La scaramanzia è parte integrante della vita degli atleti, al pari del lavoro, del sacrificio e della forza di volontà che servono per raggiungere traguardi prestigiosi. I riti sono modalità che aiutano a tranquillizzare l’atleta e molto spesso occorrono proprio per passare dalla fase di attenzione alla fase di concentrazione.
È come se quelle gesta attivassero dei meccanismi mentali che fanno attingere a quelle risorse nascoste che trasformano un ottimo atleta in un campione. Di per sè, il talismano o il rito non hanno poteri speciali, ma speciale è quello che generano nella mente della persona che è convinta che quella determinata cosa influisca positivamente sulla riuscita del proprio compito. E’ un vero e proprio “autoinganno”, che condiziona positivamente la mente dell’atleta e la mette in uno stato di
massima attivazione.
Ho fatto un’accurata ricerca …….. ed ecco il risultato: i riti, gli amuleti e le superstizioni dei giocatori di calcio, degli allenatori, dei presidenti, dei tennisti, dei
nuotatori, dei piloti di Formula 1 e i centauri, degli schermidori, dei giocatori e
allenatori di basket e di volley, delle atlete della ginnastica artistica, dei boxeurs e
dei golfisti.
Cominciamo dal tennis e poi con il golf.
Rafa Nadal prima di ogni incontro fa una doccia fredda 45’ prima di entrare in campo, quando entra tiene sempre il borsone sulla spalla destra e la racchetta nella mano sinistra, poi “ciuccia” la bustina di maltodestrine, la corsettina dalla rete fino a fondo campo dopo il sorteggio iniziale e al cambio campo, aspetta sempre che sia l’avversario ad oltrepassare per primo la rete. Il massimo però è la “smutandata”, attuata sia al servizio che in risposta e che, nella sua forma più completa, prevede che la mano destra compia nell’ordine:
– la smutandata propriamente detta;
– toccare il naso;
– passare i capelli dietro l’orecchio sinistro;
– passare i capelli dietro l’orecchio destro;
-toccare la pallina che è nella tasca destra dei pantaloncini.
Una sorta di “meccanismo robotico” e durante le pause del gioco, la sistemazione ossessiva delle bottigliette che devono essere sempre allineate e con le etichette rivolte sempre dalla parte del pubblico, dell’asciugamano a coprirsi le cosce e il continuo tremolare delle gambe.
Serena Williams porta sempre le ciabatte della doccia in campo prima degli incontri, si lega le scarpe sempre allo stesso modo, fa rimbalzare la pallina 5 volte prima del 1° servizio e 2 volte prima del 2° servizio.
Marion Bartoli appena entrata in campo non smetteva mai di muoversi o di fare qualcosa; tra un punto e l’altro continuava a saltellare e a fare scatti e a ripetere “a secco” il movimento del servizio e dei fondamentali senza palla.
Andy Roddick prima di battere tirava giù il cappello, lo rimetteva su su, annusava l’ascella
sinistra, scuoteva il polso sinistro, tirava su la maglietta sulla spalla destra, poi la sinistra,
faceva rimbalzare la palla con forza e finalmente la colpiva.
Maria Sharapova aveva una routine “tutta sua” prima di servire, aveva la fobia delle righe,
infatti tra un punto e l’altro non le calpestava mai e prima di ogni punto voltava le spalle all’avversaria e poi si girava, saltellando e nel frattempo sistemava le corde, attendendo il servizio dell’avversaria con la mano sinistra chiusa a “pugno”.
Ernest Gulbis prima di andare verso la linea di fondo campo per servire, chiede al raccattapalle tre palline, ci giochicchia con una mano, le controlla con le punta delle dita, ne scarta una, mette l’altra in tasca e batte con l’ultima.
Novak Djokovic prima di servire, palleggia con la pallina per un numero infinito di
volte, una maniera per cercare la concentrazione e decidere dove servire.
Roger Federer per qualche tempo, prima di servire, anziché far rimbalzare la palla
davanti a sé, la faceva rimbalzare tra le gambe.
