Gasperini Gian Piero ha un unico problema, si lascia prendere la mano e, in generale, non riesce sempre a mantenere la calma nei finali contrastati o nei dopo-partita.
A Genova la scorsa stagione spintonò Massimo Ienca, aveva delle attenuanti, ma esagerò anche all’Olimpico, per quei rigorini concessi all’andata, alla Lazio. Soprattutto, a Valencia, sapeva di avere probabilmente il Covid, ha fatto finta di nulla per non perdersi la partita più importante. Senso del dovere o irresponsabilità?
E’ comprensibile, è arrivato in Champions a 62 anni, sessantadue, per rendere l’idea, Nevio Scala, vincitore di 4 coppe europee, entro i 50 anni, compresa l’Intercontinentale con il Borussia Dortmund, dai 56 non ha più allenato.
Il Gasp allena, eccome se allena. Il pallone con lui in panchina fa proprio “tum”, ogni passaggio è netto, ad alta velocità, quel che vorrebbe Sarri. Gasperson, come lo chiamavano a Genova, ha reso il calcio hockey su pista, con quei 4-5-6 gol in varie partite. O baseball, oppure hockey su ghiaccio.
Ha sbagliato solo a Palermo, 2 vittorie in 23 partite, di parziale, ed inevitabile esonero. A Crotone dava spettacolo, promozione in B e gran campionato cadetto, nonostante l’esonero, con richiamo naturalmente con implicita ammissione di errore della dirigenza. E poi la serie A con il Grifone, un nono posto che era il miglior risultato dal dopo Europa, dal dopo Osvaldo Bagnoli, primi anni ’90. E poi la quinta piazza e il girone di Europa league, i derby di fila vinti. Al quarto anno, arriva la classica esuberanza di Preziosi, e viene mandato via. All’Inter lo segnala Mourinho, per il dopo Leonardo. Gasp perde il derby di Supercoppa con il Milan, perde una partita in campionato, una la pareggia, perde a San Siro con il Trabzonspor in Champions, è sconfitto a Novara, dalla matricola di Tesser, e… zac, Moratti non resiste, lo esonera. Cinque partite per giudicare chi viene da 8 stagioni eccellenti, per tacere del buon lavoro iniziale al settore giovanile della Juve. In mezzo, Moratti l’aveva costretto a cambiare difesa, a passare a 4, perché lui capisce di calcio. Come Zamparini, Cellino, Pozzo, il pallone è pieno di presidenti allenatori, in genere i mangia-allenatori.
Gasperini non fa risultati a Palermo, fa di nuovo bene al Genoa, con tanto di Europa League non vissuta per i debiti di Giochi Preziosi, e poi l’Atalanta. Tantissima Atalanta. Con tonnellate di giocatori portati al massimo in carriera, come rendimento.
Il problema è che il Gasp non buca lo schermo, è stato un buon trequartista, meno bravo di Allegri. Volete mettere gli Zenga e i Pippi Inzaghi, i Mihajlovic e i Conte, i Gattuso e persino i Montella? Ha quella voce un po’ così, quell’espressione un po’ così, quella tensione, quel nervosismo, ma mica si lamenta come Conte o neanche esagera verbalmente, alla Sarri. Ma volete mettere Gattuso, quanto piace Gattuso? La gente si entusiasma di più per l’ex campione, per chi gigioneggia su Sky e per chi si dimena in panchina, per chi fa spettacolo.
“Ha avuto la sua occasione, all’Inter, e l’ha sprecata”, ripetono in tanti da anni. Ecco, spesso nel calcio basta partire bene, per evitare l’esonero, un punto in 5 partite a metà stagione è perdonato, all’inizio no. Ma Gasp ha reagito alla grande.
Il super ciclo dell’Atalanta è quadriennale, più dell’Europa triennale di Guidolin all’Udinese, Gasperini è fra i migliori allenatori al mondo, infinitamente più bravo di tanti sudamericani che vincono la Libertadores o la Copa America o anche il Mondiale. O anche di gente che ha vinto campionati Europei e campionati di club in Europa.
