Quando sei il nono tennista più forte del mondo forse fa meno effetto se durante i match perdi un po’ le staffe, no?! Soprattutto se, come Fabio Fognini, sei migliorato, col matrimonio e due figli, e se hai appena vinto un Masters 1000 classico come Montecarlo. Ma come giudicare il terzo posto fra i bad boys di sempre della racchetta, nella speciale classifica di “Tennis Channel Live” votata da una giuria di ex colleghi come Prakash Amritraj, Jimmy Arias e Tracy Austin, più il telecronista sportivo americano Brett Haber? Come valutare la cosa: in positivo, sotto il profilo della popolarità, o in negativo, per essere etichettato come qualcuno che comunque non riesce a controllare pienamente la rabbia? Come già tanti altri, del resto, nella storia delle racchette, da David Nalbandian a Jeff Tarango, all’indimenticabile Jimmy Connors?
Per “Fogna”,uno dei giocatori italiani più grandi di sempre, non è cosa nuova dover fare i conti coi giudizi della gente: grande talento fisico e tecnico, specialista della terra rossa, dove ha ottenuto i maggiori risultati conquistando 8 dei 9 titoli Atp, anche se ha saputo fare il salto di qualità anche sulle superfici, il ligure si ricollega al rosso non solo per il colore della superficie di gioco preferita ma anche perché è quello con cui si associa abitualmente la rabbia che il marito di Flavia Pennetta non sa reprimere compiutamente durante i match.
Oltre ai successi, oltre alla capacità tipica dei campioni di soffocare gli avversari con la sua qualità e il suo straordinario anticipo, infatti, l’azzurro è il tipico italiano che “non te la manda a dire”. Due gli episodi-chiave recenti grazie ai quali l’atleta di Arma di Taggia si è guadagnato il terzo posto nella speciale classifica dei “cattivi” di sempre. Come dialettica e gestacci. A Wimbledon dell’anno scorso, nel terzo turno contro l’ostico statunitense Tennys Sandgren, Fabio, irritato dalla resilienza dell’avversario, si è infuriato col mondo intero, e i tanti rumori incontrollati del campo dove giocava: “Maledetti inglesi, deve scoppiare una bomba in questo circolo”. E’ stato sfortunato: la frase, infelice, ma come tante altre frasi pronunciate sotto pressione dagli atleti di tutto il mondo, era una sorta di soliloquio, ma è stata captata da un giornalista italiano che – ma guarda un po’! – aveva il registratore aperto a due passi da lui e l’ha ceduta a un blogger Usa e poi, di riflesso, ai media italici. Fabio ha chiesto subito scusa:”Se qualcuno si è offeso chiedo scusa, ma non ho altro da aggiungere. In campo un agonista molte volte sbaglia, si è frustrati, ed io lo ero perché non stavo giocando come volevo. Se si è offeso qualcuno chiedo scusa, ma è tutto qui”. E l’atteggiamento, unito all’interpretazione – legittima – dello sfogo personale, non urlato ai quattro venti, gli ha evitato guai gravi. Che avrebbero potuto contemplare addirittura la squalifica negli Slam, dati i precedenti.
Subito dopo gli Us Open di settembre, infatti, agli Australian Open di gennaio, Fognini è stato protagonista nel bene e nel male a Melbourne: dopo una fantastica rimonta da due set a zero sotto contro il gran battitore Usa, Reilly Opelka, ha sfogato contro i giudice di sedia l’enorme tensione cui è stato sottoposto per sostenere lo sforzo psico-fisico di quell’impresa, stoppata anche da una interruzione per il maltempo e conclusa per 7-6, scavalcando anche un penalty point comminato dall’arbitro . “Mi fai pena, non sei all’altezza, devi usare la testa”, ha urlato al direttore di gara. Parole dure, dettate ancora una volta dallo stress, parole che però n0n è riuscito a trattenere.
Questi due episodi, uniti ad altri del passato, hanno portato il nostro tennista dalla pazienza non all’altezza del talento al terzo posto nella speciale classifica dei più cattivi della racchetta.
Come già detto, Fognini è in buona compagnia. Nell’elenco speciale, troviamo al decimo posto David Nalbandian, al nono Bernard Tomic, quindi Jeff Tarango, Nick Kyrgios, Goran Ivanisevic, Marat Safin e, al quarto posto, un grandissimo come Jimmy Connors, detto anche “Jimbo”, ex star americana, poi allenatore, considerato fra i più grandi giocatori nella storia del tennis e a lungo numero 1 del ranking mondiale negli anni ’70. Uno dei più forti di sempre per la grinta, per la risposta, per il mitico rovescio, per la lunghissima carriera, che è passato però alla storia anche per la sua energia negativa. Connors era solito infatti maltrattare gli avversari, caricare il pubblico e prendere il sopravvento sugli arbitri, sempre in modo scomposto, diventando il padrone assoluto in campo.
Se Fognini avesse giocato ai tempi di Jimbo, avrebbe vissuto con lui inenarrabili litigate e ne avrebbe messo forse in dubbio il primato di numero 1 degli attaccabrighe. Ma certe le sue piazzate avrebbero destato meno clamore mediatico di oggi: i campi non erano ancora seminati di microfoni e telecamere in ogni angolo, e quindi le possibilità di essere “pizzicato” mentre proferiva una parolaccia o un’offesa erano di molto ridotte.
Come i primi due cattivi della speciale classifica stilata dagli americani, e cioé John McEnroe e Ilie Nastase, il nostro Fabio Fognini non figura fra i più simpatici e i più corretti ma al tempo stesso è un asse portante del movimento italiano, un protagonista assoluto di coppa Davis, un atleta generoso e passionale, e sicuramente uno dei tennisti più ricchi di talento di sempre. Tanto che, dagli anni ’70-’80 di John e Ilie, è il primo a salire così in alto nella graduatoria dei bad boys. Proprio perché, alle sfuriate, unisce anche prove maiuscole, da campione.
Da sempre anche in Italia lo amiamo e lo odiamo, Fabio ci fa esaltare vincendo battaglie epiche e infuriare per deludenti sconfitte, ci fa ridere o vergognare con la sua irriverenza. Nel bene o nel male, è ormai da tempo uno dei pochi tennisti di peso che rappresenta il bel Paese a livello mondiale. Lo osanniamo quando vince, ma non gliene perdoniamo una quando tradisce le attese.O si comporta male. Dannatamente affascinante.
Chissà come commenta lui questo terzo posto speciale, agro-dolce!
Foto di GazzettaTv