Bjorn Borg si soffiava nel palmo della mano destra prima di battere e prima del
Torneo di Wimbledon si faceva crescere la barba e alle partite indossava sempre la
stessa maglietta della Fila.
Stefan Edberg soffiava verso l’alto e si spettinava il ciuffo, Boris Becker tossiva
molto platealmente ,Pete Sampras tirava fuori la lingua, Ivan Lendl si strappava le
ciglia, Andrè Agassi non stava fermo due secondi ed aveva il vizio di tirarsi su la maglia prima di ricevere, John McEnroe faceva roteare le palline sul piatto corde, faceva avanti e indietro con il bacino ben tre volte prima di servire e si aggiustava la maglietta sulle spalle.
Passando al golf, Tiger Woods quando gioca l’ultimo giro veste sempre in rosso e nero.
Passiamo al calcio
John Terry (ex capitano del Chelsea) per molto tempo, prima di ogni partita, ha ascoltato sempre lo stesso CD di Usher in auto, ha parcheggiato sempre nello stesso posto e ha occupato lo stesso sedile in autobus
Laurent Blanc in Coppa del Mondo FIFA 1998, baciava sempre il portiere Fabien Barthez sulla testa all’inizio di ogni partita.
Johan Cruyff dava una pacca sullo stomaco al portiere dell’Aiax Gert Bals prima di ogni partita, mentre al calcio d’inizio “sputava” la gomma da masticare nella metà campo avversaria.
Esteban “Cuchu” Cambiasso alle riunioni tecniche e video dell’Inter arrivava sempre per ultimo, prendeva una sedia della prima fila e la portava in fondo alla sala e si sedeva per ultimo. Inoltre quando entrava in campo prima della partita, eseguiva 3 saltelli a “zoppo galletto”, toccava il terreno con la mano destra e si faceva il segno della croce.
Roman Burki (portiere del Borussia Dortmund e della nazionale svizzera) prima di ogni partita deve prendere il pallone con due mani e strofinarlo ben bene, anche se è già nelle mani dell’arbitro.
Gerrie Mürhen durante le partite di coppa dei Campioni indossava le mutande del compagno di squadra Sjaak Swart; Gary Lineker non tirava mai in porta durante il riscaldamento perché non voleva “sprecare gol”, inoltre, se nel primo tempo non segnava, durante l’intervallo cambiava la maglia; Jurgen Klinsmann ha portato per anni sempre gli stessi scarpini; Filippo Inzaghi prima di ogni partita mangiava una scatola di biscotti per bambini, lasciandone sempre due; Alan Rough (ex portiere della Scozia) non si radeva mai prima delle partite, nello spogliatoio appendeva i suoi vestiti al posto n° 13, faceva rimbalzare il pallone nello spogliatoio per un certo numero di volte, indossava una vecchia maglia sotto la divisa e portava sempre le sue calze bianche personali. In partita metteva un cappello pieno di portafortuna (una vecchia pallina da tennis, un portachiavi, due biglie e un monile di bigiotteria) dietro la rete e aveva sempre sette chewing-gum con sé (tre per ogni tempo e una per il recupero); Pepe Reina (ex portiere del Liverpool F.C.) faceva il pieno alla stessa pompa di benzina prima di ogni partita e parcheggiava la sua auto nella piazzola numero 39 ad Anfield; David James, prima di ogni partita, andava nei bagni degli spogliatoi, attendeva che fossero vuoti e poi sputava contro i muri; Artem Rebrov (ex portiere dello Spartak
Mosca), parlava con i pali e li baciava prima di ogni gara; Leo Messi prima di calciare
un rigore o una punizione, posiziona sempre a terra il pallone con due mani e fa lo