Resterebbe da capire come se la caverebbe con i campioni, con i Cristiano Ronaldo. Ah, i campioni. C’è quest’altra barzelletta dei tecnici bravi solo in provincia, non all’altezza delle pressioni delle grandi piazze, tutte balle. La realtà è che un Roberto Mancini, ecco, piace, a prescindere, anche quando perde, mentre un Gasperini piace solo se stravince. Chiedete a Trapattoni se sia più facile vincere con le Juve più forti, con i campioni e comunque in contropiede, o con il Cagliari, dove Cellino gli ha concesso di dimettersi per evitargli la brutta figura dell’esonero.
Lo sceicco del Psg dovrebbe amare uno come Gsp, ancora non lo prende anche Rummenigge, al Bayern, perché di certo Gasperini non è personaggio ma è all’altezza dei più forti allenatori sulla piazza. Se Gasperini fosse stato Guardiola, da giocatore, chissà che carriera avrebbe avuto, in panchina, invece giocò nella Cavese e nella Pistoiese e partì dal Crotone. Forse gli sarebbe bastato essere anche solo Stramaccioni, il predestinato che poi, partendo dall’Inter, è finito in Grecia e in Iran.
Quando Gasperini era alla Juve, dal ’94 al 2003, gli Agnelli non di certo hanno pensato di promuoverlo al posto di Lippi o di Ancelotti o di Capello. Mentre Cobolli Gigli, nel 2009, preferì Ciro Ferrara – “talent” spesso guascone sulle reti Mediaset e protagonista in trasmissioni come Amici, di Maria De Filippi – a Claudio Ranieri. Ciro, un altro che piace ancora parecchio. Molto di più di Zaccheroni o Delneri, suoi successori.
Il problema è spesso il nome, ovvero la carriera di calciatore, il personaggio, il parere del pubblico. E poi ci sono le false etichette negative come quelle che hanno bollato un ottimo allenatore poco appariscente come Guidolin, ed altri, molti altri. Conte è uno che piacerà sempre, Gasperini mah. Mancini sì, Allegri anche, escluso forse al “talent” Sky, Lele Adani.
Basta una partita media, una sola partita media, per capire la differenza fra i veri grandi allenatori – Gasperini, Guidolin, ma anche Di Francesco, De Zerbi magari lo diventerà, persino Zeman – e i vincenti. Perché alla fine vincono i difensivisti, i controllati, i controllatori. Salvo i miracoli, tipo Ranieri al Leicester, in Inghilterra. Ecco, ci siamo andati vicini, con Gasperini, allo scudetto all’Atalanta. Era l’anno buono. Però ci sarà sempre chi preferisce i bravi PR di se stessi, gli agitatori di folle, i simpatici e i belli.
Ci sarà sempre chi pensa che Del Piero fosse da Pallone d’oro e non capisce che Papu Gomez è anche lui fortissimo, anche se non milita nella Juventus e non ha lo stesso appeal. Del Piero ha avuto i più grandi allenatori, il Papu, con tutto il rispetto, è stato guidato da tecnici meno blasonati, Giampaolo, Simeone, Maran e Gasperini che l’hanno fatto comunque diventare un campione. In nazionale, ha giocato solo 4 partite, ha davanti Messi, ma da 4 anni offre spettacolo e risultati alla grandissima. Non esiste controprova, ma che farebbe il Papu al Barcellona? magari sarebbe rimasto al livello dell’ultimo Messi. E se Gasperini prendesse il posto di Setièn, arrivato al Barça a 62 anni ma con un curriculum inferiore al suo? Magari il Barça farebbe il Grande Slam come con Guardiola. E se Gasperini avesse la chance di guidare una squadra nazionale come la Spagna al posto di Luis Enrique? Forse farebbe meglio. Chissà, anche se sedesse in panchina con la Germania al posto di Low.
Gasperini Giampiero, meriteresti un’occasione come quella di Maradona che ha guidato l’Argentina a un Mondiale, potresti andare sulla luna. Ma forse sei contento così, amatissimo dalla tua Bergamo, parte integrante di un progetto fantastico, fatto a tua misura.
Vanni Zagnoli
(Foto tratta da romanews.eu)