La notizia era nell’aria da settimane ma l’ufficialità è arrivata solo pochi giorni fa: la Ryder Cup di Wisconsin, che avrebbe dovuto cominciare il 25 settembre, è stata rinviata al 2021, precisamente dal 21 al 26 settembre. Di conseguenza, anche l’edizione di Roma al Marco Simone Golf Club è stata posticipata al 2023. A ben guardare, non si tratta di un unicum: anche nel 2001 la Ryder venne spostata all’anno successivo in seguito agli attacchi alle Torri Gemelle di New York. Quest’anno invece golfisti hanno dovuto sottomettersi alla potenza e all’incertezza data dal coronavirus.
Nel concreto, oltre a dover aspettare un anno in più per godere del secondo evento sportivo più seguito al mondo sul suolo italico, cosa cambia? Cambia, ad esempio, che le possibilità che Tiger Woods faccia il giocatore si assottigliano un po’; come i più attenti ricorderanno, durante il lockdown, l’americano Kevin Na (conosciuto sul Pga Tour anche e soprattutto per la sua famosissima early-walk) si era lasciato scappare che la tigre di Jupiter guiderà il Team Usa al Marco Simone. In molti allora hanno sperato che Tiger facesse anche il giocatore, come già accaduto nella divertentissima e fortunatissima Presidents Cup di Melbourne dello scorso dicembre. A settembre del 2023 Woods vedrà da vicino i 48 anni e cinque match in tre giorni, che equivalgono a 90 buche, potrebbero essere troppi per la sua schiena e il suo fisico. È anche vero che Tiger potrebbe sempre decidere di prendersi un giorno di riposo, proprio come fece al Royal Melbourne quando il sabato scelse di non giocare tra l’incredulità generale. La versione di Woods che è più opportuno aspettarsi a Roma, per evitare illusioni e delusioni, è quella di capitano puro e semplice. Nel caso, sarà più bello stupirsi.
Rispetto ai componenti del Team Usa della Ryder di Parigi 2018, altri due a rischio-età per Roma sarebbero Bubba Watson (tra tre autunni avrà 44 anni) e Phil Mickleson, che ha compiuto mezzo secolo il 16 giugno scorso. Lefty potrebbe essere chiamato da Tiger per fargli da vice, ma non è nemmeno da escludere (vista la straripante personalità di entrambi, che potrebbe però diventare un problema) che ci possano essere due capisquadra con pari-pieni poteri. Quanta grazia.
Tra le new-entries, è lecito pensare che a Roma saranno schierati, tra gli altri, Cameron Champ e Matthew Wolff. Entrambi tra tre stagioni di golf potrebbero essere maturi e tanto cresciuti da poter reggere tutta la pressione della Ryder Cup. Non ci sarebbe da sorprendersi se Champ venisse convocato (o che avesse i punti) per partecipare già alla competizione del prossimo anno in Wisconsin; il golfista di Sacramento ha già trionfato sul Pga Tour al Safeway Open dello scorso settembre, nel secondo torneo mai giocato in carriera sul circuito maggiore. Per Wolff, i cui video del suo swing “ritmico” hanno già fatto il giro del mondo, è arrivato secondo la settimana scorsa dopo 13 eventi disputati, al Rocket Morgage Classic di Detroit.