stesso numero di passi all’indietro; Bobby Moore (ex calciatore inglese) negli spogliatoi indossava sempre i calzoncini per ultimo e se vedeva che un compagno se li metteva dopo di lui, se li toglieva e se infilava di nuovo; Adrian Mutu (attaccante della Romania) si metteva foglie di basilico nei calzini prima delle partite e indossava le mutande al contrario; Mario Mandžukić, ai tempi dell’Atlético Madrid, si fasciava sempre le mani come i pugili prima di ogni partita;
David Beckham pretendeva che nel frigorifero dello spogliatoio le lattine delle
bibite fossero sempre in numero pari e ben allineate; Gennaro Gattuso, ai campionati Mondiali del 2006, prima di ogni partita, leggeva alcune pagine di F. Dostoevskij seduto sul water dello spogliatoio; Gigi Riva indossava con il Cagliari e la Nazionale sempre la maglia n. 11, una sola
volta indossò la maglia n. 9 (1981: Italia-Portogallo) e si ruppe una gamba; Ivan Rakitić (giocatore del Barcelona) prima di ogni partita si fascia la gambasinistra, poi indossa il calzino e lo scarpino sinistro e in campo entra sempre con il piede destro; Eusébio Da Silva Ferreira (mitica stella portoghese) aveva una moneta portafortuna, che metteva sempre in uno scarpino; Diego Armando Maradona ai tempi del Napoli entrava in campo toccando il terreno sempre con il piede sinistro e prima di iniziare la partita andava a dare un bacio sulla fronte al massaggiatore Salvatore Carmando; Cristiano Ronaldo esce sempre per ultimo dallo spogliatoio, oltrepassa la linea di bordo campo sempre con il piede destro, indossa sempre il calzino destro prima del sinistro e occupa sempre lo stesso posto sia sul pullman che in aereo. Un poco maniacale; Marco Tardelli giocò la finale dei campionati Mondiali con un’immagine sacra all’interno dei parastinchi.
Gli allenatori
Renzo Ulivieri credeva nei poteri del suo cappotto magico, che indossò anche durante una partita a Palermo con 35° di temperatura.
Bruno Pesaola (ex allenatore della Fiorentina) era convinto che ascoltare il suo disco portafortuna prima di ogni partita fosse molto utile, addirittura, una volta lo dimenticò a casa e fece 200 chilometri in auto per andarlo a prendere in tempo.
Walter Mazzarri si toglieva la giacca all’inizio della partita e restava a bordo campo solo
con la camicia, anche in caso di pioggia.
Giovanni Trapattoni, ai campionati del Mondo in Corea, prima delle partite versava
sul terreno di gioco la bottiglietta dell’acqua santa.
I Presidenti
Romeo Anconetani (ex presidente del Pisa Calcio) spargeva il sale sul campo prima delle partite importanti.
Costantino Rozzi (ex presidente dell’Ascoli) pensava che i calzini rossi portassero fortuna e li portava sempre ogni partita.
Adriano Galliani alle partite del Milan portava sempre la stessa cravatta gialla.
Aldo Spinelli (presidente del Livorno) indossa alle partite sempre la stessa giacca
impermeabile “cerata”.
Massimo Cellino (ex presidente del Cagliari) allo stadio di Cagliari ha eliminato in tribuna la fila n. 17, sostituendola con la fila n. 16 bis.
Uno sguardo al nuoto
Michael Phelps teneva sempre le cuffie con la musica rap “a palla” prima di salire
sul blocco di partenza; Massimiliano Rosolino controllava da solo la quantità di acido lattico prodotta dopo ogni allenamento; Luca Marin prima di ogni gara scriveva su un foglietto il tempo
che avrebbe fatto; Filippo Magnini prima di ogni gara chiedeva sempre alla sorella se aveva sognato il tempo che avrebbe fatto sui 100 s.l.; Federica Pellegrini si tocca prima di ogni gara tutti i suoi tatuaggi; Luca Dotto utilizza in gara da molti anni sempre gli stessi occhialini e li cura con estrema dedizione.
