animo buono, guidò il primo sciopero dell’atletica italiana, quando nel 1988 per via di una battaglia politica tra Coni e Federaltletica, si prese la decisione di non far partecipare ai Giochi Olimpici la staffetta 4×400. Donato Sabia, leader del gruppo, abbandonò la pista e prestò la sua voce: “I finalisti della gara dei 400 hanno deciso all’unanimità di rinunciare a correre in segno di protesta contro la decisione che ha escluso la staffetta 4×400 dalla meritata partecipazione alle Olimpiadi.” Insieme a lui molti atleti azzurri lasciarono il campo. Il Coni, nonostante il raggiungimento del tempo limite raggiunto dai corridori, abbassava di secondi il cronometro per fare in modo che non raggiungessero l’obiettivo.
Dopo l’abbandono alle piste, l’ex mezzofondista era tornato nel mondo dell’atletica e, anche per le sue doti umane, era stato eletto presidente del comitato regionale della Federatletica della Basilicata. A fine anni ’90 era stato chiamato da Malta per seguire l’atletica leggera accompagnando la delegazione maltese ai Giochi di Sydney 2000.
“È difficile esprimere a parole il dolore cupo, sordo, terribile che accompagna la scomparsa di Donato”, sono le parole del sindaco di Potenza Mario Guarente e dell’assessore comunale allo Sport Patrizia Guma, ricordando anche il ruolo di responsabilità di Donato Sabia all’ufficio sport del Comune.
Ex atleta, allenatore ma anche marito e padre di due figlie, Donato Sabia resta uno dei più grandi interpreti della storia dell’atletica leggera italiana sulla specialità degli 800 metri.
In ricordo di Donato si rincorrono bellissime parole ma anche saluti e foto sui social. Qualcuno pubblica il video di quella memorabile impresa, di quando a Goteborg portò Potenza e la Basilicata nel mondo.
Sabia è la quindicesima vittima del coronavirus in Basilicata e la prova continua che questo virus non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno a un atleta, e a chi nella vita è riuscito solo a portare sorrisi e unicità.