I piloti di Formula 1 e i centauri
Felipe Massa indossava sempre le stesse mutande sia nelle qualifiche del sabato sia in gara la domenica; Sebastian Vettel, prima della gara, mette sempre in una scarpa la medaglietta di San Cristoforo; Michael Schumacher saliva in macchina sempre dalla stessa parte e portava con sé degli amuleti; Alberto Ascari non gareggiava mai il 26 di maggio perché nel 1925 nello stesso giorno suo padre morì in un incidente; Niki Lauda metteva sempre una monetina nei guanti prima di ogni gara; Max Biaggi indossava durante le gare sempre lo stesso paio di slip; Loris Capirossi prima di ogni gara sale sempre dal lato destro della moto; Marco Lucchinelli quando vinse il titolo di campione mondiale nel 1981, sotto la tuta, aveva la camicia e la cravatta; Valentino Rossi porta con sé in moto una tartaruga ninja e sale sulla moto sempre dal lato sinistro, inoltre prima della gara fa una chiacchierata con la moto (parole misteriose), poi si alza, sistema “il cavallo” della tuta, si accuccia sul lato destro della moto, accarezza le pedivelle e poi
salke in sella. Maniacale!
Nella scherma
Tra gli schermidori il “fare il segno della croce” prima degli assalti è d’obbligo, oppure di alzare gli occhi al cielo e indicare qualcuno. Aldo Montano prima di ogni gara guarda sempre il film “Il gladiatore”; Valentina Vezzali in gara indossava sempre qualcosa di rosso; Rossella Fiamingo, che ad inizio carriera indossava sempre lo stesso abbigliamento e le stesse mutandine, ha poi deciso di abbandonare le scaramanzie e ha preferito affidarsi alle sue forze per vincere le gare; Arianna Pappone si trucca sempre perfettamente prima delle gare; Gioia Marzocca prima di ogni gara si carica con un “pugnetto” di incoraggiamento e poi recita un “motto” che non si può rivelare; Sandro Cuomo portava sempre con sé ad ogni gara una chitarra.
In atletica leggera
Molti sono i riti degli atleti prima della gara: il segno della croce effettuato tre volte, due schiaffi sul viso o sulle gambe prima della partenza, 3 saltelli a piedi pari prima della partenza, 2 salti a massima raccolta, chiedere l’applauso del pubblico prima della prova, sentire la musica con le cuffie e isolarsi, ripetere “mentalmente” il salto. Usain Bolt prima della partenza di ogni gara si fregava le mani, guardava il polso, ammiccava alla telecamera, alzava le mani al cielo e poi andava sui blocchi; Filippo Tortu, prima di andare sui blocchi effettua tre saltelli sul posto.
Nel basket, dall’NBA alla e NCAA
Molti sono i riti pre-partita di molti giocatori: ascoltare la musica con le cuffie durante il riscaldamento, eseguire gli esercizi di stretching sempre nello stesso ordine, partire in prima posizione quando inizia la “mezza ruota”.
Romeo Sacchetti (C.T. della nazionale) prima delle partite fuma sempre mezzo sigaro e a volte si concentra per risolvere un sudoku; per molte partite ha portato sempre una cravatta con disegnati i gabbiani.
Riccardo Moraschini (giocatore dell’Olimpia Milano) esce sempre per ultimo dallo spogliatoio ed è sempre l’ultimo a entrare in campo.
Michael Jordan durante tutte le partite della sua lunga carriera, ha sempre indossato i pantaloncini della North Carolina University sotto la divisa dei Chicago Bulls.
Darrel Armstrong prima di ogni partita beve una tazza di caffè con 7 zollette di zucchero; Rajon Rondo fa 5 docce prima di ogni partita; Jason Terry la notte prima della partita dorme con i pantaloncini della squadra avversaria; Ray Allen si rade tutta la testa prima di ogni partita; Kevin Garnett prima di ogni partita mangia un panino con burro di arachidi e gelatina; Lebron James prima di ogni partita si mette del borotalco sulle mani e quello rimanente lo lancia in aria, inoltre ha una stretta di mano differente per ogni compagno di squadra; Steve Curry prima di ogni partita tira a canestro dal tunnel degli spogliatoi e spesso fa canestro; Lou Carnesecca, ex mitico allenatore della St. John’s University, durante le partite del torneo NCAA, ha sempre indossato lo stesso maglione colorato (inguardabile).
Nel volley
Per trovare il proprio “flow” molte giocatori/trici portano sempre lo stesso intimo, consumano gli stessi pasti prima delle partite, fanno rimbalzare la palla a terra prima di “servire”, si riallacciano le scarpe più volte, baciano il pallone prima di battere. Maurizia Cacciatori (ex pallavolista della nazionale) ha portato sempre con sé nel borsone un pesante cornetto rosso che le era stato regalato a Napoli; Sara Angelini che prima delle partite si lega i capelli sempre allo stesso modo.
Nel rugby
Famosa è la danza propiziatoria “Haka” degli All Blacks prima di ogni partita.
Nel pugilato
Antal Kocsis (oro ai Giochi Olimpici di Amsterdam 1928) si allenava portando sulla testa le mutandine del nipotino e pretese che il suo manager Steve Klaus le legasse all’angolo prima di ogni combattimento.
Duilio Spagnolo prima di ogni combattimento si faceva sempre accompagnare sul ring da un “nano”.
Everaldo Costa Azevedo portava in un taschino cucito all’interno dei pantaloncini la polvere della sua terra, l’Argentina.
Maurizio Stecca saliva sempre sul ring con un sassolino legato nelle mutande,
Fightinh Mack aveva nei pantaloncini un frammento di osso di leone; Elio Ghelfi per
10 anni ha usato sul ring lo stesso asciugamano che gli aveva regalato il “mago” del calcio,
Helenio Herrera; Elio Cotena, prima di salire sul ring, metteva nei calzettoni un sacchettino “magico” portafortuna che gli aveva dato una maga.
Un salto nella ginnastica artistica, ritmica e aerobica
Gli orsacchiotti, i peluches da abbracciare prima della gara, mangiare assolutamente a colazione prima della gara lo stesso numero di biscotti, stringere forte il “primo body” della prima gara, pregare 10 volte l’Ave Maria prima della gara, i portachiavi portafortuna.
Veronica Bertolini (campionessa italiana di ginnastica ritmica), spruzza tanta lacca sui suoi capelli prima di ogni gara; Carlotta Ferlito prima di salire sulla trave guarda la fine dell’attrezzo e poi ripete una frase di rito; Alessia Bencivegna porta sempre con sé una matriosca che le ha regalato il suo primo allenatore Yan e poi…..si mette nei capelli prima delle gare le stesse mollette nello stesso punto; Rossella Vetrone e Antonio Lollo (aerobica) prima di ogni gara si stringono forte le mani e ripetono ad alta voce per tre volte “testa, testa, testa”.
Conclusioni
Molti atleti si appoggiano a rituali personali di ogni tipo prima di giocare e mi sono chiesto perché. Anche un mio giocatore di basket in serie B con la Juvi Sperlari portava uno spicchio d’aglio negli slip prima delle partite e poi in occasione delle partite importanti metteva il sale agli angoli del rettangolo di gioco.
La mia conclusione è che tutto questo li illude di riuscire a controllare qualcosa che di fatto è incontrollabile e questo meccanismo mentale infonde loro fiducia, autostima e sicurezza, li rende più forti e quindi li aiuta a vincere.
Lo psicologo Albert Bandura definì “locus of control” la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà. Se il “locus of control” è esterno siamo in presenza di persone che attribuiscono il proprio successo a fattori estranei come il caso, la fortuna o la capacità di un amuleto di proteggerci, se invece è interno, l’individuo ha piena consapevolezza di sè e si affida
solo alle proprie capacità per raggiungere la vittoria. Tra gli sportivi prevale la prima situazione, non c’è niente di male ma io penso che un atleta, un giocatore per essere tale, deve poter contare solo su se stesso.
Però un pizzico di magia, in effetti, non fa mai male!